
Il 2025 sarà un anno di svolta per l’automotive europeo. Non solo perché entrerà in vigore la nuova normativa Euro 7, ma perché cambieranno anche le regole che disciplinano la sicurezza informatica dei veicoli, l’accesso ai dati tecnici e la connettività obbligatoria dei nuovi modelli. Un insieme di norme che ridefinirà il modo di progettare, riparare e mantenere le auto, con impatti diretti su tutta la filiera aftermarket.
Euro 7: emissioni più rigide ma realistiche
La proposta Euro 7, in vigore dal 2025 per le nuove immatricolazioni, introduce limiti più severi non solo per i gas di scarico, ma anche per particolato da freni e usura degli pneumatici.
La novità è che i test saranno più vicini alle condizioni di guida reali, per misurare le emissioni su percorsi urbani e autostradali. Tuttavia, dopo forti pressioni industriali, Bruxelles ha optato per un approccio “pragmatico”, mantenendo i limiti vicini all’attuale Euro 6, ma estendendo il monitoraggio per tutta la vita utile del veicolo.
Dal 2025 ogni nuovo modello dovrà garantire la cybersecurity certificata e la possibilità di ricevere aggiornamenti software da remoto (OTA). Significa che i veicoli saranno sempre più simili a dispositivi digitali su ruote, con benefici in termini di sicurezza ma anche nuove responsabilità per officine e operatori aftermarket, chiamati a gestire dati e diagnosi con strumenti adeguati.
Altro punto cruciale: la riforma dell’accesso ai dati del veicolo. L’Unione Europea sta lavorando per garantire parità di accesso alle informazioni tecniche tra costruttori e operatori indipendenti.
Questo diritto, se ben applicato, permetterà a officine e ricambisti di restare competitivi e di continuare a offrire manutenzioni professionali anche su veicoli digitalizzati e connessi.
Il 2025 segnerà dunque un confine tra il vecchio e il nuovo modo di intendere l’automobile. Le aziende più pronte a integrare la connettività, la formazione tecnica e la conformità normativa saranno anche quelle più capaci di consolidare la propria posizione sul mercato europeo.
L’aftermarket si prepara a una nuova stagione: meno meccanica, più software, ma sempre con al centro la competenza umana, vero motore del cambiamento.




