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giovedì, 16 Gennaio 2025
  • Stellantis, piani per la riduzione della forza lavoro e non solo

    Stellantis, Mirafiori chiuderà fino a dicembre

    Stellantis, il colosso automobilistico nato dalla fusione di FCA e PSA, si trova al centro di una crisi che sta scuotendo il settore industriale europeo. Stanno emergendo alcune crepe nel modello di business del gruppo e le dimissioni anticipate di Carlos Tavares, Amministratore Delegato di Stellantis, sono la punta di un iceberg di una crisi che riguarda anche i lavoratori che perdono il lavoro o vanno in cassa integrazione.

    Sorprendentemente però, questa crisi non è da imputare all’elettrificazione, spesso additata come la causa principale delle difficoltà nel settore automotive, ma a fattori più profondi e strutturali che riguardano strategie industriali, politiche aziendali e dinamiche di mercato.

    Tra le radici della crisi vi è un’eccessiva razionalizzazione e il taglio dei costi. Sin dalla nascita di Stellantis, l’amministratore delegato Carlos Tavares ha promosso infatti una strategia di razionalizzazione spinta, finalizzata a migliorare i margini di profitto. Questo ha comportato la chiusura di alcuni impianti e una riorganizzazione massiccia delle attività produttive. Tuttavia, questa strategia, sebbene efficace nel breve termine, ha iniziato a mostrare una perdita di competitività e grande sfiducia dei lavoratori.

    Stellantis ha un portafoglio che spazia dai veicoli economici come Fiat e Citroën ai brand premium come Jeep, Maserati e Alfa Romeo.

    Tuttavia, la dipendenza da modelli a basso margine, soprattutto nei mercati europei, si sta rivelando un problema. Mentre il mercato nordamericano continua a garantire profitti grazie alla forte domanda di SUV e pickup, l’Europa soffre una concorrenza sempre più agguerrita da parte dei produttori asiatici, come Hyundai e BYD, che offrono auto elettriche competitive a prezzi accessibili.

    Rispetto all’elettrificazione poi, Stellantis ha fatto passi avanti con il lancio di diversi modelli elettrici e piani ambiziosi per il futuro, il problema non è la tecnologia in sé, ma la tempistica e la strategia. Il gruppo sembra scommettere su un modello di transizione conservativo, con un forte focus sul mantenimento della redditività dei veicoli a combustione interna. Questo approccio, però, rischia di lasciare Stellantis indietro rispetto ai concorrenti più aggressivi nell’elettrico, come Tesla e Volkswagen.

    Tutto questo genera una crisi con ricadute dirette sui lavoratori, soprattutto nei principali mercati europei, come Francia, Italia e Germania, dove si concentrano gran parte degli impianti produttivi. Stellantis ha annunciato piani per la riduzione della forza lavoro, attraverso programmi di prepensionamento e licenziamenti, in nome dell’efficienza operativa.

    Ad esempio in Italia, stabilimenti storici come quello di Melfi o Mirafiori rischiano una riduzione della produzione a causa della crescente competizione globale e della ridotta domanda di veicoli tradizionali. Idem PER Pomigliano D’Arco.

    In Francia, la chiusura di alcune linee produttive e il trasferimento di attività in mercati più competitivi come l’Est Europa hanno scatenato proteste sindacali.

    Quali scenari allora si prevedono per il futuro?

    La crisi di Stellantis mette in evidenza le sfide che un gigante dell’industria deve affrontare in un mercato sempre più globalizzato e competitivo. 

    Il 2025 sarà un ano cruciale per il gruppo. O l’azienda riuscirà a riposizionarsi come leader innovativo nel settore, oppure rischierà di perdere terreno, con ripercussioni ancora più pesanti su tutta la sua forza lavoro.

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