Volkswagen taglia produzione e costi per attenuare i colpi della transizione energetica.
Ieri, 28 ottobre 2024, gli stabilimenti tedeschi del Gruppo Volkswagen, si sono fermati per un’ora in segno di protesta contro una politica aziendale, ancora non ben definita.
Un “fermo” senza precedenti, secondo le associazioni di categoria, il costruttore mirerebbe a chiudere diversi siti produttivi tedeschi a causa di una domanda crollata a picco.
Ancora una volta, dito puntato contro l’auto elettrica, la transizione energetica e un piano strategico che non ha valorizzato le conoscenze acquisite, switchando immediatamente verso alimentazioni innovative ma non supportate da infrastrutture in grado di valorizzarle.
Una settimana delicatissima per il Gruppo Volkswagen
Tra qualche giorno saranno pubblicati anche i risultati raggiunti nel terzo trimestre 2024. Prevedibile un sensibile calo delle vendite e, conseguentemente, dei profitti raggiunti.
Secondo quotidiani locali, il Consiglio di Amministrazione del Gruppo di Wolfsburg, starebbe studiando un taglio consistente dei costi. Una riduzione fino al 10% sugli stipendi e un congelamento dei salari fino al 2026.
Scelte che il CEO di Volkswagen, Oliver Blume, giustifica portando avanti la tesi che queste sono mosse dovute per fronteggiare il fortissimo calo della domanda di auto elettriche e per competere con la concorrenza asiatica.
Volkswagen, sindacati pronti a manifestare
Sul piede di guerra i sindacati. Le associazioni di categoria puntano il dito contro il management aziendale contro la totale assenza di un piano strategico che preveda il lancio e lo sviluppo di motorizzazioni alternative a quella elettrica.