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venerdì, 26 Aprile 2024
  • Incentivi sulla manutenzione: un diritto degli automobilisti

    Articolo 6 Legge 122/1992, numero 122: “L’automobilista, per la manutenzione del mezzo, deve avvalersi del meccanico. Questo il messaggio. Anche per cambiare l’olio? Beh, provate a cambiare olio in mezzo alla strada o a cercare di consegnare quello esausto ad un punto di raccolta senza avvalervi prima della prestazione del meccanico…….Motivo per il quale invito sempre gli amici meccanici che leggono ad essere cortesi e comprensivi. In fondo è sempre un potenziale cliente.  Eppure il COOU (Consorzio Obbligatorio degli oli usati), operativo dal 1984, coordinando l’attività di 72 aziende private di raccolta e di 5 impianti di rigenerazione distribuiti sul territorio nazionale, in 33 anni di attività, ha consentito la rigenerazione del 90 per cento dell’olio raccolto: 5.2 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato, 4,34 milioni delle quali avviate alla rigenerazione. Un risparmio complessivo sulle importazioni di petrolio del Paese di 3 miliardi di euro.

     

    Vantaggi per l’automobilista? Nessuno

    Il lubrificante in commercio è gravato da imposte che pesano sul costo di acquisto. Trattamento, stoccaggio e smaltimento dell’esausto sono quasi impossibili al privato automobilista- Eppure quello che esce dal nostro motore è olio riutilizzato al 90 per cento ! Dalla fine del 2011 il decreto ministeriale 82/2011 trasferisce sulle spalle dell’acquirente il costo di smaltimento degli pneumatici riconsegnati. Per la precisione, paga lo smaltimento futuro degli pneumatici acquistati oggi. Già di per sé un assurdo giuridico. Per contro, “da settembre del 2011 ad oggi, Ecopneus ha raccolto e recuperato oltre 1 milione di tonnellate di pneumatici fuori uso, da cui è stato possibile ottenere gomma riciclata per campi da calcio, asfalti ‘silenziosi’, aree gioco per bambini, arredo urbano, energia e tanto altro ancora.” (tratto dalla presentazione istituzionale del Consorzio). E anche COBAT (originariamente nato per il recupero e la gestione delle Batterie usate) si occupa di recupero pneumatici. A monte di tutto la supervisione in tema è del Comitato per la Gestione degli Pneumatici fuori uso,  costituito presso l’Automobil Club Italia.  Dunque le quattro gomme per le quali l’automobilista paga il costo di futuro smaltimento, finiscono in strutture di edilizia pubblica o territoriale per le quali presumibilmente lo stesso sarà tenuto a pagare con le tasse il costo fiscale di realizzazione dell’opera.

     

    E le batterie dell’auto elettrica? Un bagno di sangue?

    Dicevamo del COBAT, o meglio del recupero accumulatori per auto. Quella che tradizionalmente è stata ed è ancora la classica “batteria” a piombo ed acido, è stata via via commercialmente affiancata dalle AGM (Absorbed Glass Mat), dalle batterie al nichel-zinco e dalle Zero Emission Battery Research Activities. Sempre più raffinate, sempre più ricche di materiali preziosi, anche per la destinazione alla mobilità ecologica ed elettro-ibrida, da oggetti in vendita dal benzinaio per poche decine di Euro le “batterie” sono diventate oggettini costosi. Sempre gravati, è bene ricordarlo, da tasse alla fonte per il loro smaltimento e recupero anche perché il Decreto legislativo 22 del 1997 punisce giustamente il loro abbandono nell’ambiente. Una normativa che a ben vedere non tiene in alcun conto che in caso di diffusione della tecnologia ibrida ed elettrica, i costi (diretti o indiretti) in capo alla comunità degli automobilisti potrebbero triplicare in un batter d’occhio: oltre infatti all’aumento del costo di acquisto e delle tasse alla fonte, si sommerebbe l’automatismo del contributo pubblico per la realizzazione di colonnine pubbliche per la ricarica. Divertente, no? Ma a quanto pare il Legislatore non si è accorto della possibilità di questa “tempesta perfetta”.

    Per finire, il recupero dei pezzi dell’auto in demolizione

    Parliamo di metalli da destinare al recupero (tra cui quantità di rame, alluminio ma anche piombo, nichel ed altri) più ricambi per il circuito dell’usato o del rigenerato. Tuttavia, sulla riconsegna dell’auto presso il demolitore, lo stesso automobilista dovrà sostenere costi amministrativi, fiscali e logistici a fronte dei quali neppure un euro gli sarà riconosciuto per il materiale potenzialmente rivendibile presente sulla sua auto. Insomma, anche quando sarebbe il caso di incassare qualcosa, all’automobilista tocca solo di pagare. Non è solo una lamentela qualunquista. Tra i tanti “tavoli” di concertazione e di programmazione che Governo e Istituzioni pongono in essere sul tema automotive, un argomento dovrebbe essere sacrosanto: a quando un piano strutturato di detrazioni di imposta sulle attività di manutenzione dell’auto a vantaggio degli automobilisti, visto che gli stessi contribuiscono largamente dall’inizio fino alla fine del ciclo di vita della loro auto?

    Riccardo Bellumori

     

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