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martedì, 30 Aprile 2024
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    A meno di avere mezzi agricoli datati, motori industriali o auto diesel di concezione molto vecchia (Anni 70, al massimo Anni 80), che con poche modifiche riescono a bruciare tutto senza danno, con i diesel di recente progettazione si rischia rapidamente il cedimento del motore. In India e in Africa si utilizza l’olio di jatropha semplicemente filtrato per far funzionare generatori elettrici, ma questi sono mossi da motori che non hanno nulla in comune con i moderni TDI, JTD, CTDI e via discorrendo.

    Per non parlare dei danni collaterali ai dispositivi antinquinamento (catalizzatori e filtri antiparticolato) e di emissioni elevate di inquinanti che si formano nei processi di combustione irregolari di sostanze che non nascono per essere utilizzate nei motori.

    In Germania e in altri Paesi, in realtà, esistono in commercio kit (per una serie di modelli che i produttori hanno selezionato fra i più diffusi e i meno “allergici” alla modifica) che consentono di utilizzare gli oli di semi da cucina al posto del gasolio. A parte le considerazioni sul costo non trascurabile di queste modifiche, però, non si deve dimenticare che l’uso di tali oli nei motori in Italia viene punito con multe salate e addirittura si rischia l’arresto perché si viene accusati dell’evasione delle accise.

    Anche le modifiche per l’uso dell’alcol sono possibili, come dimostrano i milioni di auto che in Brasile circolano utilizzando etanolo. La differenza, però, è che è semplice utilizzare pezzi non corrodibili dall’alcol al momento della fabbricazione dell’auto, mentre è molto più laborioso sostituirli su una vettura nata per funzionare solo a benzina. Fermandosi alla sola convenienza economica, poi, si deve ricordare che il consumo di una vettura alimentata ad alcol è superiore di circa il 30% rispetto a quello della stessa vettura alimentata a benzina.

    I veri biocombustibili, insomma, non hanno niente a che vedere con gli intrugli fai da te: i primi sono prodotti seri e regolamentati da norme che ne garantiscono la qualità. Il vero biodiesel, come quello regolarmente in vendita in alcuni distributori tedeschi, per esempio, è sì ricavato a partire dai semi di colza o di girasole, ma viene trattato chimicamente per renderlo adatto ai motori.


    Articolo pubblicato su Quattroruote in data 12/12/07

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