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venerdì, 03 Maggio 2024
  • Saremo più tutelati grazie alla legge Monti?

    La storia della OVAM è quella di un’azienda ben radicata nel tessuto della post-vendita automobilistica, dapprima con la specializzazione solo per alcune famiglie di prodotti, poi con un portafoglio molto più ampio. I suoi soci titolari, tutte persone con esperienze pregresse che ne hanno fatto dei buoni manager, con una caratteristica positiva fondamentale: saper interpretare i segnali provenienti dal mercato per elaborare delle strategie adeguate e per tempo. Con questo spirito nel 1999 OVAM si fa promotrice insieme ad alcune altre realtà distributive nazionali della nascita di I.DI.A. Group, un consorzio di aziende in grado di servire clienti in ogni luogo d’Italia. Lo scopo è quello di “unire le forze” per avere una visibilità è una massa critica che le medesime aziende non potrebbero mai raggiungere operando singolarmente.
    Italo Baruffaldi, uno dei cinque soci titolari di OVAM, ha accolto ienti dal mercato per elaborare delle strategie adeguate e per tempo. Con questo spirito nel 1999 OVAM si fa promotrice insieme ad alcune altre realtà distributive nazionali della nascita di I.DI.A. Group, un consorzio di aziende in grado di servire clienti in ogni luogo d’Italia. Lo scopo è quello di “unire le forze” per avere una visibilità è una massa critica che le medesime aziende non potrebbero mai raggiungere operando singolarmente.
    Notiziario Motoristico: Per introdurre il discorso che seguirà, vuole riassumere le tappe principali della storia della OVAM?
    Italo Baruffaldi: La storia aziendale è divisibile in tre periodi significativi.
    1963-1992: OVAM viene costituita sotto forma di S.r.l nel 1963 e da subito si caratterizza come società distributrice degli ammortizzatori MONROE (OVAM è acronimo di Organizzazione Vendita Ammortizzatori Monroe), concentrando la sua attività nella regione Lombardia.

    Altri prodotti su cui cresce il fatturato OVAM in questi primi anni di attività sono: i segmenti Perfect Circle (commercializzati a livello nazionale tramite distributori regionali) e le cinghie Gates.

    Italo Baruffaldi, uno dei cinque soci titolari di OVAM, ha accolto ienti dal meca che le medesime aziende non potrebbero mai raggiungere operando singolarmente.
    Italo Baruffaldi, uno dei cinque soci titolari di OVAM, ha accolto ienti dal mercato per elaborare delle strategie adeguate e per tempo. Con questo spirito nel 1999 OVAM si fa promotrice insieme ad alcune altre realtà distributive nazionali della nascita di I.DI.A. Group, un consorzio di aziende in grado di servire clienti in ogni luogo d’Italia. Lo scopo è quello di “unire le forze” per avere una visibilità è una massa critica che le medesime aziende non potrebbero mai raggiungere operando singolarmente.
    Notiziario Motoristico: Per introdurre il discorso che seguirà, vuole riassumere le tappe principali della storia della OVAM?
    Italo Baruffaldi: La storia aziendale è divisibile in tre periodi significativi.
    1963-1992: OVAM viene costituita sotto forma di S.r.l nel 1963 e da subito si caratterizza come società distributrice degli ammortizzatori MONROE (OVAM è acronimo di Organizzazione Vendita Ammortizzatori Monroe), concentrando la sua attività nella regione Lombardia.

    Altri prodotti su cui cresce il fatturato OVAM in questi primi anni di attività sono: i segmenti Perfect Circle (commercializzati a livello nazionale tramite distributori regionali) e le cinghie Gates.

    Italo Baruffaldi, uno dei cinque soci titolari di OVAM, ha accolto ienti dal mercato per elaborare delle strategie adeguate e per tempo. Con questo spirito nel 1999 OVAM si fa promotrice insieme ad alcune altre realtà distributive nazionali della nascita di I.DI.A. Group, un consorzio di aziende in grado di servire clienti in ogni luogo d’Italia. Lo scopo è quello di “unire le forze” per avere una visibilità è una massa critica che le medesime aziende non potrebbero mai raggiungere operando singolarmente.
    Notiziario Motoristico: Per introdurre il discorso che seguirà, vuole riassumere le tappe principali della storia della OVAM?
    Italo Baruffaldi: La storia aziendale è divisibile in tre periodi significativi.
    1963-1992: OVAM viene costituita sotto forma di S.r.l nel 1963 e da subito si caratterizza come società distributrice degli ammortizzatori MONROE (OVAM è acronimo di Organizzazione Vendita Ammortizzatori Monroe), concentrando la sua attività nella regione Lombardia.
    Altri prodotti su cui cresce il fatturato OVAM in questi primi anni di attività sono: i segmenti Perfect Circle (commercializzati a livello nazionale tramite distributori regionali) e le cinghie Gates.
    Altri prodotti su cui cresce il fatturato OVAM in questi primi anni di attività sono: i segmenti Perfect Circle (commercializzati a livello nazionale tramite distributori regionali) e le cinghie Gates.
    L’evoluzione dell’azienda procede fino agli anrcato per elaborare delle strategie adeguate e per tempo. Con questo spirito nel 1999 OVAM si fa promotrice insieme ad alcune altre realtà distributive nazionali della nascita di I.DI.A. Group, un consorzio di aziende in grado di servire clienti in ogni luogo d’Italia. Lo scopo è quello di “unire le forze” per avere una visibilità è una massa critica che le medesime aziende non potrebbero mai raggiungere operando singolarmente.
    Notiziario Motoristico: Per introdurre il discorso che seguirà, vuole riassumere le tappe principali della storia della OVAM?
    Italo Baruffaldi: La storia aziendale è divisibile in tre periodi significativi.
    1963-1992: OVAM viene costituita sotto forma di S.r.l nel 1963 e da subito si caratterizza come società distributrice degli ammortizzatori MONROE (OVAM è acronimo di Organizzazione Vendita Ammortizzatori Monroe), concentrando la sua attività nella regione Lombardia.
    Altri prodotti su cui cresce il fatturato OVAM in questi primi anni di attività sono: i segmenti Perfect Circle (commercializzati a livello nazionale tramite distributori regionali) e le cinghie Gates.
    Altri prodotti su cui cresce il fatturato OVAM in questi primi anni di attività sono: i segmenti Perfect Circle (commercializzati a livello nazionale tramite distributori regionali) e le cinghie Gates.
    L’evoluzione dell’azienda procede fino agli anni 90 parallelamente alla penetrazione e al successo di questi prodotti sul territorio nazionale.
    1992-1999: nel 1992 il pacchetto di maggioranza dell’azienda viene ceduto a tre soci-manager e nel 1994 la totalità delle quote è distribuita fra 5 soci, impegnati ancora oggi direttamente nella gestione della società.
    Nella seconda metà degli anni 90 OVAM sviluppa una strategia di crescita che fonda i suoi presupposti su due considerazioni:
    · la fine della “concessionl’azienda procede fino agli anni 90 parallelamente alla penetrazione e al successo di questi prodotti sul territorio nazionale.

