Autunno difficile per gli amanti di carne e frutta. L’incremento del prezzo dei mangimi da una parte e il terremoto dell’Emilia Romagna (regione che da sola contribuisce per un quinto alla produzione nazionale di frutta) e la siccità estiva dall’altra fanno prospettare, infatti, un aumento dei prezzi della carne (soprattutto suina e di pollo) e di pere, patate e mele.
Queste tensioni appaiono anche più temibili in un contesto, quale quello attuale, in cui gli italiani stanno aggiustando la spesa al più basso livello del reddito presente e futuro: calano significativamente i consumi di durevoli, la spesa si fa sobria ed essenziale. La speranza è che la possibile stabilità o, addirittura, la diminuzione dei prezzi di olii e formaggi compensi l’andamento al rialzo degli altri prodotti e, soprattutto, i benefici dei minori costi di produzione dell’industria alimentare, registrati tra fine 2011 e prima metà del 2012, esercitino un effetto calmiere sull’inflazione alimentare.
E’ questo il messaggio che emerge dall’ultima riunione dell’Osservatorio “Prezzi e mercati” dell’Indis, Istituto dell’Unioncamere specializzato nella distribuzione dei servizi.
“L’inflazione corre a una velocità doppia rispetto alla dinamica delle retribuzioni”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Questo sbilanciamento e gli effetti della crisi – continua – stanno costringendo le famiglie ad effettuare una spending review della spesa alimentare, fatta di riduzione degli sprechi, ricerca delle promozioni e scelta di prodotti più economici e di tipologie di vendita a minor costo. Questo comportamento inevitabilmente si riflette con effetti negativi sulle attività soprattutto delle piccole e medie imprese fortemente legate al mercato interno”.