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lunedì, 18 Agosto 2025

Industria automotive italiana 2025: primo semestre in profonda contrazione

Stellantis - Fiat 500 ibrida

Il 2025 si sta rivelando un anno difficile per il settore automotive italiano, almeno per quanto riguarda la prima metà. Secondo il più recente report di ANFIA, elaborato su dati ISTAT, a giugno la produzione complessiva del comparto ha registrato un calo del 3,8% rispetto allo stesso mese del 2024. Ancora più significativo è il dato cumulato gennaio-giugno, che segna un pesante -17,3%, confermando una fase di difficoltà che attraversa l’intera filiera produttiva.

Nel dettaglio, la fabbricazione di autoveicoli ha chiuso giugno con un -3% rispetto all’anno precedente, ma il bilancio semestrale è ben più critico: -23,5%. La produzione di autovetture mostra un quadro ancora più severo: poco più di 24.000 unità assemblate a giugno (-0,1% su base annua), ma un crollo del 31,7% nei sei mesi, con 136.500 vetture contro le quasi 200.000 del 2024. Tra i principali fattori che pesano su questo rallentamento figurano una transizione elettrica irregolare, il basso potere d’acquisto delle famiglie e una domanda interna fiacca, nonostante incentivi e misure europee per la mobilità sostenibile.

Fatturato in calo e domanda interna in difficoltà

Il fatturato complessivo del settore, a maggio 2025, segna un -7,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. La componente interna evidenzia un crollo dell’11,1%, mentre le vendite estere calano del 4,1%. Nei primi cinque mesi, la contrazione è del 14,5%, con un -18,4% sul mercato domestico e un -11,1% all’export.
La debolezza della domanda interna resta uno dei nodi principali: se alcuni mercati europei e asiatici sostengono parzialmente le esportazioni, gli ordini sul territorio nazionale riflettono un contesto di incertezza economica che coinvolge sia le imprese sia i consumatori.

Anche il settore della componentistica è in difficoltà. A maggio, il fatturato della produzione di parti e accessori per veicoli e motori è sceso dell’11,7% rispetto al 2024, con un calo interno del 20,7% e un -2,5% nelle esportazioni. Tra gennaio e maggio la flessione è stata del 16,3%, determinata da un pesante -25,7% nel mercato interno e da un più contenuto -6,5% oltreconfine. Questi dati confermano che la crisi non riguarda solo il prodotto finito, ma l’intera catena del valore.

Un segnale in controtendenza arriva dalla produzione di carrozzerie, rimorchi e semirimorchi, che a giugno registra un +1,9% e chiude il semestre con un +4%. Pur rappresentando una quota ridotta del settore, si tratta di una delle poche aree a mostrare una certa resilienza, probabilmente legata a nicchie di mercato più solide e meglio posizionate nella transizione ecologica.

L’attuale fase negativa va letta come una trasformazione strutturale, più che come una crisi passeggera. La transizione verso veicoli elettrici e connessi richiede investimenti rilevanti in innovazione, infrastrutture e competenze, ma l’assenza di una strategia industriale organica e l’incertezza normativa sui tempi del phase-out dei motori endotermici stanno rallentando l’evoluzione. A questo si sommano le difficoltà di accesso al credito per le PMI della filiera e la concorrenza agguerrita di Paesi come Cina e Stati Uniti, capaci di integrare verticalmente le loro produzioni e sostenere piani di sviluppo aggressivi.
Il secondo semestre sarà determinante per capire se il settore potrà avviare una ripresa o se si assisterà a una revisione profonda del modello produttivo nazionale, con rilevanti ricadute occupazionali ed economiche.

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