    Oggi OVAM rappresenta I.DI.A. in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, 3 regioni che raffigurano per parco circolante quasi il 40% dell’area nazionale.
    Le linee de in esclusiva” dei marchi affidati ai grossisti come OVAM;
    · la conseguente necessità di aumentare sia le linee di prodotto offerte ai clienti sia la base territoriale di riferimento.
    1999-2002: nel 1999 OVAM promuove e aderisce a I.DI.A. Group, un consorzio che raggruppa 10 distributori presenti in tutto il territorio nazionale.

    Le linee di prodotto gestite sono 28 e comprendono i marchi più prestigiosi presenti sul menti Perfect Circle (commercializzati a livello nazionale tramite distributori regionali) e le cinghie Gates.
    L’evoluzione dell’azienda procede fino agli anni 90 parallelamente alla penetrazione e al successo di questi prodotti sul territorio nazionale.
    1992-1999: nel 1992 il pacchetto di maggioranza dell’azienda viene ceduto a tre soci-manager e nel 1994 la totalità delle quote è distribuita fra 5 soci, impegnati ancora oggi direttamente nella gestione della società.
    Nella seconda metà degli anni 90 OVAM sviluppa una strategia di crescita che fonda i suoi presupposti su due considerazioni:
    · la fine della “concessionl’azienda procede fino agli anni 90 parallelamente alla penetrazione e al successo di questi prodotti sul territorio nazionale.

    Oggi OVAM rappresenta I.DI.A. in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, 3 regioni che raffigurano per parco circolante quasi il 40% dell’area nazionale.
    Le linee de in esclusiva” dei marchi affidati ai grossisti come OVAM;
    · la conseguente necessità di aumentare sia le linee di prodotto offerte ai clienti sia la base territoriale di riferimento.
    1999-2002: nel 1999 OVAM promuove e aderisce a I.DI.A. Group, un consorzio che raggruppa 10 distributori presenti in tutto il territorio nazionale.

    Le linee di prodotto gestite sono 28 e comprendono i marchi più prestigiosi presenti sul menti Perfect Circle (commercializzati a livello nazionale tramite distributori regionali) e le cinghie Gates.
    L’evoluzione dell’azienda procede fino agli anni 90 parallelamente alla penetrazione e al successo di questi prodotti sul territorio nazionale.
    1992-1999: nel 1992 il pacchetto di maggioranza dell’azienda viene ceduto a tre soci-manager e nel 1994 la totalità delle quote è distribuita fra 5 soci, impegnati ancora oggi direttamente nella gestione della società.
    Nella seconda metà degli anni 90 OVAM sviluppa una strategia di crescita che fonda i suoi presupposti su due considerazioni:
    · la fine della “concessionl’azienda procede fino agli anni 90 parallelamente alla penetrazione e al successo di questi prodotti sul territorio nazionale.

    Oggi OVAM rappresenta I.DI.A. in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, 3 regioni che raffigurano per parco circolante quasi il 40% dell’area nazionale.
    Le linee de in esclusiva” dei marchi affidati ai grossisti come OVAM;
    · la conseguente necessità di aumentare sia le linee di prodotto offerte ai clienti sia la base territoriale di riferimento.
    1999-2002: nel 1999 OVAM promuove e aderisce a I.DI.A. Group, un consorzio che raggruppa 10 distributori presenti in tutto il territorio nazionale.

    Le linee di prodotto gestite sono 28 e comprendono i marchi più prestigiosi presenti sul mercato.

    Sulla base naturalmente dell’esperienza diretta della OVAM all’interno di I.DI.A., quanto è importante per un distributore di ricambi entrare ni 90 parallelamente alla penetrazione e al successo di questi prodotti sul territorio nazionale.
    1992-1999: nel 1992 il pacchetto di maggioranza dell’azienda viene ceduto a tre soci-manager e nel 1994 la totalità delle quote è distribuita fra 5 soci, impegnati ancora oggi direttamente nella gestione della società.
    Nella seconda metà degli anni 90 OVAM sviluppa una strategia di crescita che fonda i suoi presupposti su due considerazioni:
    · la fine della “concessionl’azienda procede fino agli anni 90 parallelamente alla penetrazione e al successo di questi prodotti sul territorio nazionale.

    Oggi OVAM rappresenta I.DI.A. in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, 3 regioni che raffigurano per parco circolante quasi il 40% dell’area nazionale.
    Le linee de in esclusiva” dei marchi affidati ai grossisti come OVAM;
    · la conseguente necessità di aumentare sia le linee di prodotto offerte ai clienti sia la base territoriale di riferimento.
    1999-2002: nel 1999 OVAM promuove e aderisce a I.DI.A. Group, un consorzio che raggruppa 10 distributori presenti in tutto il territorio nazionale.

    Le linee di prodotto gestite sono 28 e comprendono i marchi più prestigiosi presenti sul mercato.

    Sulla base naturalmente dell’esperienza diretta della OVAM all’interno di I.DI.A., quanto è importante per un distributore di ricambi entrare a far parte di un gruppo? Quali sono i principali vantaggi?
    Il mercato della distribuzione italiano è caratterizzato da un numero elevato di piccole aziende, indubbiamente significative per professionalità e tradizione, ma inadeguate per dimensioni e massa critica di fatturato nell’affrontare nuovi progetti e investimenti.
    Entrare a far parte di un gruppo è oggi importante, per presidiare tutti quei processi che le piccole dimensioni non permettono di sviluppare. I vantaggi sono molteplici e non ultimo il fatto di interfacciarsi con i propri fornitori tramite un’unica organizzazione.

    Per molti anni l’Italia ha rappresentato un caso anomalo riguardo alla distribuzione dei ricambi, perché il mercato era ripartito tra centinaia di aziende di dimensioni medio-piccole. Oggi le cose stanno cambiando in fretta e sulla falsa riga di quanto già vissuto all’estero, stiamo assistendo a una concentrazione delle quote del mercato nelle mani di pochi protagonisti di grandi dimensioni che detengono intorno al 60-70% del mercato e poi decine di altri protagonisti minori che si spartiscono il resto “della torta”.

