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sabato, 20 Aprile 2024
  • Gommisti, così vivono la quarantena

    DI STEFANO BELFIORE                                                                                                  

    gommistaGommisti aperti? A metà.

    Sarebbe meglio lasciare in esercizio solo chi serve mezzi di soccorso e forze dell’ordine. E’ quanto emerge da un sondaggio che abbiamo fatto sul gruppo Facebook “Gommisti per Passione” che conta più di 2milla operatori del settore. Dopo l’ultimo Dpcm, che proroga le misure restrittive attualmente in vigore nel nostro Paese per combattere e fronteggiare l’emergenza Covid-19, il sentiment intercettato diverge rispetto alle risultanze di un nostro precedente e simile questionario rivolto, però, ad una platea di ricambisti: qui la maggior parte  chiedevano misure di sostegno per chi prosegue la propria attività lavorativa. Discorso diverso in questo caso: più opportuno tenere in vita nell’attuale circostanza storica chi ha un’attività riparativa maggiormente declinata e protesa ai mezzi di pubblica utilità sociale. C’è poi una seconda fetta che vuol chiudere e ripartire quando la situazione torna alla normalità. Il momento è senza dubbio delicato per gli operatori degli pneumatici così come ha evidenziato anche Marc Aguettaz, managing director di GiPA Italia. La spiegazione è abbastanza logica. Cambiano le priorità: più importante la salute. Inoltre un esercizio aperto, senza clientela e dunque redditività, genera solo costi. L’intervento statale risulta ovviamente essenziale per aiutare il settore con misure tempestive, incisive e di lungo periodo per non interrompere il flusso di liquidità: vitale per dar vigore all’intera catena produttiva. Il periodo però, ci permettiamo di consigliare, non deve essere vissuto come un stallo sterile. Ma come un momento in cui, ad esempio, investire in know-how e competenze professionali. Non allentare la corsa. Rimanere in allenamento con nuovi esercizi nel nome della formazione e dell’innovazione: parametri su cui deve misurarsi oggi un professionista del comparto (a prescindere dalla crisi). Per essere più in forma di prima. La categoria dei gommisti, a volte vessata da fenomeni di commercio sleale che si annidano in rete, deve e può reagire. Lo dimostrano anche i numeri della demografia imprenditoriale di contesto. Secondo Federpneus,  dal 2009 al 2018 il numero delle aziende che operano sul mercato italiano dei pneumatici è passato dalle 6.238 alle 6.734 unità. Segno eloquente di una vitalità del comparto che rappresenta un settore d’eccellenza nella filiera aftermarket.  Un altro elemento che dà vigore all'utilità del comparto soprattuto in questo periodo riguarda il cambio stagionale delle gomme. In proposito, Federpneus ricorda che ad ora non c'è nessuna variazione temporale. Quindi l'operazione deve essere effettuata come sempre dopo il 15 aprile: ovvero dal 16 aprile 2020 al 15 maggio 2020.

    Come vive il settore la quarantena

    A farci capire maggiormente l’aria che tira nei corridoi del comparto, è Giovanni Vicario, operatore del settore e fondatore del Gruppo Facebook ‘Gommisti per Passione’. “Sicuramente il Covid-19 – dice –  segnerà la nostra vita sia nel privato che nel professionale per i prossimi 2 anni. Nell’immediato posso dire che avendo la gestione di un punto vendita, facendo l’agente e avendo il gruppo Facebook mi sono fatto un mio quadro della situazione. Sicuramente le officine che fanno solo consumer stanno soffrendo molto di più: in tanti hanno deciso di restare chiusi, qualcuno lavora per appuntamento e qualcuno solo di mattina. Questo ha portato a un problema di liquidità, generando soprattutto difficoltà di pagamento ai fornitori. Anche se fanno un po’ di servizi (riparazione, convergenze, qualche gomma) l’incasso serve e basta per le spese giornaliere. Un po’ più di lavoro ce l’hanno i gommisti che lavorano nello specialistico ciò nel settore agroindustriale e nel truck. L’agricoltore sta lavoricchiando come anche il trasportare. Quindi c’è necessità di rimanere aperti e dare un servizio . Ma c’è sempre la tendenza di stare attenti, di rimandare l’acquisto di pneumatici se no non è proprio necessario . Quindi anche qui problemi di incassi ma con importi molto più importanti. Di conseguenza, le case e i vari distributori a fine marzo hanno dovuto subire questa mancanza di liquidità che, a mio avviso, è solo assaggio di quello che succederà a fine aprile se i contagi non diminuiscono e le misure restrittive non allentano la morsa . Perché l’utente finale che è in cassa integrazione in ferie o disoccupato ed ha la propensione di spendere meno e per ciò che è strettamente necessario. Questo porta un introito minore in tutto il comparto. Purtroppo tutti i nodi vengono al pettine. Conosco tanti gommisti che hanno le gomme dentro. In tanti hanno pagamenti cortissimi (e quindi quello che hanno dentro e di loro proprietà) ma poi invece ce ne sono tanti che per abitudine o per esigenze proprie o perché fanno tanto magazzino pagano a marzo gli acquisti di dicembre ma con l’incasso del mese e quindi quando non si lavora questo metodo va in tilt”. La soluzione ideale sarebbe per Vicario una maggiore e virtuosa interlocuzione fra gli operatori:  “Quello che in questo momento ci vuole è tanto dialogo tra gommista e fornitore/produttore affinché si possa affrontare il periodo in modo da non danneggiare nessuno perché è vero che andrà tutto bene ma solo se alla ripartenza ancora siamo in piedi. Ciò può solo avvenire se si rimane coesi”. Infine necessaria una politica governativa attenta e sensibile alle esigenze del comparto. “Lo Stato – conclude – deve mettere in condizioni a tutti coloro che meritano di poter accedere a una linea di credito con tassi agevolati”.

     

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