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venerdì, 26 Aprile 2024
  • La pandemia danneggia il car sharing: quali effetti sull’aftermarket?

    La pandemia danneggia il car sharing, quali effetti sull'aftermarket?Cosa accadrà all’aftermaket se la pandemia danneggia il car sharing?

    Il lockdown è terminato in molti Paesi ma la pandemia è tutt’altro che finita e sta lasciando diversi strascichi, come la  ben identificabile tendenza a privilegiare i veicoli privati per gli spostamenti, almeno per il momento. Il principale motivo di questa disaffezione verso i mezzi pubblici e il car sharing è presto individuato: le persone hanno timore di usare un veicolo che non è il loro e che stato guidate da tante altre persone diverse e sconosciute. Questa diffidenza, unita ad un maggior ricorso al telelavoro, ha portato a un consistente calo nel mercato. Ma quanto la pandemia danneggia il car sharing? La società di consulenza Frost & Sullivan ha ipotizzato una perdita del 25% per il 2020. In realtà il settore non godeva di ottima salute anche prima della pandemia: le aziende che insistevano sulla stessa audience si erano moltiplicate troppo e nel 2019 una quindicina di operatori avevano interrotto l’attività.

    La pandemia danneggia il car sharing, quali effetti sull'aftermarket?Se la pandemia danneggia il car sharing cosa succede all’aftermarket?

    Shwetha Surender, l’analista capo per la nuova mobilità, ritiene che “non sia facile rendere profittevole il car sharing anche in condizioni normali. È anche per questo che penso che il recupero sarà piuttosto lento“. Una ricerca evidenzia che il 50% degli spagnoli pensano di usare questi servizi ‘meno’ o ‘molto meno’ mentre l’8% pensa di abbandonarli del tutto. Anche se la situazione non è uniforme (a Parigi il mercato si sta riprendendo velocemente dopo il lockdown), il settore è stato sicuramente danneggiato. I riflessi sull’aftermarket sono diversi e derivano da situazioni quasi antitetiche: meno spostamenti per il telelavoro e minor utilizzo dei mezzi di trasporto, pubblici e privati. Dall’altro lato si dovrebbe assistere ad una rivalutazione dell’automobile privata – e ad probabile incremento nelle vendite/noleggio di mezzi a 2 ruote – in quanto considerati più sicuri.

    Prepararsi agli scenari

    Sappiamo che la cultura dell’autoriparatore sta cambiando per il diffondersi dei noleggi e del car sharing. L’operatore indipendente che ha scelto questa strada si stava confrontando più con ‘locatori’ che con proprietari, con il risultato dell’aumento delle lavorazioni effettuate con protocolli stabiliti. Se si era strutturato in questa direzione potrebbe perciò trovare un po ‘sbilanciato’ ma la situazione potrebbe ristabilirsi quando, ad emergenza sanitaria rientrata, anche la diffidenza degli automobilisti potrebbe attenuarsi.  In una situazione analoga potrebbe trovarsi chi ha deciso di passare dalla specializzazione al multiservice, offrendo per esempio veicoli a noleggio. Gli osservatori ritengono però che i noleggi ‘classici’ siano più gestibili dello sharing perché la necessaria sanificazione sarebbe meno frequente e quindi più sostenibile. In ogni caso, dal webinar sui multiservizi citato sopra abbiamo appreso che la diversificazione è stata positiva durante il lockdown e quindi chi l’ha intrapresa con criterio potrebbe aver avuto dei vantaggi.

    Cosa fare se la pandemia danneggia il car sharing?

    Il maggior ricorso ai veicoli privati, del resto, potrebbe essere per l’aftermarket un’opportunità nella crisi perché un aumento delle percorrenze porterebbe ad un aumento delle attività di manutenzione e riparazione. Gli scenari sono quindi in contrasto fra loro e non sarà facile decifrarli. Occorrerà quindi osservare attentamente il mercato, capire quale percorso seguirà il ritorno alla normalità e ascoltare (più di prima) le esigenze dei clienti per proporre loro, proattivamente, formule nuove che possano aiutarli in situazioni difficili. Chi ha un’attività di noleggia dovrebbe puntare sulla sicurezza dando all’attività un ‘carisma’ di affidabilità e serietà. Agevolare poi il mantenimento di un’auto non ‘freschissima’ ma ritornata in auge perché dovrà funzionare più a lungo del previsto potrebbe essere un’altra idea per seguire le tendenze del post-COVID.

     

    Nicodemo Angì

     

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