    Cosa sta realmente avvenendo? Questa tendenza si accentuerà ulteriormente? Cosa dovrebmercato.

    Sulla base naturalmente dell’esperienza diretta della OVAM all’interno di I.DI.A., quanto è importante per un distributore di ricambi entrare a far parte di un gruppo? Quali sono i principali vantaggi?
    Il mercato della distribuzione italiano è caratterizzato da un numero elevato di piccole aziende, indubbiamente significative per professionalità e tradizione, ma inadeguate per dimensioni e massa critica di fatturato nell’affrontare nuovi progetti e investimenti.
    Entrare a far parte di un gruppo è oggi importante, per presidiare tutti quei processi che le piccole dimensioni non permettono di sviluppare. I vantaggi sono molteplici e non ultimo il fatto di interfacciarsi con i propri fornitori tramite un’unica organizzazione.

    Per molti anni l’Italia ha rappresentato un caso anomalo riguardo alla distribuzione dei ricambi, perché il mercato era ripartito tra centinaia di aziende di dimensioni medio-piccole. Oggi le cose stanno cambiando in fretta e sulla falsa riga di quanto già vissuto all’estero, stiamo assistendo a una concentrazione delle quote del mercato nelle mani di pochi protagonisti di grandi dimensioni che detengono intorno al 60-70% del mercato e poi decine di altri protagonisti minori che si spartiscono il resto “della torta”.

    Cosa sta realmente avvenendo? Questa tendenza si accentuerà ulteriormente? Cosa dovrebmercato.

    Sulla base naturalmente dell’esperienza diretta della OVAM all’interno di I.DI.A., quanto è importante per un distributore di ricambi entrare a far parte di un gruppo? Quali sono i principali vantaggi?
    Il mercato della distribuzione italiano è caratterizzato da un numero elevato di piccole aziende, indubbiamente significative per professionalità e tradizione, ma inadeguate per dimensioni e massa critica di fatturato nell’affrontare nuovi progetti e investimenti.
    Entrare a far parte di un gruppo è oggi importante, per presidiare tutti quei processi che le piccole dimensioni non permettono di sviluppare. I vantaggi sono molteplici e non ultimo il fatto di interfacciarsi con i propri fornitori tramite un’unica organizzazione.

    Per molti anni l’Italia ha rappresentato un caso anomalo riguardo alla distribuzione dei ricambi, perché il mercato era ripartito tra centinaia di aziende di dimensioni medio-piccole. Oggi le cose stanno cambiando in fretta e sulla falsa riga di quanto già vissuto all’estero, stiamo assistendo a una concentrazione delle quote del mercato nelle mani di pochi protagonisti di grandi dimensioni che detengono intorno al 60-70% del mercato e poi decine di altri protagonisti minori che si spartiscono il resto “della torta”.

    Cosa sta realmente avvenendo? Questa tendenza si accentuerà ulteriormente? Cosa dovrebbero fare i protagonisti minori?
    Prima di analizzare il fenomeno della concentrazione di quote di mercato bisogna capire le esigenze dei clienti. Nel caso del groa far parte di un gruppo? Quali sono i principali vantaggi?
    Il mercato della distribuzione italiano è caratterizzato da un numero elevato di piccole aziende, indubbiamente significative per professionalità e tradizione, ma inadeguate per dimensioni e massa critica di fatturato nell’affrontare nuovi progetti e investimenti.
    Entrare a far parte di un gruppo è oggi importante, per presidiare tutti quei processi che le piccole dimensioni non permettono di sviluppare. I vantaggi sono molteplici e non ultimo il fatto di interfacciarsi con i propri fornitori tramite un’unica organizzazione.

    Per molti anni l’Italia ha rappresentato un caso anomalo riguardo alla distribuzione dei ricambi, perché il mercato era ripartito tra centinaia di aziende di dimensioni medio-piccole. Oggi le cose stanno cambiando in fretta e sulla falsa riga di quanto già vissuto all’estero, stiamo assistendo a una concentrazione delle quote del mercato nelle mani di pochi protagonisti di grandi dimensioni che detengono intorno al 60-70% del mercato e poi decine di altri protagonisti minori che si spartiscono il resto “della torta”.

    Cosa sta realmente avvenendo? Questa tendenza si accentuerà ulteriormente? Cosa dovrebbero fare i protagonisti minori?
    Prima di analizzare il fenomeno della concentrazione di quote di mercato bisogna capire le esigenze dei clienti. Nel caso del grossista il cliente è il ricambista.

    Il ricambista ha bisogno di concentrare i suoi acquisti su un numero limitato di fornitori. Questo fatto gli permette di ottimizzare l’aspetto logistico della fornitura e di capitalizzare un maggiore potere contrattuale per massa di fatturato e legame di fidelizzazione.
    Oggi il ricambista sviluppa mediamente il 60% del suo giro d’affari con 3/4 fornitori di riferimento, sempre più “generalisti”, in grado cioè di fornire oltre l’80% dei prodotti gestiti dal proprio cliente.
    Questo fenomeno si autoalimenta, poiché la fidelizzazione fa crescere il “fatturato concentrato”, che a sua volta permette ai fornitori/grossisti di aumentare i servizi offerti a parità di condizioni, creando gradualmente un gradino di differenziazione fra protagonisti maggiori e minori.
    il ricambista sviluppa mediamente il 60% del suo giro d’affari con 3/4 fornitori di riferimento, sempre più “generalisti”, in grado cioè di fornire oltre l’80% dei prodotti gestiti dal proprio cliente.
    Questo fenomeno si autoalimenta, poiché la fidelizzazione fa crescere il “fatturato concentrato”, che a sua volta permette ai fornitori/grossisti di aumentare i servizbero fare i protagonisti minori?
    Prima di analizzare il fenomeno della concentrazione di quote di mercato bisogna capire le esigenze dei clienti. Nel caso del grossista il cliente è il ricambista.

    Il ricambista ha bisogno di concentrare i suoi acquisti su un numero limitato di fornitori. Questo fatto gli permette di ottimizzare l’aspetto logistico della fornitura e di capitalizzare un maggiore potere contrattuale per massa di fatturato e legame di fidelizzazione.
    Oggi il ricambista sviluppa mediamente il 60% del suo giro d’affari con 3/4 fornitori di riferimento, sempre più “generalisti”, in grado cioè di fornire oltre l’80% dei prodotti gestiti dal proprio cliente.
    Questo fenomeno si autoalimenta, poiché la fidelizzazione fa crescere il “fatturato concentrato”, che a sua volta permette ai fornitori/grossisti di aumentare i servizi offerti a parità di condizioni, creando gradualmente un gradino di differenziazione fra protagonisti maggiori e minori.
    il ricambista sviluppa mediamente il 60% del suo giro d’affari con 3/4 fornitori di riferimento, sempre più “generalisti”, in grado cioè di fornire oltre l’80% dei prodotti gestiti dal proprio cliente.
    Questo fenomeno si autoalimenta, poiché la fidelizzazione fa crescere il “fatturato concentrato”, che a sua volta permette ai fornitori/grossisti di aumentare i servizbero fare i protagonisti minori?
    Prima di analizzare il fenomeno della concentrazione di quote di mercato bisogna capire le esigenze dei clienti. Nel caso del grossista il cliente è il ricambista.

