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domenica, 28 Aprile 2024
  • Il nuovo diritto d’autore nell’era digitale

    Per quanto riguarda invece gli Stati Uniti, le prime norme sulla tutela delle opere d’ingegno non arrivarono se non dopo il 1976, scongiurando il pericolo, grave per quei tempi, della scomparsa del concetto di autore-proprietario a favore del cosiddetto pubblico dominio.

    Oggi i lavori creativi hanno, sin dalla nascita, la tutela automatica della legge.
    Il concetto di diritto d’autore ha subito negli anni delle modifiche a causa dell’avvento delle nuove tecnologie e dell’aumento esponenziale della possibilità di accesso alle informazioni.

    Si fa urgente, quindi, il bisogno di rivedere i termini delle leggi vigenti sul copyright in modo da consentire una più larga fruizione delle opere creative consegnandole al “bene pubblico”, espressione che appartiene alla cultura anglosassone e che indica l’insieme di risorse “a disposizione di tutti purchè nessuno le consumi privandone gli altri”.

    Tuttavia, nel 1998 è stata firmata da Clinton l’ultima estensione della legge statunitense sul diritto d’autore, Il Sonny Bono Extension Act, nota con il nomignolo di “Mickey Mouse Law”. La legge precedente, risalente al 1978, aveva già esteso la durata del copyright a 50 anni dalla morte dell’autore o, per le opere realizzate da grandi aziende, come nel caso Topolino, a 75 anni.

    L’estensione ha aumentato di due decadi ancora entrambe le categorie. Quindi le opere d’autore sono escluse dal pubblico dominio per un periodo di 70 anni a partire dalla morte dell’autore, mentre quelle realizzate dalle corporation vengono tutelate dal copyright fino a 95 anni dalla data della loro prima edizione.

    Grazie a questa estensione viene favorito il diritto dei proprietari intellettuali (nonché gli interessi di molte multinazionali) e fortemente indebolito quello del pubblico ad agire, all’occorrenza, contro una disonesta gestione commerciale dei diritti digitali; inoltre l’esclusione dalla collettività di tali opere interferisce con molte nuove attività figlie di Internet, quali ad esempio i liberi scambi di file digitali attraverso la Rete.

    Creative Commons è un progetto senza alcun fine di lucro per consentire agli autori che lo desiderino la concessione a terzi dell’uso delle loro opere, parziale o totale: si tratta di un rilevante mutamento di prospettiva che sposta l’accento da chi intende proteggere la propria opera a chi non intende proteggerla.

    Il bene pubblico inteso come collettività ritornerebbe in tal caso in primo piano in un periodo storico che ha visto la nascita di importanti mezzi globalizzanti per la condivisione mondiale di beni informativi.
    Questo è forse uno dei passi che porteranno ad un drastico ridimensionamento della proprietà intellettuale, almeno in campo digitale.

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