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venerdì, 26 Aprile 2024
  • Il mercato sardo dell’autoriparazione penalizzato da crisi, abusivismo e concorrenza sleale

    Crisi, abusivismo e concorrenza sleale nel settore delle autoriparazioni. Sono i tre fattori che in Sardegna negli ultimi 12 mesi, hanno portato alla chiusura dell’1,9 per cento delle imprese artigiane di settore (48 unità) sulle 2.542 in totale che operano nella manutenzione e riparazione di autoveicoli. Per questo Confartigianato Imprese Sardegna lancia un invito alle imprese dell’autoriparazione, agli organi competenti e ai cittadini: “Facciamo fronte comune per combattere questa piaga che sta causando danni non solo economici e alimenta un mercato fuori dalle regole e assolutamente fuori controllo”.

    Il settore artigiano nell’isola, secondo il dossier elaborato dall’Ufficio Studi di Confartigianato (dati Istat e Unioncamere consolidati al 31 dicembre 2015), raggruppa 2.542 imprese (l’83,5% di tutto il comparto) che ha subìto un calo dell’1,9 per cento rispetto al 2014.  “Chiediamo collaborazione e controlli in tutte quelle strutture abusive che, oltretutto, costantemente vìolano le norme, la sicurezza e che, in particolar modo, continuano a evadere il fisco ed essere un peso per la collettività – affermano Maria Carmela Folchetti e Stefano Mameli, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – e facciamo un appello ai negozi di autoforniture per una maggiore attenzione nella vendita dei prodotti destinati alla sicurezza dei mezzi”.

     

    La questione è complessa perché diverse sono le cause che hanno portato all’abusivismo incontrollato

    La crisi economica ha generato un mercato parallelo, alimentato spesso da ex dipendenti di aziende che hanno chiuso o ridimensionato il personale. Ma c’è anche un mercato parallelo più subdolo, quello che viene svolto in ambienti invisibili ma molto conosciuti, attività in nero rese possibili soprattutto per la facilità con la quale si possono reperire i mezzi di ricambio, sia nei negozi di autoforniture che tramite internet. “Interventi a costi inferiori ma con quale sicurezza? Con quali garanzie in caso di cattiva qualità dell’intervento? -si chiedono Folchetti e Mameli – se gli artigiani rispettano una serie di norme e regole precise che tutelano consumatori e cittadini, gli abusivi, per esempio, dove smaltiscono i rifiuti? Le imprese regolari devono seguire un tracciato rigorosissimo per lo smaltimento degli olii, dei liquidi, delle batterie, del materiale sostituito. Regole costose che servono alla tutela dell’ambiente. Chi lavora in nero, come e dove smaltisce?”.

    Un’azienda sarda del settore delle autoriparazioni spende mediamente 1.000 euro all’anno per lo smaltimento rifiuti, garantendo così un percorso trasparente, e circa 9.467 euro di tasse locali da pagare ogni anno solo per esistere (Irap, addizionali comunali e regionali, Imu e Tasi). Un carico fiscale insostenibile per tantissimi imprenditori che, anche per questo, continuano a chiudere ogni giorno. Da sottolineare che dal 2011 al 2014, il prelievo è aumentato del 76,8%.

    Per Confartigianato Sardegna la madre di tutti i problemi è a monte, perché non esiste una regolamentazione delle vendita dei prodotti, nemmeno di quelli destinati alla sicurezza dei mezzi: freni, sospensioni, organi dello sterzo e così via. Chiunque può acquistare tutto.

     

    Imprese Artigiane Autoriparazione

    Incidenza imprese Artigiane su imprese totali

    Variazione %

    2015 su 2014

     

    Cagliari

    1.031

    82,3%

    -1,4%

    Nuoro

    462

    85,6%

    -3,5%

    Oristano

    223

    85,8%

    -3,0%

    Sassari

    826

    83,4%

    -1,2%

    Sardegna

    2.542

    83,5%

    -1,9%

    ITALIA

    75.096

    80,2%

    -1,3%

     

    Fonte: Confartigianato Sardegna

     

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