    Il ricambista ha bisogno di concentrare i suoi acquisti su un numero limitato di fornitori. Questo fatto gli permette di ottimizzare l’aspetto logistico della fornitura e di capitalizzare un maggiore potere contrattuale per massa di fatturato e legame di fidelizzazione.
    Oggi il ricambista sviluppa mediamente il 60% del suo giro d’affari con 3/4 fornitori di riferimento, sempre più “generalisti”, in grado cioè di fornire oltre l’80% dei prodotti gestiti dal proprio cliente.
    Questo fenomeno si autoalimenta, poiché la fidelizzazione fa crescere il “fatturato concentrato”, che a sua volta permette ai fornissista il cliente è il ricambista.

    Il ricambista ha bisogno di concentrare i suoi acquisti su un numero limitato di fornitori. Questo fatto gli permette di ottimizzare l’aspetto logistico della fornitura e di capitalizzare un maggiore potere contrattuale per massa di fatturato e legame di fidelizzazione.
    Oggi il ricambista sviluppa mediamente il 60% del suo giro d’affari con 3/4 fornitori di riferimento, sempre più “generalisti”, in grado cioè di fornire oltre l’80% dei prodotti gestiti dal proprio cliente.
    Questo fenomeno si autoalimenta, poiché la fidelizzazione fa crescere il “fatturato concentrato”, che a sua volta permette ai fornitori/grossisti di aumentare i servizi offerti a parità di condizioni, creando gradualmente un gradino di differenziazione fra protagonisti maggiori e minori.
    il ricambista sviluppa mediamente il 60% del suo giro d’affari con 3/4 fornitori di riferimento, sempre più “generalisti”, in grado cioè di fornire oltre l’80% dei prodotti gestiti dal proprio cliente.
    Questo fenomeno si autoalimenta, poiché la fidelizzazione fa crescere il “fatturato concentrato”, che a sua volta permette ai fornitori/grossisti di aumentare i servizi offerti a parità di condizioni, creando gradualmente un gradino di differenziazione fra protagonisti maggiori e minori.
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    Questo fenomeno si autoalimenta, poiché la fidelizzazione fa crescere il “fatturato concentrato”, che a sua volta permette ai fornitori/grossisti di aumentare i servizi offerti a parità di condizioni, creando gradualmente un gradino di differenziazione fra protagonisti maggiori e minor
    %0 ricambista sviluppa mediamente il 60% del suo giro d’affari con 3/4 fornitori di riferimento, sempre più “generalisti”, in grado cioè di fornire oltre l’80% dei prodotti gesttori/grossisti di aumentare i servizi offerti a parità di condizioni, creando gradualmente un gradino di differenziazione fra protagonisti maggiori e minori.
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    %0 ricambista sviluppa mediamente il 60% del suo giro d’affari con 3/4 fornitori di riferimento, sempre più “generalisti”, in grado cioè di fornire oltre l’80% dei prodotti gestiti dal proprio cliente.
    Questo fenomeno si autoalimenta, poiché la fidelizzazione fa crescere il “fatturato concentrato”, che a sua volta permette ai fornitori/grossisti di aumentare i servizi offerti a parità di condizioni, creando gradualmente un gradino di differenziazione fra protagonisti maggiori e minori.
    In realtà fra i protagonisti minori esistono già i semi per lo sviluppo di nuovi protagonisti maggiori, che si manifesteranno sul mercato nel momento in cui penseranno di unirsi in nuovi gruppi.
    Credo, infatti, che a brevi offerti a parità di condizioni, creando gradualmente un gradino di differenziazione fra protagonisti maggiori e minori.
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    %0 ricambista sviluppa mediamente il 60% del suo giro d’affari con 3/4 fornitori di riferimento, sempre più “generalisti”, in grado cioè di fornire oltre l’80% dei prodotti gestiti dal proprio cliente.
    Questo fenomeno si autoalimenta, poiché la fidelizzazione fa crescere il “fatturato concentrato”, che a sua volta permette ai fornitori/grossisti di aumentare i servizi offerti a parità di condizioni, creando gradualmente un gradino di differenziazione fra protagonisti maggiori e minori.
    In realtà fra i protagonisti minori esistono già i semi per lo sviluppo di nuovi protagonisti maggiori, che si manifesteranno sul mercato nel momento in cui penseranno di unirsi in nuovi gruppi.
    Credo, infatti, che a brevi offerti a parità di condizioni, creando gradualmente un gradino di differenziazione fra protagonisti maggiori e minori.
    %0 ricambista sviluppa mediamente il 60% del suo giro d’affari con 3/4 fornitori di riferimento, sempre più “generalisti”, in grado cioè di fornire oltre l’80% dei prodotti gestiti dal proprio cliente.
    Questo fenomeno si autoalimenta, poiché la fidelizzazione fa crescere il “fatturato concentrato”, che a sua volta permette ai fornitori/grossisti di aumentare i servizi offerti a parità di condizioni, creando gradualmente un gradino di differenziazione fra protagonisti maggiori e minor
    %0 ricambista sviluppa mediamente il 60% del suo giro d’affari con 3/4 fornitori di riferimento, sempre più “generalisti”, in grado cioè di fornire oltre l’80% dei prodotti gestiti dal proprio cliente.
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    In realtà fra i protagonisti minori esistono già i semi per lo sviluppo di nuovi protagonisti maggiori, che si manifesteranno sul mercato nel momento in cui penseranno di unirsi in nuovi gruppi.
    Credo, infatti, che a breve termine gli attuali operatori non siano destinati a diminuire ma piuttosto ad unirsi in realtà più grandi e significative, esattamente come hanno fatto i distributori aderenti a I.DI.A.
    Il vero confronto avverrà più tardi fra gruppi di distribuzione cosiddetti “maggiori%2i.
    In realtà fra i protagonisti minori esistono già i semi per lo sviluppo di nuovi protagonisti maggiori, che si manifesteranno sul mercato nel momento in cui penseranno di unirsi in nuovi gruppi.
    Credo, infatti, che a breve termine gli attuali operatori non siano destinati a diminuire ma piuttosto ad unirsi in realtà più grandi e significative, esattamente come hanno fatto i distributori aderenti a I.DI.A.
    Il vero confronto avverrà più tardi fra gruppi di distribuzione cosiddetti “maggiori”, siAIn realtà fra i protagonisti miniti dal proprio cliente.
    Questo fenomeno si autoalimenta, poiché la fidelizzazione fa crescere il “fatturato concentrato”, che a sua volta permette ai fornitori/grossisti di aumentare i servizi offerti a parità di condizioni, creando gradualmente un gradino di differenziazione fra protagonisti maggiori e minori.
    In realtà fra i protagonisti minori esistono già i semi per lo sviluppo di nuovi protagonisti maggiori, che si manifesteranno sul mercato nel momento in cui penseranno di unirsi in nuovi gruppi.
    Credo, infatti, che a breve termine gli attuali operatori non siano destinati a diminuire ma piuttosto ad unirsi in realtà più grandi e significative, esattamente come hanno fatto i distributori aderenti a I.DI.A.
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    In realtà fra i protagonisti minori esistono già i semi per lo sviluppo di nuovi protagonisti maggiori, che si manifesteranno sul mercato nel momento in cui penseranno di unirsi in nuovi gruppi.
    Credo, infatti, che a breve termine gli attuali operatori non siano destinati a diminuire ma piuttosto ad unirsi in realtà più grandi e significative, esattamente come hanno fatto i distributori aderenti a I.DI.A.
    Il vero confronto avverrà più tardi fra gruppi di distribuzione cosiddetti “maggiori”, siAIn realtà fra i protagonisti minori esistono già i semi per lo sviluppo di nuovi protagonisti maggiori, che si manifesteranno sul mercato nel momento in cui penseranno di unirsi in nuovi gruppi.
    Credo, infatti, che a breve termine gli attuali operatori non siano destinati a diminuire ma piuttosto ad unirsi in realtà più grandi e significative, esattamente come hanno fatto i distributori aderenti a I.DI.A.
    Il vero confronto avverrà più tardi fra gruppi di distribuzione cosiddetti “maggiori”, siAIn realtà fra i protagonisti minori esistono già i semi per lo sviluppoe termine gli attuali operatori non siano destinati a diminuire ma piuttosto ad unirsi in realtà più grandi e significative, esattamente come hanno fatto i distributori aderenti a I.DI.A.
    Il vero confronto avverrà più tardi fra gruppi di distribuzione cosiddetti “maggiori%2i.
    In realtà fra i protagonisti minori esistono già i semi per lo sviluppo di nuovi protagonisti maggiori, che si manifesteranno sul mercato nel momento in cui penseranno di unirsi in nuovi gruppi.
    Credo, infatti, che a breve termine gli attuali operatori non siano destinati a diminuire ma piuttosto ad unirsi in realtà più grandi e significative, esattamente come hanno fatto i distributori aderenti a I.DI.A.
    Il vero confronto avverrà più tardi fra gruppi di distribuzione cosiddetti “maggiori”, siAIn realtà fra i protagonisti minori esistono già i semi per lo sviluppo di nuovi protagonisti maggiori, che si manifesteranno sul mercato nel momento in cui penseranno di unirsi in nuovi gruppi.
    Credo, infatti, che a breve termine gli attuali operatori non siano destinati a diminuire ma piuttosto ad unirsi in realtà più grandi e significative, esattamente come hanno fatto i distributori aderenti a I.DI.A.
    Il vero confronto avverrà più tardi fra gruppi di distribuzione cosiddetti “maggiori”, siAIn realtà fra i protagonisti minori esistono già i semi per lo sviluppo di nuovi protagonisti maggiori, che si manifesteranno sul mercato nel momento in cui penseranno di unirsi in nuovi gruppi.
    Credo, infatti, che a breve termine gli attuali operatori non siano destinati a diminuire ma piuttosto ad unirsi in realtà più grandi e significative, esattamente come hanno fatto i distributori aderenti a I.DI.A.
    Il vero confronto avverrà più tardi fra gruppi di distribuzione cosiddetti “maggiori”, simili per qualità e quantità di prodotti e servizi offerti.

