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domenica, 12 Maggio 2024
  • Commercio: il 53% delle famiglie riduce la spesa alimentare, salvi gli acquisti al discount

    La crisi ha svuotato negozi e supermercati e le vendite al dettaglio sono crollate, facendo segnare nel 2012 il dato peggiore da diciassette anni. Agli italiani non basta più tagliare il superfluo: le minori disponibilità economiche hanno imposto una dura “spending review” anche sulla tavola, con più della metà delle famiglie (il 53 per cento) che riduce di netto i volumi di spesa alimentare.

     

    Lo afferma la Cia, Confederazione italiana agricoltori, commentando i dati Istat. “Neppure Natale è servito a risollevare i consumi, con le vendite di prodotti alimentari calate del 2,7 per cento a dicembre. D’altra parte, con l’austerity e l’aumento degli oneri fiscali, le famiglie hanno rivisto la lista delle priorità e riscritto il modo di comprare: oggi il 28 per cento compra quasi esclusivamente nelle cattedrali del “low-cost” e il 34 per cento opta per cibi di qualità inferiore perché sono molto più economici. Inoltre – osserva la Cia – nelle dispense si moltiplicano cibi in scatola e surgelati e si ricorre sempre più spesso al “junk food”, a tutto discapito dei prodotti freschi: nell’ultimo anno, ad esempio, ben il 41,4 per cento delle famiglie ha ammesso di aver diminuito i consumi di frutta e verdura”.

     

    “Dati che si rispecchiano nell’andamento delle tipologie commerciali: nel 2012, infatti, a crescere sono soltanto i discount (più 1,6 per cento) – osserva la Cia – mentre i supermercati “resistono” con un più 0,1 per cento e le piccole botteghe di quartiere precipitano al -3 per cento. Addirittura anche gli italiani che non rinunciano ai prodotti biologici, ora li vanno a comprare negli esercizi più “cheap”. Negli ultimi dodici mesi la spesa “bio” nei discount ha avuto un incremento record pari al più 25,5 per cento, soppiantando di gran lunga quella al supermercato (+5,5 per cento)”.

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