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  • Onu, nuovi obiettivi per la Sicurezza stradale

    L’obiettivo dell’Unione Europea era di dimezzare le morti per incidenti stradali entro il 2010. In Italia è stato quasi raggiunto: i dati della Polizia Stradale indicano un abbattimento degli incidenti mortali superiore al 40% nel decennio 2001-2010. Un vero successo realizzato grazie all’introduzione di norme e strumenti sempre più efficaci come la patente a punti e il tutor autostradale. Adesso è arrivato il momento di alzare l’asticella e di puntare ancora più in alto.

    Sulla base dei risultati positivi conseguiti in Europa, l’Onu ha deciso di lanciare una grande campagna a livello mondiale e ha predisposto il nuovo "Piano globale per il Decennio di Azione per la Sicurezza Stradale 2011-2020" che entrerà in vigore il prossimo 11 maggio.
    Un documento di orientamento utile per favorire lo sviluppo di politiche locali e nazionali e, allo stesso tempo, un punto di partenza per realizzare delle attività coordinate a livello mondiale sul tema della sicurezza stradale.

    Perché se le condizioni della viabilità sicura nel Vecchio Continente sono decisamente migliorate nel corso dell’ultimo decennio, non altrettanto può dirsi per il resto del mondo. Ogni anno circa 1,3 milioni di persone muoiono per le strade del pianeta a causa di incidenti automobilistici. Un numero impressionante: si tratta di oltre 3.000 morti al giorno. Come impressionante è il numero di persone ferite annualmente, tra i 20 e i 50 milioni, con conseguenze che vanno dalle contusioni guaribili in pochi giorni ai traumi permanenti.

    Secondo le previsioni delle Nazioni Unite, se non si adottano immediatamente delle misure efficaci i traumi derivanti da incidenti stradali diventeranno ben presto la quinta causa mondiale di morte, con una cifra pari a 2,4 milioni di vittime all’anno.

    Un altro elemento messo in evidenza dal documento dell’Onu è che, come sempre, sono i paesi più poveri a pagare il prezzo più alto: infatti il 90% delle morti su strada avviene in quelle nazioni con un reddito medio pro capite basso o medio-basso, dove peraltro risultano immatricolate meno della metà delle vetture circolanti nel mondo. E ciò a causa di infrastrutture stradali fatiscenti, veicoli poco sicuri, norme sulla sicurezza antiquate.
    Per questo motivo l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel marzo del 2010, ha adottato la risoluzione 64/255 "Miglioramento della sicurezza stradale nel mondo" con cui ha proclamato il periodo 2011-2020 "Decennio di Azione per la Sicurezza Stradale".
    Le aree di intervento previste sono cinque: gestione della sicurezza stradale; strade e mobilità più sicure; veicoli più sicuri; utenti stradali più sicuri; risposta agli incidenti.

    Molti sono anche gli interventi da adottare proposti agli Stati membri. Tra questi figurano la pianificazione urbana e dei trasporti, il progetto di strade e autostrade più sicure, l’esigenza di avere delle autorità indipendenti in materia di sicurezza stradale per la valutazione dei nuovi progetti di costruzione, il miglioramento delle caratteristiche di sicurezza dei veicoli, la promozione del trasporto pubblico. E ancora: il controllo efficace della velocità da parte della polizia e mediante l’uso di misure per decongestionare il traffico, l’approvazione e l’osservanza di leggi che stabiliscano l’uso della cintura di sicurezza, del casco e dei seggiolini per i bambini, l’imposizione dei limiti del tasso alcolemico e il miglioramento delle cure rivolte alle vittime degli incidenti automobilistici. Anche le campagne di sensibilizzazione della popolazione rientrano tra le misure da adottare per raggiungere gli obiettivi fissati.

    Il documento delle Nazioni Unite individua pure le cifre necessarie per porre in essere le misure previste: circa 200 milioni di dollari all’anno per ogni Paese, vale a dire circa 2 miliardi di dollari nell’arco di un decennio. Cifre alte ma solo in apparenza, se si considera che gli incidenti stradali hanno ripercussioni sotto il profilo sanitario, sociale ed economico che vanno dall’1% al 3% del PIL di ogni Paese. Ridurre gli incidenti, oltre ad attenuare il tragico bilancio di morti e feriti, equivale anche a liberare risorse pubbliche da destinare ad altre voci importanti del bilancio statale.

                                                                                                           04 Aprile 2011
                                                                                                            Repubblica.it

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