    Passando a parlare della legge Monti che in questi giorni entra effettivamente in vigore, che parere avete maturato in merito? Riuscirà effettivamente a tutelare maggiormente le aziende del mercato indipendente? Più in generale produrrà una richiesta maggiorata di ricambi “non originali” o al contrario farà crescere il numero di rivenditori di ricambi originali?

    La legge Monti, e per altri versi la nuova legge sulle garanzie, già in vigore da marzo 2002, stanno disegnando un mercato del ricambio che offre nuove opportunità per gli operatori indipendenti.
    Il confronto fra l’Aftemarket delle case auto e quello indipendente è, grazie alle nuove norme, più paritetico del passato.
    Sarà all’intera catena degli operatori indipendenti competere in termini di qualità nell’ “offerta globale” di prodotti (ora definibili di “qualità o di nuovi protagonisti maggiori, che si manifesteranno sul mercato nel momento in cui penseranno di unirsi in nuovi gruppi.
    Credo, infatti, che a breve termine gli attuali operatori non siano destinati a diminuire ma piuttosto ad unirsi in realtà più grandi e significative, esattamente come hanno fatto i distributori aderenti a I.DI.A.
    Il vero confronto avverrà più tardi fra gruppi di distribuzione cosiddetti “maggiori”, simili per qualità e quantità di prodotti e servizi offerti.

    Passando a parlare della legge Monti che in questi giorni entra effettivamente in vigore, che parere avete maturato in merito? Riuscirà effettivamente a tutelare maggiormente le aziende del mercato indipendente? Più in generale produrrà una richiesta maggiorata di ricambi “non originali” o al contrario farà crescere il numero di rivenditori di ricambi originali?

    La legge Monti, e per altri versi la nuova legge sulle garanzie, già in vigore da marzo 2002, stanno disegnando un mercato del ricambio che offre nuove opportunità per gli operatori indipendenti.
    Il confronto fra l’Aftemarket delle case auto e quello indipendente è, grazie alle nuove norme, più paritetico del passato.
    Sarà all’intera catena degli operatori indipendenti competere in termini di qualità nell’ “offerta globale” di prodotti (ora definibili di “qualità originale”) e servizi, che già oggi sono equiparabili a quelli cosiddetti “originali”.
    In termini di logistica e capillarità di distribuzione già oggi il settore indipendente è “superiore” a quello dell’originale.

