L’annuncio tanto atteso è diventato realtà: gli Stati Uniti, sotto la guida dell’ex Presidente Trump, hanno introdotto un nuovo pacchetto di dazi che colpisce in maniera decisa le importazioni automobilistiche. Tra le misure più significative, spiccano un’imposta del 25% su auto estere e un ulteriore 20% riservato ai prodotti provenienti dall’Unione Europea. Secondo le dichiarazioni ufficiali, l’obiettivo di questa strategia è quello di “arricchire nuovamente l’America” e rafforzare il settore produttivo nazionale, ritenuto penalizzato da accordi commerciali squilibrati. La prima reazione concreta non si è fatta attendere: Stellantis ha deciso di sospendere temporaneamente le attività del proprio impianto di Windsor, in Ontario, per un periodo di due settimane.
Il sindacato Unifor, che rappresenta i lavoratori canadesi del settore, attribuisce direttamente la scelta di Stellantis alle nuove politiche tariffarie statunitensi, che stanno generando incertezza e ostacoli nella gestione operativa.
Le nuove tariffe, che spaziano dal 10% fino a punte del 49% su diverse categorie di beni importati, hanno provocato forti reazioni da parte dei principali partner commerciali di Washington. Paesi come l’Unione Europea, la Cina, il Giappone e la Corea del Sud hanno espresso preoccupazione, bollando le misure come un ritorno a un protezionismo aggressivo che potrebbe compromettere l’equilibrio del commercio globale.
Per il Canada, e in particolare per il suo comparto automobilistico, si tratta di una sfida significativa. Tuttavia, secondo alcuni analisti, l’impatto potrebbe essere parzialmente ammortizzato grazie all’elevata presenza di componentistica statunitense all’interno dei veicoli assemblati in Canada.
Brian Kingston, presidente della Canadian Vehicle Manufacturers Association, ha spiegato che tra il 30% e il 50% delle parti montate sulle auto canadesi provengono dagli Stati Uniti. Questo fattore, insieme a un cambio favorevole del dollaro canadese, potrebbe contribuire a contenere l’impatto delle tariffe.
Nonostante queste possibili compensazioni, l’intera catena produttiva nordamericana resta sotto pressione. Le nuove barriere commerciali potrebbero tradursi in un aumento generalizzato dei costi di produzione, con ricadute dirette sui prezzi finali e sulla domanda dei consumatori. A questo si aggiunge un clima di incertezza che rischia di frenare gli investimenti nel settore.
La decisione di Stellantis di interrompere temporaneamente le operazioni a Windsor
È un segnale tangibile di quanto le tensioni commerciali possano avere effetti immediati e profondi. Una situazione che apre interrogativi sul futuro della competitività dell’intera industria automobilistica nordamericana.