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sabato, 04 Maggio 2024
  • Francia, ubriaco alla guida? L’auto non partirà più

    Rivoluzione in tema di sicurezza stradale: in Francia potrebbe diventare presto
    obbligatorio, per i recidivi dell’ebbrezza, installare sul proprio veicolo un
    dispositivo alcolimetrico che consenta l’avvio del motore solo in caso di
    perfetta sobrietà. Una specie di bracciale elettronico per coloro che si trovano
    agli arresti domiciliari, insomma; una garanzia che la collettività impone a chi
    l’ha precedentemente messa a repentaglio. Un ebbro dovrà tenerlo in auto per un
    periodo di almeno 5 anni. Secondo “Le Parisien”, che cita fonti ben informate,
    il progetto di legge sarebbe già pronto e potrebbe essere presentato a François
    Fillon entro la fine del 2007, per essere discusso, approvato e divenire
    operativo nel primo trimestre del 2008. Un tour de force anche per Jean-Louis
    Borloo, ministro dello sviluppo, e Dominique Bussereau, segretario di stato ai
    trasporti, che hanno reso noto nei giorni scorsi l’attesissimo bollettino
    relativo alla sinistrosità nazionale del mese di ottobre.

    Anche su
    questo fronte, però, i dati sono contrastanti: la buona notizia è che la
    mortalità è scesa del 19,6% (353 morti accertati contro i 439 dell’ottobre
    2006), mentre la cattiva è che la sinistrosità con lesioni non accenna a
    diminuire e, anzi, evidenzia un lievissimo aumento dello 0,5%, avendo fatto
    registrare oltre 7.600 eventi.






     



    Scende del 4,8% il numero
    complessivo di persone ricoverate in ospedale (in tutto 3.413), mentre aumenta
    del 2,2% quello dei feriti lievi, sottoposti cioè a cure sanitarie ed
    immediatamente dimessi (i referti stilati sono stati 9.662). Dall’Osservatorio
    Interministeriale della Sicurezza Stradale (ONIR) fanno comunque sapere che la
    crescente vigilanza stradale ha i suoi effetti positivi: la velocità media è in
    ulteriore diminuzione, come del resto la trasgressione in materia di cinture di
    sicurezza e norme di comportamento in genere; e questo spiega la diminuzione
    costante della mortalità.

    Va detto infatti che Parigi è in
    controtendenza: nonostante la decisa riduzione della mortalità registrata nel
    mese di ottobre sulle strade francesi – alla quale non ha fatto seguito però un
    identico calo nella sinistrosità – nella Ville Lumière la violenza stradale ha
    raggiunto livelli decisamente preoccupanti.

    Di certo, chiunque si sia
    trovato a percorrere in auto o in moto i veloci boulevard sa benissimo che i
    parigini non si fanno intimorire da un limite di velocità, fattore che sembra
    essere ancora una volta la causa dell’elevatissima punta di mortalità degli
    ultimi anni. Il Centro Regionale di Informazione e Coordinamento Stradale – una
    sorta di nostro CCISS su scala dipartimentale – ha lanciato l’allarme sul numero
    di incidenti avvenuti nella capitale francese in danno di ciclomotoristi e
    motociclisti: mercoledì scorso (21 novembre) ne sono stati registrati 11 – con
    conseguenze mortali o gravi – nella sola periferia, contro i 5/6 della media
    giornaliera.

    La Prefettura di Polizia non si è fatta attendere ed in una
    nota diffusa subito dopo sono stati resi pubblici i dati, davvero allarmanti,
    della sinistrosità: gli incidenti con lesioni hanno fatto registrare in quel
    giorno una crescita del 70% , con le dueruote che pagano un prezzo ben più caro
    (+68%) rispetto alle altre categorie (+53%), che comunque non se ne stanno a
    guardare. Messi male anche ciclisti e pedoni (+12,6%). È dunque allarme, ma
    sembra che la semplice risposta della Tolleranza Zero stavolta non sia
    sufficiente.

    La soluzione potrebbe arrivare dal governo centrale:
    secondo un articolo pubblicato nei giorni scorsi sul quotidiano “Le Parisien”,
    infatti, al ministero dell’Interno si lavorerebbe ad un nuovo giro di vite sul
    codice della strada, che potrebbe veder presto inasprite moltissime fattispecie
    di trasgressione, anche se l’obiettivo principale sarebbe il “traffico di
    punti”.

    Ciò che sembrava una risposta “tutta italiana” all’istituzione
    della patente a punti, con anziani e stranieri in pole position per dichiarare
    di essere stati alla guida di bolidi e costosissime auto di pregio – prestate
    per un giretto da figli o ricchi imprenditori – è in realtà un fenomeno
    estremamente diffuso, specialmente in Spagna e, adesso ne siamo certi, anche in
    Francia. Tuttavia, Oltralpe si pensa ad inasprire il reato di “falsa
    attestazione”, che potrebbe prevedere pene detentive fino a 3 anni.

    Sul
    fronte della trasgressione pura, invece, all’Hotel Matignon dovrebbe arrivare
    per il via del premier un vero e proprio piano per colpire i recidivi, rendendo
    pienamente eseguibile la confisca del mezzo in caso di reiterate e gravi
    trasgressioni: per esempio, un conducente che abbia già provocato un incidente
    mortale o con lesioni gravi e che venga colto a circolare in eccesso di
    velocità, in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti, dovrà dire
    addio al proprio veicolo, che finirà all’asta nel giro di pochi giorni.

     

    Articolo pubblicato sulla Repubblica in data 27/11/07

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