    Il confronto vero, tuttavia, sarà quello a livello dell’autoriparatore, quale interfaccia diretta con l’autori esistono già i semi per lo sviluppo di nuovi protagonisti maggiori, che si manifesteranno sul mercato nel momento in cui penseranno di unirsi in nuovi gruppi.
    Credo, infatti, che a breve termine gli attuali operatori non siano destinati a diminuire ma piuttosto ad unirsi in realtà più grandi e significative, esattamente come hanno fatto i distributori aderenti a I.DI.A.
    Il vero confronto avverrà più tardi fra gruppi di distribuzione cosiddetti “maggiori”, siAIn realtà fra i protagonisti minori esistono già i semi per lo sviluppoe termine gli attuali operatori non siano destinati a diminuire ma piuttosto ad unirsi in realtà più grandi e significative, esattamente come hanno fatto i distributori aderenti a I.DI.A.
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    In realtà fra i protagonisti minori esistono già i semi per lo sviluppo di nuovi protagonisti maggiori, che si manifesteranno sul mercato nel momento in cui penseranno di unirsi in nuovi gruppi.
    Credo, infatti, che a breve termine gli attuali operatori non siano destinati a diminuire ma piuttosto ad unirsi in realtà più grandi e significative, esattamente come hanno fatto i distributori aderenti a I.DI.A.
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    Credo, infatti, che a breve termine gli attuali operatori non siano destinati a diminuire ma piuttosto ad unirsi in realtà più grandi e significative, esattamente come hanno fatto i distributori aderenti a I.DI.A.
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    Credo, infatti, che a breve termine gli attuali operatori non siano destinati a diminuire ma piuttosto ad unirsi in realtà più grandi e significative, esattamente come hanno fatto i distributori aderenti a I.DI.A.
    Il vero confronto avverrà più tardi fra gruppi di distribuzione cosiddetti “maggiori”, simili per qualità e quantità di prodotti e servizi offerti.

    Passando a parlare della legge Monti che in questi giorni entra effettivamente in vigore, che parere avete maturato in merito? Riuscirà effettivamente a tutelare maggiormente le aziende del mercato indipendente? Più in generale produrrà una richiesta maggiorata di ricambi “non originali” o al contrario farà crescere il numero di rivenditori di ricambi originali?

    La legge Monti, e per altri versi la nuova legge sulle garanzie, già in vigore da marzo 2002, stanno disegnando un mercato del ricambio che offre nuove opportunità per gli operatori indipendenti.
    Il confronto fra l’Aftemarket delle case auto e quello indipendente è, grazie alle nuove norme, più paritetico del passato.
    Sarà all’intera catena degli operatori indipendenti competere in termini di qualità nell’ “offerta globale” di prodotti (ora definibili di “qualità o di nuovi protagonisti maggiori, che si manifesteranno sul mercato nel momento in cui penseranno di unirsi in nuovi gruppi.
    Credo, infatti, che a breve termine gli attuali operatori non siano destinati a diminuire ma piuttosto ad unirsi in realtà più grandi e significative, esattamente come hanno fatto i distributori aderenti a I.DI.A.
    Il vero confronto avverrà più tardi fra gruppi di distribuzione cosiddetti “maggiori”, simili per qualità e quantità di prodotti e servizi offerti.

    Passando a parlare della legge Monti che in questi giorni entra effettivamente in vigore, che parere avete maturato in merito? Riuscirà effettivamente a tutelare maggiormente le aziende del mercato indipendente? Più in generale produrrà una richiesta maggiorata di ricambi “non originali” o al contrario farà crescere il numero di rivenditori di ricambi originali?

    La legge Monti, e per altri versi la nuova legge sulle garanzie, già in vigore da marzo 2002, stanno disegnando un mercato del ricambio che offre nuove opportunità per gli operatori indipendenti.
    Il confronto fra l’Aftemarket delle case auto e quello indipendente è, grazie alle nuove norme, più paritetico del passato.
    Sarà all’intera catena degli operatori indipendenti competere in termini di qualità nell’ “offerta globale” di prodotti (ora definibili di “qualità originale”) e servizi, che già oggi sono equiparabili a quelli cosiddetti “originali”.
    In termini di logistica e capillarità di distribuzione già oggi il settore indipendente è “superiore” a quello dell’originale.

    Il confronto vero, tuttavia, sarà quello a livello dell’autoriparatore, quale interfaccia diretta con l’automobilista-consumatore.
    Al cliente automobilista bisognerà far conoscere “la nuovanell’ “offerta globale” di prodotti (ora definibili di “qualità originale”) e servizi, che già oggi sono equiparabili a quelli cosiddetti “originali”.
    In termini di logistica e capillarità di distribuzionriginale”) e servizi, che già oggi sono equiparabili a quelli cosiddetti “originali”.
    In termini di logistica e capillarità di distribuzione già oggi il settore indipendente è “superiore” a quello dell’originale.

    Il confronto vero, tuttavia, sarà quello a livello dell’autoriparatore, quale interfaccia diretta con l’automobilista-consumatore.
    Al cliente automobilista bisognerà far conoscere “la nuovanell’ “offerta globale” di prodotti (ora definibili di “qualità originale”) e servizi, che già oggi sono equiparabili a quelli cosiddetti “originali”.
    In termini di logistica e capillarità di distribuzione già oggi il settore indipendente è “superiore” a quello dell’originale.
    Il confronto vero, tuttavia, sarà quello a livello dell’autoriparatore, quale interfaccia diretta con l’automobilista-consumatore.

    In termini di logistica e capillarità di distribuzione già oggi il settore indipendente è “superiore” a quello dell’originale.
    Il confronto vero, tuttavia, sarà quello a livello dell’autoriparatore, quale interfaccia diretta con l’automobilista-consumatore.
    Al cliente automobilista bisognerà far conoscere “la nuova originalità” dei pezzi di ricambio offerti, unita evidentemente al mantenimento dei punti di forza tradizionali del “meccanico di fiducia”, quali la diffusa localizzazione, la serietà, il rapporto umano e la indiscutibile convenienza economica.

    Grazie alla legge Monti i meccanici indipendenti potranno accedere a quelle informazioni tecniche che fino ad oggi le case auto riservavano alla propria rete di concessionarie e affiliate. Potranno dunque eseguire anche un certo numero di interventi a cui fino originalità” dei pezzi di ricambio offerti, unita evidentemente al mantenimento dei punti di forza tradizionali del “meccanico di fiducia”, quali la diffusa localizzazione, la serietà, il rapporto umano e la indiscutibile convenienza economica.

    Grazie alla legge Monti i meccanici ie già oggi il settore indipendente è “superiore” a quello dell’originale.
    Il confronto vero, tuttavia, sarà quello a livello dell’autoriparatore, quale interfaccia diretta con l’automobilista-consumatore.

