11.3 C
Napoli
giovedì, 27 Marzo 2025
  • Batterie auto elettriche: aiuti UE alle gigafactory cinesi

    Tesla Model 2 - Auto elettriche

    Uno studio di Transport & Environment (T&E) rivela che le gigafactory cinesi in Europa ricevono aiuti di Stato senza obblighi di trasferimento tecnologico, privando l’industria europea di competenze strategiche. In Polonia e Ungheria, nonostante 900 milioni di euro in sovvenzioni, sono state rilevate violazioni ambientali e mancate tutele per i lavoratori.

    Un’analisi condotta da Carbone 4 per conto di T&E mette in luce come le gigafactory asiatiche in Europa ricevano fondi pubblici senza condizioni specifiche. La Commissione Europea non ha imposto alcun vincolo ambientale o sociale alle fabbriche di CATL in Ungheria e LG Energy Solution in Polonia, nonostante i massicci investimenti pubblici. Queste partnership si rivelano, di fatto, operazioni commerciali mirate esclusivamente a soddisfare la domanda immediata di batterie, senza generare vantaggi industriali a lungo termine per l’Europa.

    Gigafactory, violazioni ambientali e diritti dei lavoratori a rischio

    Le gigafactory in Polonia e Ungheria, finanziate in parte con fondi post-Covid, presentano criticità rilevanti. Entrambi gli impianti hanno violato la Direttiva UE sulle Emissioni Industriali, superando i limiti di emissione di NMP, un composto tossico utilizzato nella produzione di catodi. In Ungheria, inoltre, si segnalano rischi per la gestione delle risorse idriche e un preoccupante aumento del consumo di gas, con scarsa integrazione di fonti rinnovabili. Sul fronte sociale, persistono carenze nelle tutele salariali e nelle garanzie per i lavoratori.

    Mancato trasferimento tecnologico: un vantaggio per le aziende cinesi

    Lo studio evidenzia la mancanza di regole chiare sul trasferimento di tecnologia in progetti congiunti come quelli tra Volkswagen e Gotion in Germania e tra CATL e Stellantis in Spagna.

    • Caso Volkswagen-Gotion (Germania): nonostante un investimento di 1,1 miliardi di euro e una partecipazione del 26,47% di Volkswagen, la collaborazione si riduce a una semplice fornitura di batterie LFP, senza benefici tecnologici tangibili per il colosso tedesco.
    • Joint Venture CATL-Stellantis (Spagna): l’impianto ha ottenuto quasi 300 milioni di euro di fondi pubblici, ma senza alcun trasferimento strutturale di competenze e know-how.

    L’Europa si trova in svantaggio competitivo rispetto a Paesi come la Cina e gli Stati Uniti, che impongono regole rigorose per le joint venture straniere, garantendo investimenti in ricerca e sviluppo, impiego di personale locale e protezione della proprietà intellettuale. In UE, invece, il quadro normativo sugli aiuti di Stato non prevede condizioni strategiche per proteggere e potenziare l’industria nazionale delle batterie.

    Per non restare indietro nella corsa alla mobilità elettrica, l’Europa deve introdurre norme stringenti che condizionino i finanziamenti pubblici a un effettivo trasferimento tecnologico, alla tutela ambientale e al rispetto dei diritti dei lavoratori. Solo così sarà possibile creare un ecosistema industriale competitivo e sostenibile.

    ARTICOLI CORRELATI

    Ultime notizie