Il mercato dell’automotive e dell’aftermarket sta vivendo una fase delicatissima. Le case automobilistiche hanno investito, visto anche l’out-out imposto dalla Commissione Europea, ingenti risorse nello sviluppo e produzione di auto elettriche.
Un’offerta che nel corso degli ultimi due anni è aumentata sempre più, fino a un certo punto, quando i maggiori big dell’automotive si sono accorti che il mercato non va esattamente in quella direzione.
Partiamo dal presupposto, la mobilità sostenibile del futuro avrà diversi protagonisti che potranno dire la loro nell’abbattere le emissioni di CO2, quelle sostanze inquinanti che tanto bene non fanno al pianeta e agli esseri umani.
Cosa ha imposto la Commissione Europea alle Case automobilistiche?
A partire dal 2035 non potranno essere commercializzate vetture con alimentazione endotermica, benzina, diesel, ibride e ibride plug-in.
Tutti i grandi Marchi dell’automotive, da Mercedes-Benz al Gruppo Volkswagen, senza tralasciare Renault, hanno “fatto un grosso passo indietro”.
Se è vero che l’elettrificazione ha preso sempre più piede, le auto ibride leggere, quelle per intenderci non alla spina e che richiedono solo l’alimentazione con il carburante tradizionale, sono le più gettonate.
L’ibrido è attualmente la soluzione più conveniente, così come il Diesel. Questa tipologia di alimentazione, visti anche gli enormi investimenti fatti in passato, rappresenta la più grande alternativa in termini di efficienza, per chi vuole percorrere tanti chilometri, facendo poche soste dal benzinaio.
Un esempio vale su tutti: la motorizzazione OM654
Il propulsore Diesel che attualmente equipaggia gran parte dei modelli Mercedes-Benz, dalla Classe C alla GLA e GLB, è tra i più efficienti in circolazione. Con un pieno di benzina si possono percorrere fino a 1.200 km a velocità da Codice.
In tutta questa innovazione, in tutta questa continua rincorsa all’efficienza, il mercato e soprattutto la domanda, hanno cambiato il destino di un mondo, quello dell’automotive, che sembrava fosse già delimitato e imposto dalla UE.
Le auto elettriche saranno un’alternativa valida, anzi validissima, alla mobilità del futuro ma l’orizzonte, seppur in parte imposto dall’Unione Europea, non sembra così nitido.
Gli automobilisti europei non digeriscono le auto elettriche anzi, continuano a preferire le care e “vecchie” auto con alimentazione termica (benzina, diesel e GPL).
In questo contesto, dove l’offerta delle Case automobilistiche, per quanto concerne le auto elettriche, cresce sempre più, c’è chi invece, rifiuta l’imposizione e detta legge.
La domanda condiziona il mercato, gli automobilisti del Vecchio Continente non sono ancora pronti a un passaggio quasi obbligato, a una mobilità a zero emissioni, le cui grandi lacune, hanno fatto ripensare i Costruttori di auto.
Recentemente, Ola Källenius, Amministratore Delegato di Mercedes-Benz ha dichiarato in merito alla transizione energetica: “Nel segmento superiore, i nostri clienti, compresi quelli cinesi, preferiscono ancora motori termici con tecnologia ibrida. Il mercato dei veicoli elettrici non è cresciuto come previsto. Stiamo modernizzando la piattaforma per il motore termico in modo tale da cercare di arrivare a produrre i modelli elettrici e termici su un’unica linea industriale”.
Se un produttore premium afferma di voler continuare a investire nei motori endotermici, privilegiando sempre l’efficienza ma anche la tradizione, il dado è tratto.
Il Marchio di Stoccarda da sempre è in prima linea nella produzione di vetture di classe medio alte, pur continuando a privilegiare comfort e sostenibilità, crede nello sviluppo di nuove motorizzazioni benzina e diesel.
Ferrari ha da poco presentato la sua ultima supercar, la 12Cilindri.
Un’auto controcorrente, perché ancora una volta, dopo il lancio della Purosangue, SUV spinto da un motore aspirato benzina, il Marchio del Cavallino Rampante, crede nelle tradizionali e “storiche” forme di alimentazione.
Eppure, Ferrari vanta una gamma estremamente articolata, sportive spinte con motori a 6, 8 e 12 cilindri, ibride, ibride plug-in ma anche e soprattutto aspirate.
Non è un mistero che il Cavallino Rampante stia lavorando su di un modello completamente elettrico che sarà presentato nel 2025, eppure…
Ferrari crede nella tradizionale forma di alimentazione e fino a quando sarà possibile, commercializzerà questa tipologia di propulsione.
Benedetto Vigna, Amministratore Delegato Ferrari ha recentemente dichiarato: “Noi crediamo nella neutralità tecnologica. Stiamo concentrando i nostri sforzi sui combustibili carbon neutral, che possono essere sia e-fuel che biofuel. Ritengo che questa sia la strategia corretta, seguendo l’approccio tradizionale di Ferrari: adottare nuove tecnologie e, senza costringere nessuno, valutarle dal punto di vista del cliente. La vera sfida non è tanto il passaggio all’elettrico, ma la transizione stessa. È un cambiamento che intimorisce e fa sorgere dubbi, e di fronte a ciò molte persone ritengono che non sia possibile. Nell’industria automobilistica, che tradizionalmente si è evoluta lentamente, bisogna accelerare sia i processi che le decisioni. Tesla ha certamente rappresentato un catalizzatore per l’intero settore, spingendoci a risvegliarci e ad adattarci alle nuove sfide”.
Nel futuro dell’automotive ci sarà spazio per diverse tipologie di alimentazioni, ma l’imposizione dell’elettrico, oggi, non è lungimirante. Questo le Case automobilistiche lo sanno bene, dirottando i loro investimenti verso le tradizionali, seppur evolute, forme di alimentazioni (benzina, diesel e ibride).
Il futuro del mercato aftermarket
Il comparto dell’aftermarket deve saper rispondere alle mutate esigenze del mercato. Grazie alla sua esperienza, può ed è in grado di far fronte alle richieste di una clientela, quella italiana ed europea, che seppur attenta alle nuove forme di mobilità, crede nelle alimentazioni tradizionali.
Per come è conformata, dal punto di vista territoriale, l’Europa ma anche l’Italia, è difficile pensare ad un unico strumento di mobilità.
L’aftermarket e gli operatori del settore (ricambisti, officine e meccanici), devono investire nella loro crescita professionale, nonostante siano ancora lo zoccolo duro di una mobilità, che può e deve contare sulle tradizionali forme di alimentazioni, in un contesto dove la domanda sta indicando la strada all’Europa per un dietrofront.
Probabile uno slittamento al 2040 della normativa europea sulla commercializzazione di auto elettriche.