    In termini di logistica e capillarità di distribuzione già oggi il settore indipendente è “superiore” a quello dell’originale.
    Il confronto vero, tuttavia, sarà quello a livello dell’autoriparatore, quale interfaccia diretta con l’automobilista-consumatore.
    Al cliente automobilista bisognerà far conoscere “la nuova originalità” dei pezzi di ricambio offerti, unita evidentemente al mantenimento dei punti di forza tradizionali del “meccanico di fiducia”, quali la diffusa localizzazione, la serietà, il rapporto umano e la indiscutibile convenienza economica.

    Grazie alla legge Monti i meccanici indipendenti potranno accedere a quelle informazioni tecniche che fino ad oggi le case auto riservavano alla propria rete di concessionarie e affiliate. Potranno dunque eseguire anche un certo numero di interventi a cui fino originalità” dei pezzi di ricambio offerti, unita evidentemente al mantenimento dei punti di forza tradizionali del “meccanico di fiducia”, quali la diffusa localizzazione, la serietà, il rapporto umano e la indiscutibile convenienza economica.

    Grazie alla legge Monti i meccanici indipendenti potranno accedere a quelle informazioni tecniche che fino ad oggi le case auto riservavano alla propria rete di concessionarie e affiliate.
    Potranno dunque eseguire anche un certo numero di interventi a cui fino ad oggi rinunciavano.

    Voi distributori (anche tramite i ricambisti) dovrete approntare del lavoro specifico per portarli a utilizzare per i suddetti interventi ricambi alternativi e non ricambi originali?

    Quando è stata costituita I.DI.A. la linea guida che ha caratterizzato l’elaborazione di un programma di sviluppo è stata quella di investire su un “progetto a favore del meccanico indipendente”.
    Per questo motivo è nato il network Point Service.

    Quello che Point Service deve garantire al meccanico è immagine formazione e attrezzatura a un prezzo adeguato.

    Il ricambista deve garantire ricambi di “qualità originale”.
    Questi presupposti combinati con l’opportunità offerta dalla legge Monti di accedere direttamente alle informazioni tecniche delle case auto sono la vera risposta a quanto chiede l’autoriparatore indipendente.

    Certo che per far questo Point Service dovrà ulteriormente certificarsi come progetto rappresentativo di autoriparatori qualificati, come chiede la nuova normatimeccanico è immagine formazione e attrezzatura a un prezzo adeguato.
    Il ricambista deve garantire ricamndipendenti potranno accedere a quelle informazioni tecniche che fino ad oggi le case auto riservavano alla propria rete di concessionarie e affiliate.
    Potranno dunque eseguire anche un certo numero di interventi a cui fino ad oggi rinunciavano.

    Voi distributori (anche tramite i ricambisti) dovrete approntare del lavoro specifico per portarli a utilizzare per i suddetti interventi ricambi alternativi e non ricambi originali?

    Quando è stata costituita I.DI.A. la linea guida che ha caratterizzato l’elaborazione di un programma di sviluppo è stata quella di investire su un “progetto a favore del meccanico indipendente”.
    Per questo motivo è nato il network Point Service.

    Quello che Point Service deve garantire al meccanico è immagine formazione e attrezzatura a un prezzo adeguato.

    Il ricambista deve garantire ricambi di “qualità originale”.
    Questi presupposti combinati con l’opportunità offerta dalla legge Monti di accedere direttamente alle informazioni tecniche delle case auto sono la vera risposta a quanto chiede l’autoriparatore indipendente.

    Certo che per far questo Point Service dovrà ulteriormente certificarsi come progetto rappresentativo di autoriparatori qualificati, come chiede la nuova normatimeccanico è immagine formazione e attrezzatura a un prezzo adeguato.
    Il ricambista deve garantire ricambi di “qualità originale”.
    Questi presupposti combinati con l’opportunità offerta dalla legge Monti di accedere direttamente alle informazioni tecniche delomobilista-consumatore.
    Al cliente automobilista bisognerà far conoscere “la nuovanell’ “offerta globale” di prodotti (ora definibili di “qualità originale”) e servizi, che già oggi sono equiparabili a quelli cosiddetti “originali”.
    In termini di logistica e capillarità di distribuzionriginale”) e servizi, che già oggi sono equiparabili a quelli cosiddetti “originali”.
    In termini di logistica e capillarità di distribuzione già oggi il settore indipendente è “superiore” a quello dell’originale.

    Il confronto vero, tuttavia, sarà quello a livello dell’autoriparatore, quale interfaccia diretta con l’automobilista-consumatore.
    Al cliente automobilista bisognerà far conoscere “la nuovanell’ “offerta globale” di prodotti (ora definibili di “qualità originale”) e servizi, che già oggi sono equiparabili a quelli cosiddetti “originali”.
    In termini di logistica e capillarità di distribuzione già oggi il settore indipendente è “superiore” a quello dell’originale.
    Il confronto vero, tuttavia, sarà quello a livello dell’autoriparatore, quale interfaccia diretta con l’automobilista-consumatore.

    In termini di logistica e capillarità di distribuzione già oggi il settore indipendente è “superiore” a quello dell’originale.
    Il confronto vero, tuttavia, sarà quello a livello dell’autoriparatore, quale interfaccia diretta con l’automobilista-consumatore.
    Al cliente automobilista bisognerà far conoscere “la nuova originalità” dei pezzi di ricambio offerti, unita evidentemente al mantenimento dei punti di forza tradizionali del “meccanico di fiducia”, quali la diffusa localizzazione, la serietà, il rapporto umano e la indiscutibile convenienza economica.

    Grazie alla legge Monti i meccanici indipendenti potranno accedere a quelle informazioni tecniche che fino ad oggi le case auto riservavano alla propria rete di concessionarie e affiliate. Potranno dunque eseguire anche un certo numero di interventi a cui fino originalità” dei pezzi di ricambio offerti, unita evidentemente al mantenimento dei punti di forza tradizionali del “meccanico di fiducia”, quali la diffusa localizzazione, la serietà, il rapporto umano e la indiscutibile convenienza economica.

    Grazie alla legge Monti i meccanici ie già oggi il settore indipendente è “superiore” a quello dell’originale.
    Il confronto vero, tuttavia, sarà quello a livello dell’autoriparatore, quale interfaccia diretta con l’automobilista-consumatore.

