Una ricerca dice che il motore diesel è ancora molto apprezzato da chi cerca un’auto usata. Questa notizia può essere utile a chi opera nell’aftermarket ma occorre interpretarla bene. Il motore diesel, si sa, non sta passando un momento molto favorevole ma arriva una ricerca di Autoscout 24 a dirci, con le necessarie distinzioni, che le auto diesel usate sono ancora molto richieste. Cerchiamo di inquadrare la situazione, ricordando che l’appannamento della reputazione di questi motori era iniziato nel 2015 a seguito dello scandalo Dieselgate che aveva comunque generato una discussione sulle opportunità che poteva creare.
Cattiva fama e normative
Dopo quel settembre 2015 si era registrata un’altalena di notizie di segno opposto, dagli aumenti dei costi per la manutenzione delle auto ‘ripulite’ alla difesa dei motori diesel da parte dei vertici del gruppo Daimler. In questa tempesta mediatico-industriale l’Italia era andata un po’ controcorrente, rimanendo per lungo tempo affezionata ai motori diesel. Gli ultimi dati di mercato evidenziano però un’erosione della quota dei diesel anche nel nostro Paese, motivata almeno in parte dalle nuove omologazioni WLTP. Esse, entrate a regime dal 1° settembre, hanno prodotto una ‘fiammata’ nelle vendite di agosto e un riflusso da settembre in poi anche perché la produzione è calata per mettere in regola i vari modelli. A queste circostanze aggiungiamo l’introduzione, in Emilia, Lombardia, Veneto e Piemonte, di limitazioni del traffico per i diesel Euro 3 o inferiori (e per le auto a benzina Euro 0), che hanno ulteriormente minato la fiducia verso questa motorizzazione.
Diesel a macchia di leopardo
Abbiamo già parlato delle possibili conseguenze per l’aftermarket di questi divieti e di come esse potessero essere gestite. I cambiamenti nel mix delle immatricolazioni avranno sicuramente un effetto, fra qualche anno, su riparazione e manutenzione di questi veicolo, ora nuovi. Riguardo l’usato possiamo invece sapere molto già oggi dalla già citata indagine che, per esempio, ha trovato che nei prossimi 12 mesi il 44 percento degli italiani che pensano di acquistare un usato si sta orientando su una vettura a gasolio mentre solo il 28 percento pensa ad una a benzina. L’effetto dei blocchi si fa però sentire: i prezzi medi di vendita nel bimestre settembre-ottobre variano poco rispetto al 2017 (-2,1 percento) ma segmentando in base alla classificazione si vede che le Euro 3 o inferiori cedono del 7,4 percento. Un dato che sembra però in contraddizione con il fatto che 6 utilizzatori su 10 ritengono le misure contro i diesel ininfluenti sulle loro scelte. L’antinomia si risolve segmentando le risposte per dimensione delle città di residenza: nei centri con meno di 50mila abitanti, infatti, il diesel vince con il 48 percento dei consensi ma nelle città con più di 250 mila abitanti la situazione si inverte e le auto a benzina arrivano al 38 percento con le diesel ferme al 30 percento. Le aree urbane più popolate sono quelle con le maggiori limitazioni: le 4 regioni del Nord citate prima le applicano infatti ai centri urbani con più di 100 mila abitanti. Gli orientamenti per gli acquisti a 12 mesi variano molto a seconda della zona: nel Nord, più ricco di limiti, il 38 percento pensa ad un’auto a gasolio e il 34 percento ad una a benzina. Il Centro è più ‘libero’ e quindi il divario aumenta, registrando un orientamento pari al 42 percento verso i diesel contro il 25 percento dei benzina mentre il Sud e le Isole sono protesi verso i diesel, che hanno il 59 percento contro il 15 percento.
Città e provincia
Il trend è confermato in 3 città metropolitane: a Milano le quote sono 28 percento diesel e 46 percento benzina, Torino si dimostra simile (29 percento contro il 43 percento) mentre a Roma c’è un pareggio con 33 e 32 percento rispettivamente. Interessante è anche il sapere che il 50 percento non si farà influenzare nell’utilizzo del veicolo, il 41 percento sta valutando un’auto più ecologica e l’8 percento utilizzerà di più il trasporto pubblico. Una curiosità, per finire: gli uomini risultano più fedeli al gasolio rispetto alle automobiliste. Questi dati forniscono utili indicazioni alla filiera dell’aftermaket, che può per esempio pensare che le richieste connesse alle auto diesel muteranno a seconda del luogo nel quale si opera: poco al Centro-Sud e nei piccoli centri, molto di più al Nord e/o nelle città più grandi. Se si è attivi sul web (c’è ancora qualcuno che non lo è?) si potranno inoltre modulare le attività promozionali a seconda del luogo di provenienza delle ricerche su internet: più offerte e promozioni per i benzina al Nord più diesel al Sud. Ricambisti e meccatronici del Nord potrebbero aspettarsi uno spostamento del business verso i veicoli a benzina, a gas, ibridi ed elettrici mentre al Centro e al Sud si vedranno forse molte diesel Euro 3 o inferiori ‘importate’ a buon prezzo dal Nord. In ogni caso occorre prestare molta attenzione a questi cambiamenti, anticiparli e gestirli proattivamente invece di subirli.
Nicodemo Angì
