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giovedì, 02 Maggio 2024
  • I falsari dei ricambi auto

    Centraline elettroniche, filtri dell’aria, iniettori, spazzole tergicristallo, candele, sensori per l’airbag. Pareva la succursale di un’officina di pezzi di ricambio ben fornita, la caserma delle fiamme gialle di via Torelli. C’era di tutto nell’ufficio del comandante, e tutto è stato sequestrato dai finanzieri parmigiani: un totale di 150mila pezzi di ricambio, materiale in gran parte falso. C’era anche roba vera, risultata rubata.
    Un giro grosso e organizzatissimo. Sei le persone denunciate, tra cui colui che è ritenuto la mente di questa originalissima «società» di contraffazione e ricettazione: S.A., un parmigiano di 55 anni; nel garage di casa sua hanno trovato un vero e proprio laboratorio con macchinari capaci di incidere noti marchi di fabbrica su pezzi di scarso valore commerciale.

    «Un settore insolito, che dimostra che la fantasia dei contraffattori non ha limite», ha annotato il colonnello Massimo Prisco, fornendo i dettagli di questa operazione, cominciata con un’indagine del nucleo provinciale di polizia tributaria sul finire dello scorso anno. Come e chi ha cominciato a sentir puzza di bruciato? Parecchia gente. Capitava, ad esempio, sempre più spesso che qualche automobilista tornasse a lamentarsi dal suo rivenditore di fiducia: «Ho appena cambiato le candele della mia macchina, ma dopo pochi chilometri di hanno lasciato a piedi. Eppure avevo preso le migliori».

    Poi quegli strani furti, merce che spariva dai magazzini di note aziende. Il traffico, infatti, avveniva su due fronti. I falsi, innanzitutto. Nella sua officina, il parmigiano si avvaleva di due «dipendenti» moldavi _ A.V e V.C., 29 e 30 anni _ risultati entrambi clandestini: con la loro attrezzatura, incidevano notissimi marchi di fabbrica su anonimi pezzi di ricambio di valore commerciale decisamente inferiore. Nello stesso garage sono stati scoperti settemila pezzi già contraffatti (tra correttori di depressione, sensori airbag e spazzole tergicristalli) nonché 38.000 falsi che servivano a confezionare la merce «tarocca»: scatole e materiale adesivo di una nota società italiana, leader nella produzione di ricambi per auto e mezzi pesanti.

    Le indagini hanno preso il largo, per mettere insieme tutte le tessere del mosaico. I finanzieri hanno scoperto un magazzino nel Comune di Nembro, nel Bergamasco, dove risiede colui che è ritenuto il braccio destro del parmigiano: M.P., sessant’anni, che insieme al compare aveva creato una società. Nel magazzino, una valanga di pezzi tra originali e contraffatti, depliant illustrativi. Riguardo i pezzi veri, è stato accertato che venivano rubati da magazzini o depositi di note case automobilistiche, come la Fiat: trattandosi di materiale di «primo equipaggiamento» non vendibile al dettaglio, perché destinato esclusivamente alla catena di montaggio, la banda aveva bisogno di confezioni uguali a quelle originali. Problema aggirato: avevano trovato una tipografia compiacente a Collegno in provincia di Torino, dove sono state scovate 60 lastre capaci di riprodurre notissimi marchi industriali e quasi 50.000 scatole già contraffatte.

    Ricapitolando i denunciati: il parmigiano, il bergamasco, i due moldavi, il tipografo torinese e un napoletano ritenuto il destinatario di buona parte della merce. I reati contestati vanno dalla contraffazione di segni distintivi di prodotti industriali alla ricettazione.

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