    In termini di logistica e capillarità di distribuzione già oggi il settore indipendente è “superiore” a quello dell’originale.
    Il confronto vero, tuttavia, sarà quello a livello dell’autoriparatore, quale interfaccia diretta con l’automobilista-consumatore.
    Al cliente automobilista bisognerà far conoscere “la nuova originalità” dei pezzi di ricambio offerti, unita evidentemente al mantenimento dei punti di forza tradizionali del “meccanico di fiducia”, quali la diffusa localizzazione, la serietà, il rapporto umano e la indiscutibile convenienza economica.

    Grazie alla legge Monti i meccanici indipendenti potranno accedere a quelle informazioni tecniche che fino ad oggi le case auto riservavano alla propria rete di concessionarie e affiliate. Potranno dunque eseguire anche un certo numero di interventi a cui fino originalità” dei pezzi di ricambio offerti, unita evidentemente al mantenimento dei punti di forza tradizionali del “meccanico di fiducia”, quali la diffusa localizzazione, la serietà, il rapporto umano e la indiscutibile convenienza economica.

    Grazie alla legge Monti i meccanici indipendenti potranno accedere a quelle informazioni tecniche che fino ad oggi le case auto riservavano alla propria rete di concessionarie e affiliate.
    Potranno dunque eseguire anche un certo numero di interventi a cui fino ad oggi rinunciavano.

    Voi distributori (anche tramite i ricambisti) dovrete approntare del lavoro specifico per portarli a utilizzare per i suddetti interventi ricambi alternativi e non ricambi originali?

    Quando è stata costituita I.DI.A. la linea guida che ha caratterizzato l’elaborazione di un programma di sviluppo è stata quella di investire su un “progetto a favore del meccanico indipendente”.
    Per questo motivo è nato il network Point Service.

    Quello che Point Service deve garantire al meccanico è immagine formazione e attrezzatura a un prezzo adeguato.

    Il ricambista deve garantire ricambi di “qualità originale”.
    Questi presupposti combinati con l’opportunità offerta dalla legge Monti di accedere direttamente alle informazioni tecniche delle case auto sono la vera risposta a quanto chiede l’autoriparatore indipendente.

    Certo che per far questo Point Service dovrà ulteriormente certificarsi come progetto rappresentativo di autoriparatori qualificati, come chiede la nuova normatimeccanico è immagine formazione e attrezzatura a un prezzo adeguato.
    Il ricambista deve garantire ricamndipendenti potranno accedere a quelle informazioni tecniche che fino ad oggi le case auto riservavano alla propria rete di concessionarie e affiliate.
    Potranno dunque eseguire anche un certo numero di interventi a cui fino ad oggi rinunciavano.

    Voi distributori (anche tramite i ricambisti) dovrete approntare del lavoro specifico per portarli a utilizzare per i suddetti interventi ricambi alternativi e non ricambi originali?

    Quando è stata costituita I.DI.A. la linea guida che ha caratterizzato l’elaborazione di un programma di sviluppo è stata quella di investire su un “progetto a favore del meccanico indipendente”.
    Per questo motivo è nato il network Point Service.

    Quello che Point Service deve garantire al meccanico è immagine formazione e attrezzatura a un prezzo adeguato.

    Il ricambista deve garantire ricambi di “qualità originale”.
    Questi presupposti combinati con l’opportunità offerta dalla legge Monti di accedere direttamente alle informazioni tecniche delle case auto sono la vera risposta a quanto chiede l’autoriparatore indipendente.

    Certo che per far questo Point Service dovrà ulteriormente certificarsi come progetto rappresentativo di autoriparatori qualificati, come chiede la nuova normatimeccanico è immagine formazione e attrezzatura a un prezzo adeguato.
    Il ricambista deve garantire ricambi di “qualità originale”.
    Questi presupposti combinati con l’opportunità offerta dalla legge Monti di accedere direttamente alle informazioni tecniche delle case auto sono la vera risposta a quanto chiede l’autoriparatore indipendente.
    Certo che per far questo Point Service dovrà ulteriormente certificarsi come progetto rappresentativo di autoriparatori qualificati, come chiede la nuova normativa.
    PE8 immagine formazione e attrezzatura a un prezzo adeguato.
    Il ricambista deve garantire ricambi di “qualità originale”.
    Questi presupposti combinati con l’opportunità offerta dalla legge Monti di accedere direttamente alle informazioni tecniche delle case auto sono la vera risposta a quanto chiede l’autoriparatore indipendente.
    Certo che per far questo Point Service dovrà ulteriormente certificarsi come progetto rappresentativo di autoriparatori qualificati, come chiede la nuova normativa.
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    Il ricambista deve garantire ricambi di “qualità originale”.
    Questi presupposti combinati con l’opportunità offerta dalla legge Monti di accedere direttamente alle informazioni tecniche delle case auto sono la vera risposta a quanto chiede l’autoriparatore indipendente.
    Certo che per far questo Point Service dovrà ulteriormente certificarsi come progetto rappresentativo di autoriparbi di “qualità originale”.
    Questi presupposti combinati con l’opportunità offerta dalla legge Monti di accedere direttamente alle informazioni tecniche delle case auto sono la vera risposta a quanto chiede l’autoriparatore indipendente.
    Certo che per far questo Point Service dovrà ulteriormente certificarsi come progetto rappresentativo di autoriparatori qualificati, come chiede la nuova normativa.
    PE8 immagine formazione e attrezzatura a un prezzo adeguato.
    Il ricambista deve garantire ricambi di “qualità originale”.
    Questi presupposti combinati con l’opportunità offerta dalla legge Monti di accedere direttamente alle informazioni tecniche delle case auto sono la vera risposta a quanto chiede l’autoriparatore indipendente.
    Certo che per far questo Point Service dovrà ulteriormente certificarsi come progetto rappresentativo di autoriparatori qualificati, come chiede la nuova normativa.
    PE8 immagine formazione e attrezzatura a un prezzo adeguato.
    Il ricambista deve garantire ricambi di “qualità originale”.
    Questi presupposti combinati con l’opportunità offerta dalla legge Monti di accedere direttamente alle informazioni tecniche delle case auto sono la vera risposta a quanto chiede l’autoriparatore indipendente.
    Certo che per far questo Point Service dovrà ulteriormente certificarsi come progetto rappresentativo di autoriparatori qualificati, come chiede la nuova normativa.
    Per questo motivo è già stata avviata una serie di incontri-confronto con tutte le officine del network per aggiornarle sulle nuove disposizioni di legge.
    Dato questo contesto e la nuova consapevolezza dell’autoriparatore circa il suo ruolo e le nuove regole, non sono necessari particolari sforzi di convincimento per l’utilizzo dei nostri pezzi i ricambio, che non vorremmo fossero più chiamati alternativi, ma come dice la legge Monti “equivalenti alla qualità originale”.

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