Il 2025 si sta rivelando un anno difficile per il settore automotive italiano, almeno per quanto riguarda la prima metà. Secondo il più recente report di ANFIA, elaborato su dati ISTAT, a giugno la produzione complessiva del comparto ha registrato un calo del 3,8% rispetto allo stesso mese del 2024. Ancora più significativo è il dato cumulato gennaio-giugno, che segna un pesante -17,3%, confermando una fase di difficoltà che attraversa l’intera filiera produttiva.
Nel dettaglio, la fabbricazione di autoveicoli ha chiuso giugno con un -3% rispetto all’anno precedente, ma il bilancio semestrale è ben più critico: -23,5%. La produzione di autovetture mostra un quadro ancora più severo: poco più di 24.000 unità assemblate a giugno (-0,1% su base annua), ma un crollo del 31,7% nei sei mesi, con 136.500 vetture contro le quasi 200.000 del 2024. Tra i principali fattori che pesano su questo rallentamento figurano una transizione elettrica irregolare, il basso potere d’acquisto delle famiglie e una domanda interna fiacca, nonostante incentivi e misure europee per la mobilità sostenibile.
Fatturato in calo e domanda interna in difficoltà
Il fatturato complessivo del settore, a maggio 2025, segna un -7,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. La componente interna evidenzia un crollo dell’11,1%, mentre le vendite estere calano del 4,1%. Nei primi cinque mesi, la contrazione è del 14,5%, con un -18,4% sul mercato domestico e un -11,1% all’export.
La debolezza della domanda interna resta uno dei nodi principali: se alcuni mercati europei e asiatici sostengono parzialmente le esportazioni, gli ordini sul territorio nazionale riflettono un contesto di incertezza economica che coinvolge sia le imprese sia i consumatori.
Anche il settore della componentistica è in difficoltà. A maggio, il fatturato della produzione di parti e accessori per veicoli e motori è sceso dell’11,7% rispetto al 2024, con un calo interno del 20,7% e un -2,5% nelle esportazioni. Tra gennaio e maggio la flessione è stata del 16,3%, determinata da un pesante -25,7% nel mercato interno e da un più contenuto -6,5% oltreconfine. Questi dati confermano che la crisi non riguarda solo il prodotto finito, ma l’intera catena del valore.
Un segnale in controtendenza arriva dalla produzione di carrozzerie, rimorchi e semirimorchi, che a giugno registra un +1,9% e chiude il semestre con un +4%. Pur rappresentando una quota ridotta del settore, si tratta di una delle poche aree a mostrare una certa resilienza, probabilmente legata a nicchie di mercato più solide e meglio posizionate nella transizione ecologica.
L’attuale fase negativa va letta come una trasformazione strutturale, più che come una crisi passeggera. La transizione verso veicoli elettrici e connessi richiede investimenti rilevanti in innovazione, infrastrutture e competenze, ma l’assenza di una strategia industriale organica e l’incertezza normativa sui tempi del phase-out dei motori endotermici stanno rallentando l’evoluzione. A questo si sommano le difficoltà di accesso al credito per le PMI della filiera e la concorrenza agguerrita di Paesi come Cina e Stati Uniti, capaci di integrare verticalmente le loro produzioni e sostenere piani di sviluppo aggressivi.
Il secondo semestre sarà determinante per capire se il settore potrà avviare una ripresa o se si assisterà a una revisione profonda del modello produttivo nazionale, con rilevanti ricadute occupazionali ed economiche.