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giovedì, 25 Aprile 2024
  • Coronavirus e aftermarket: convivenza obbligata e ripresa possibile

    Coronavirus ed aftermarket, una convivenza obbligata per riprendere a correre.

    La Fase 2 della lotta all’epidemia da coronavirus è stata delineata dal Presidente del Consiglio e mira a ridare un po’ di libertà ai cittadini e a riaprire alcune attività. In effetti queste recenti misure, varate non senza proteste e polemiche, vedranno molte altre persone, circa 4,5 milioni, tornare alle proprie attività. Queste si aggiungono a quelle che hanno continuato a lavorare anche durante la Fase 1, ad esempio nella logistica, nei negozi di generi alimentari e in diversi settori dell’aftermarket automobilistico. Sappiamo infatti che le attività di vendita dei ricambi e quelle dell’autoriparazione potevano rimanere aperte. Questa possibilità è stata vissuta in maniera diversa dai vari soggetti e l’abbiamo visto ad esempio da come i gommisti hanno vissuto la quarantena.

    Applicazione attenta

    A posteriori possiamo dire che la filiera dell’aftermarket ha applicato le prescrizioni di sicurezza in modo efficace, riuscendo a lavorare in sicurezza. Dato che è meglio sapere qualcosa in più che qualcosa di meno, abbiamo accolto con molto favore l’approfondimento “Sicurezza dei dipendenti e clienti: quali regole per il futuro?”. È uno dei webinar di approfondimento ‘A testa alta’ trasmessi in diretta Facebbok e organizzati da Quattroruote Professional e Autopromotec insieme a CNA Autoriparazione e Confartigianato Autoriparazione. Ricordiamo ad esempio quello dedicato ai ricambi e all’esercizio della sicurezza.

    covid-19Un nemico invisibile

    Durante il webinar, coordinato da Fabio Ughetti di Quattroruote Professional, abbiamo sentito Giovanni Penco, specialista delle malattie infettive, descrivere le particolarità del coronavirus: “si tratta di un essere semplice e piccolissimo, poco più di un DNA ricoperto da una membrana. Queste particelle non si muovono ma se arrivano alle cellule umane si possono riprodurre. Si trovano per esempio nelle goccioline di saliva emesse parlando, tossendo e starnutendo. Le goccioline più piccole, che formano aerosol, possono rimanere sospese a lungo, spostandosi. Quando si depositano sulle superfici il virus in esse contenuto può rimanere attivo poche ore sul rame, fino 48 ore sull’acciaio lucido e fino a 3 giorni sulla plastica. Le superfici porose, come il cartone, diminuiscono la virulenza perché tendono ad assorbire il virus che scompare in 24 ore. Va precisato che l’attività dei virus su una superficie decresce comunque con il tempo e che occorrono milioni di particelle virali per contagiare una persona”. Penco ci ha ricordato che: “A facilitare il contagio ci sono anche le difese immunitarie basse e il fumo, che indebolisce l’apparato respiratorio. Per distruggere il coronavirus si usano soluzioni diluite di alcool e cloro e il sapone. É molto importante lavare le mani perché se tocco occhi e/o bocca ci si può infettare. Usare i guanti è importante, così come toglierli con una procedura corretta”.

    La sicurezza ha tante facce

    Veronica Bonanomi, esperta di sicurezza del lavoro, ha ricordato che occorre considerare molti aspetti per evitare il contagio. “Ti portano una macchina: chi l’ha toccata in precedenza, è stata sanificata? I riferimenti sono i protocolli di attenzione per chi lavora e i decreti ministeriali. Il datore lavoro e le azienda devono informare, con cartelli e indicazioni chiare, sia gli ‘esterni’ (fornitori, corrieri, clienti) sia il personale interno. È importante riferirsi a siti ufficiali: quelli di Governo, Ministero della Salute, Istituto Superiore della Sanità e OMS. Importante è separare i servizi igienici per interni e esterni, pianificare ingressi su appuntamento e tracciarli. In ogni caso ognuno deve essere responsabile e attento: non ci si deve ‘riparare’ dietro l’obbligo del datore di lavoro”. L’esperta ci ricorda che: “la pulizia dev’essere giornaliera – lo sporco diminuisce l’efficacia dei disinfettanti – e la sanificazione periodica, a seconda delle aziende. Se c’è un positivo COVID o un sospetto è d’obbligo una sanificazione secondo un protocollo rigido, eventualmente eseguita da un operatore certificato”.

    mascherineMovimentare in sicurezza

    Flavio Borsari, direttore generale di Uniauto, ha ricordato che: “nel nostro consorzio movimentiamo un gran numero di colli: prendiamo i ricambi e li portiamo alle officine. Per questo ci siamo attrezzati con le protezioni: mascherine, guanti, gel e distanza di sicurezza. Il grande consumo di guanti e mascherine è una spesa in più ma, dato che qualche cliente non usa bene i dispositivi di protezione, Uniauto fa di tutto per non diventare un vettore di diffusione del virus. I fornitori lasciano il materiale fuori e le consegne ai clienti avvengono a orari stabiliti. Cerchiamo inoltre di istruire i nostri partner sulle procedure”.

    Le procedure servono a tutti

    Pino Pace, di Confartigianato, apprezza i webinar di A testa alta perché “sono strumenti o che vogliono aiutare i riparatori. C’è ancora molta incertezza e, in attesa del vaccino, occorre attrezzarsi per avere – e dare – un po’ di sicurezza. Occorrerà abituarsi a un modo diverso di lavorare e rapportarsi con colleghi e clienti”.

    Andrea Corti, portavoce di CNA carrozzieri, ha detto: “ Condivido la testimonianza di Pino e confermo che la mia azienda e i miei colleghi ci siamo adeguati perché ne va di mezzo la sicurezza dei dipendenti, dei clienti e anche degli altri. Mi sono attrezzato con una reception esterna e sanifico i mezzi in entrata e uscita.  Occorre cambiare modo di lavorare e abituarsi a questo cambiamento”.

    Veronica Bonanomi ha ripreso la parola per specificare che: “le superfici di contatto – banchi, scrivanie, maniglie – vanno pulite tassativamente ogni giorno. Se in un ambiente lavora solo una persona la sanificazione può essere meno frequente ma va comunque dato ai prodotti il tempo di agire. Ricordo che i protocolli non sono una burocrazia inutile ma hanno senso perché stanno dando risultati positivi. Tenete a mente che la mancata osservanza delle norme può portare alla chiusura dell’attività anche durante la fase 2 , grave per la fase 2”.

    Esperienza da non fare

    Giovanni Penco ha concluso l’incontro rispondendo ad un artigiano attivo in un centro di revisione: “il personale sale e scende in continuazione dai veicoli, cosa deve fare?”. L’esperto ha suggerito di usare mascherine FFP2, da smaltire insieme ai guanti per ogni auto. Una misura efficace è quella di “dire al cliente di abbassare i vetri e far arieggiare l’abitacolo almeno 15 minuti: un ambiente piccolo perde moltissima carica virale con la ventilazione. Per concludere ribadisco che occorre evitare, con la prevenzione, 2 situazioni critiche. Se ci si ammala è difficile guarire e c’è il rischio di conseguenze permanenti. Se ci si infetta e si rimane portatori sani si rimane in buona salute ma si possono infettare familiari, amici e gli altri in generale. Questo è quindi da evitare assolutamente”.

    Nicodemo Angì

     

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