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venerdì, 26 Aprile 2024
  • Il ricambista moderno? Fa la fila al bancone agevolazioni

    Una impresa di ricambi auto è formalmente un’impresa. Sembrerebbe ovvio dirlo, eppure il settore automotive, ed in particolare quello più ‘fisico’ dell’autoriparazione e della distribuzione ricambi, a differenza di altre tipologie di impresa, non ha mai brillato per partecipazione a strumenti di sostegno od incentivazione. Dico ‘storicamente’ perchè una più recente inversione di tendenza si sta verificando con le molte startup di natura sistemistica (software, App, elettronica di gestione) ovvero legate all’aspetto ecologico (auto elettrica) o alla gestione dell’auto (piattaforme web per la manutenzione o per la modalità condivisa – sharing/pooling – di utilizzo dei veicoli). Ed ovviamente (a parte il titolo) la valutazione non si ferma al solo fenomeno delle startup, ma vuole prendere in esame anche il mondo delle imprese storiche o già strutturate che magari pensano ad informatizzarsi, ad internazionalizzarsi o magari semplicemente cercano una forma organizzativa più efficace e fiscalmente conveniente per competere sul mercato. Ovviamente in un articolo non si possono elencare tutti gli strumenti istituzionali possibili ma forse è opportuno iniziare da tre voci, probabilmente tra le più cliccate in rete dagli imprenditori, pur anticipando che per alcune (vedi i voucher) i termini di fruibilità sono ormai chiusi.

    Voucher  digitalizzazione

     Innovazione aftermarketLo strumento, la cui fruizione si è conclusa ai primi di febbraio, mirava ad agevolare per il 50 per cento della quota l’acquisto di strumenti e soluzioni di aggiornamento tecnologico (informatica, e-commerce, formazione, supporti per l’efficientamento e la sicurezza aziendale, la digitalizzazione e la piena connettività) da parte delle Pmi. Questa misura è stata concepita più per le imprese in esercizio a regime che per le startup vere e proprie, dato le prime beneficiarie sono state le imprese titolari del cosiddetto ‘rating di legalità’ (Delibera AGCM 14 novembre 2012, n. 2407) il cui rilascio è soggetto alla iscrizione al registro imprese da almeno due anni.  

     

     

    Voucher  internazionalizzazione

    Voucher InternazionalizzazioneAnche in questo caso si tratta di una iniziativa la cui fruizione è terminata alla fine dello scorso anno. La misura mirava a sostenere Pmi e “Reti di Imprese” nelle strategie di accesso o crescita nei mercati esteri. Una particolarità importante per questo ultimo bando risultava essere l’apertura alle forme societarie ‘di persone’ (la maggior parte delle forme organizzative del mondo ricambi) e non solo di capitali, oltre alla caratterizzazione a fondo perduto dei contributi assegnati. Particolare importante della misura era l’individuazione in azienda di un profilo professionale ad hoc come il T.E.M.: il Temporary Export Manager, come persona qualificata dedicata ai progetti di Internazionalizzazione.  Dalla descrizione del voucher internazionalizzazione ricordiamo anche la forma giuridica delle cosiddette ‘reti di impresa’ che ovviamente non rientrano nelle formule di Incentivazione come quelle appena descritte. Ma che è bene riportare all’attenzione anche delle imprese di autoriparazione e di distribuzione ricambi, in quanto l’opzione della ‘rete di impresa’ porta non solo benefici di natura fiscale ma anche di matrice organizzativa e strategica.

     

     

    Reti di Imprese

    Reti di impresaIn ambito automotive il progetto capostipite delle reti di impresa nacque in Basilicata con il nome di “Rete Automotive Italia”. Nel 2013 fu presentato il progetto “RaceBo”, in pratica un contratto che mette in relazione un gruppo di aziende di subfornitura manifatturiera emiliana. La rete di impresa è fondamentalmente un contratto che consente alle imprese di mettere in comune delle attività e delle risorse, allo scopo di migliorare il funzionamento di quelle attività, il tutto nell’ ottica di rafforzare la competitività dell’attività imprenditoriale.  Attraverso la struttura normativa di riferimento, si ricavano alcuni importanti vantaggi fiscali ma anche l’opportunità di aggregare una catena di imprese finalizzata a migliorare la qualità del business e dell’offerta al target di riferimento. Ma di questo, giustamente, potremo parlare compiutamente in un prossimo articolo.

     

    Riccardo Bellumori

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