
Il confronto tra costruttori automobilistici e istituzioni europee è entrato in una nuova fase. Dopo anni di accelerazione verso l’elettrificazione totale, i principali gruppi industriali stanno chiedendo una revisione degli obiettivi legati al 2035 e una maggiore apertura alla neutralità tecnologica. Una richiesta che non nasce da nostalgia per il passato, ma dalla necessità di garantire una transizione sostenibile dal punto di vista economico, produttivo e occupazionale. In questo scenario, il motore termico evoluto riprende centralità strategica, diventando uno dei pilastri del nuovo equilibrio industriale europeo.
Le ragioni che hanno spinto i costruttori a cambiare tono sono molteplici. Il rallentamento della domanda di auto elettriche, l’incertezza degli incentivi nazionali, la mancanza di infrastrutture di ricarica adeguate e i costi di produzione ancora elevati stanno mettendo pressione su un settore che deve mantenere competitività globale. Molti marchi hanno investito miliardi nella transizione elettrica, ma oggi chiedono che la regolamentazione riconosca anche il potenziale di tecnologie alternative come biocarburanti, e-fuel e sistemi ibridi di nuova generazione.
L’Europa sta ascoltando. In diversi Paesi (Germania, Italia, Francia e Polonia) cresce la consapevolezza che un divieto totale per i motori termici possa creare squilibri economici e mettere a rischio migliaia di posti di lavoro, soprattutto nella componentistica. L’apertura mostrata dalle istituzioni verso carburanti sintetici e soluzioni low-carbon va letta proprio in quest’ottica: rendere la transizione sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche produttivo.
Per le Case automobilistiche, il motore termico del futuro non assomiglia più a quello tradizionale. È un propulsore altamente efficiente, compatibile con carburanti a basse emissioni, dotato di sistemi di gestione avanzati e progettato per integrarsi con piattaforme ibride. Questa evoluzione permette di ridurre drasticamente la CO₂ mantenendo infrastrutture e catene di fornitura già operative, uno dei principali vantaggi rispetto all’elettrico puro.
Motore termico, biocarburanti e nuove strategie dei costruttori
La richiesta dei costruttori europei non è un passo indietro, ma una richiesta di realismo tecnologico. La capacità di accogliere più soluzioni energetiche garantisce una maggiore resilienza del settore, soprattutto in una fase di incertezza economica globale. Aziende come Stellantis, Mercedes-Benz, Volkswagen e Renault Group stanno portando avanti programmi mirati per sviluppare propulsori termici compatibili con i nuovi carburanti sintetici, mentre parallelamente lavorano su piattaforme elettriche dedicate ai modelli di prossima generazione.
Per il mondo dell’aftermarket, queste scelte aprono nuove prospettive. Officine e ricambisti continueranno a operare su motori a combustione ancora per molti anni, ma dovranno prepararsi a gestire tecnologie ibride più complesse, sistemi di iniezione ottimizzati per biocarburanti e componenti progettati per aumentare l’efficienza. La richiesta di manutenzione specializzata non diminuirà: cambierà natura, richiedendo aggiornamenti costanti e competenze tecniche più trasversali.
Il ritorno del termico nella pianificazione strategica dei costruttori non cancella la transizione elettrica, ma la rende più graduale e più aderente alle reali possibilità del mercato europeo. Per la filiera, significa poter contare ancora su un patrimonio industriale consolidato, affiancato da nuove tecnologie capaci di ridurre l’impatto ambientale senza stravolgere l’intero sistema produttivo.






