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giovedì, 25 Settembre 2025

Automotive europeo: ritardi sull’elettrico e sfide di competitività

BYD Sealion 7

L’industria automobilistica europea si trova in un momento decisivo. La transizione verso l’elettrico procede più lentamente del previsto, la guida autonoma fatica a decollare e la pressione della concorrenza internazionale cresce. Stati Uniti e soprattutto Cina avanzano con decisione, mentre il Vecchio Continente rischia di trovarsi in posizione difensiva. Il segnale è arrivato forte dall’ultimo IAA Mobility di Monaco, dove oltre 350 novità sono state presentate, con una presenza significativa di marchi cinesi.

I vertici dei principali costruttori europei hanno riconosciuto le difficoltà. Oliver Blume, numero uno di Volkswagen e Porsche, ha ammesso: “La festa è finita, adesso si tratta di riorientarci”. Christophe Perillat, amministratore delegato di Valeo, ha sottolineato la criticità di una filiera ancora troppo dipendente dall’Asia: batterie e componenti possono pesare fino al 40% del valore di un’auto elettrica venduta in Europa. Ridurre questa dipendenza è fondamentale, ma non sufficiente: occorre una strategia più solida per innovare e reggere l’urto della competizione globale.

Secondo il Jacques Delors Centre, l’Europa soffre l’assenza di una chiara road map industriale. Mentre la Cina accelera, con il sostegno delle politiche governative e di una produzione interna consolidata, in Europa il dibattito resta frammentato, condizionato da obiettivi climatici e vincoli normativi. Il divieto di vendere auto a benzina e diesel dal 2035, secondo Mario Draghi, rischia di non attivare un circolo virtuoso e potrebbe avvantaggiare mercati più preparati, come quello cinese.

La sfida della domanda e dell’offerta

La corsa all’elettrico in Europa non ha ancora raggiunto i numeri attesi. Le vendite di BEV restano modeste rispetto alle previsioni, mentre in Cina quasi una nuova immatricolazione su due nel 2024 riguarda veicoli a nuova energia. Negli Stati Uniti la crescita è rallentata, ma trend positivi arrivano da mercati emergenti come America Latina, Africa e Asia, dove le immatricolazioni elettriche hanno registrato un incremento oltre il 60% nell’ultimo anno.

Il nodo centrale, però, riguarda l’offerta. Francesco Zirpoli, docente di Economia e Gestione dell’Innovazione all’Università Ca’ Foscari, ha sottolineato che i costruttori europei devono proporre modelli elettrici competitivi e accessibili: senza questo passaggio, la partita sarà giocata da Cina, Corea e Giappone. Il differenziale di prezzo con i veicoli a combustione è destinato a ridursi entro pochi anni; a fare la differenza saranno quindi tecnologia, autonomia e tempi di ricarica.

Le batterie allo stato solido restano tra le soluzioni più attese: offrono maggiore densità energetica, sicurezza e leggerezza, ma i costi e la complessità produttiva ne limitano la diffusione. Altri filoni di ricerca riguardano le celle litio-zolfo, che riducono la dipendenza da materie prime critiche come nichel e cobalto, e gli anodi ad alto contenuto di silicio, in grado di garantire tempi di ricarica inferiori ai 15 minuti, come dimostrato dalla startup londinese Gdi.

Il futuro del comparto non si gioca solo sulla produzione di auto. La sfida coinvolge l’intera catena del valore: fornitori, centri di ricerca, infrastrutture e politiche industriali. Senza un’accelerazione negli investimenti e una regia coordinata, il rischio è che l’Europa perda competitività proprio nei settori in cui per decenni ha fatto scuola.

Il messaggio è inequivocabile: per restare protagonista nella mobilità del futuro, l’industria europea deve innovare, cooperare e affrontare la transizione con visione strategica e lungimiranza.

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