La transizione verso la mobilità elettrica sta ridefinendo gli equilibri dell’industria automobilistica globale. Tuttavia, per gran parte dei costruttori tradizionali, la produzione di veicoli elettrici continua a rappresentare un’attività economicamente insostenibile. Un’analisi recente ha messo in evidenza un dato significativo: solo Tesla e BYD riescono a generare profitti consistenti dalla vendita di auto elettriche. Tutti gli altri, invece, spendono più di quanto riescano a incassare.
Il principale ostacolo alla redditività è rappresentato dagli alti costi di produzione, in particolare per le batterie, che costituiscono la voce più onerosa dell’intero processo. A questo si aggiungono gli investimenti necessari per aggiornare le linee produttive, realizzare stabilimenti dedicati e sviluppare nuove tecnologie. Per i produttori storici, il passaggio dal termico all’elettrico impone un cambio di paradigma che si scontra con strutture industriali nate in un’altra epoca. Tesla ha conquistato una posizione dominante grazie a un modello integrato verticalmente, che le consente di controllare direttamente la produzione di batterie e la gestione della propria rete di ricarica. Questo approccio le ha permesso di ottimizzare i costi e di rafforzare la propria competitività. L’azienda ha inoltre capitalizzato sul vantaggio di essere stata tra le prime a credere in un mercato elettrico su larga scala, intercettando una domanda in crescita costante.
Tesla e Byd, leader nella produzione di auto elettriche
Anche BYD ha saputo affermarsi con una strategia efficace, facendo leva sulla propria esperienza nella produzione di batterie e su un’offerta molto diversificata. Oltre a realizzare veicoli elettrici, la casa cinese fornisce accumulatori ad altri costruttori, riuscendo così a ridurre il costo unitario per singolo veicolo. Il sostegno pubblico e la forza del mercato interno cinese hanno favorito l’espansione rapida del brand, che propone una gamma competitiva sia in termini di prezzo che di tecnologia.
In netto contrasto, grandi gruppi come Volkswagen, Ford, General Motors e Toyota stanno affrontando enormi difficoltà nel rendere profittevole il comparto elettrico. Malgrado investimenti miliardari in nuove piattaforme e tecnologie, i margini restano negativi. In certi casi, i costruttori hanno addirittura rivisto al ribasso i propri piani produttivi a causa dei costi elevati e di una domanda più debole del previsto in alcune aree geografiche.
Volkswagen, ad esempio, ha rallentato la produzione di alcuni modelli elettrici in Europa per adeguarsi a un mercato meno ricettivo del previsto. Ford ha reso noto che ogni EV venduto comporta una perdita media di circa 36.000 dollari, mentre General Motors ha preferito posticipare il lancio di nuovi modelli elettrici per concentrarsi sull’ottimizzazione dei costi.
Nonostante il contesto attuale non sia favorevole, l’industria è convinta che la situazione possa evolversi positivamente. L’obiettivo è ridurre il costo delle batterie, aumentare l’efficienza produttiva e introdurre tecnologie innovative, come quelle legate alle batterie allo stato solido. Questi fattori potrebbero rendere i veicoli elettrici sempre più accessibili, anche sotto il profilo economico.
Nel frattempo, normative ambientali più severe e politiche di incentivazione pubblica potrebbero stimolare ulteriormente la domanda, aiutando i costruttori a raggiungere quei volumi di scala necessari per rendere sostenibile la mobilità elettrica.