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venerdì, 29 Marzo 2024
  • Michele Cipullo: Arval si affida all’aftermaket per la sua flotta

    Michele Cipullo: Arval si affida all'aftermaket per la sua flottaUn network di professionisti: perché Arval si affida all’aftermaket.

    Sappiamo bene che le flotte hanno un peso crescente – nel 2019 hanno immatricolato il 25% dei veicoli in Italia – e Arval si affida all’aftermaket per la gestione delle sua automobili. Marco Mosaici ci aveva raccontato del post vendita di Arval ad Autopromotec 2022 e ora Michele Cipullo (nella foto) ci spiega i dietro le quinte del funzionamento sinergico della sua piattaforma telematica e dei suoi network di professionisti Arval Premium Center e Arval Center. Apprendiamo quindi che “Arval decide di creare una sua società telematica circa 10 anni fa, dimostrando una visione lungimirante, e nel 2016 nasce ArTel – Arval Telematics – per entrare in prima persona nel mercato della telematica perché si era già capito che la telematica era una tendenza forte e che occorreva governarla proattivamente. Oggi le auto connesse della flotta sono 400mila in 25 paesi e uropei con Arval Italia a fare da capofila in questa attività, dato che da sola ha 200mila veicoli connessi: dal 2016 ogni vettura che arriva in flotta ha la sua Black Box”.

     

    Arval si affida all’aftermaket usando quali dati?

    I dati sono oggi il ‘nuovo petrolio’ e la piattaforma telematica ne raccoglie diversi, con il tipo di informazione che cambia costantemente nell’ottica di migliorare “la qualità del servizio offerto sia ai nostri clienti sia ai partner. Come esempi posso citare chilometraggio e la localizzazione, utile per gestire furti e sinistri anche in ottica antifrode. C’è molto altro in sviluppo ma sottolineo che la finalità è la salvaguardia degli asset aziendali rappresentati dai nostri veicoli. Anche se la connettività è ormai di serie perché serve per la chiamata di emergenza E-Call, i dati vanno nei server dell’OEM e quindi abbiamo mantenuto il nostro box telematico. La situazione è però in forte evoluzione e i costruttori stanno aumentando la loro presenza in questo settore, anche perché i servizi da remoto, resi possibili dalla telematica, permettono ulteriori introiti. In quest’ottica stiamo iniziando a collaborare con alcuni costruttori per valutare se la loro piattaforma si può integrare con la nostra o sostituirla”.

     

    La questione della privacy dei dati come viene gestita?

    La questione è delicata, soprattutto nelle grandi aziende con molti dipendenti, e Michele Cipullo ci ha spiegato che “il nostro è un device aftermaket e quindi le informazioni rimangono a noi – siamo quindi titolari del trattamento – e, in forma anonimizzata, al provider dei servizi telematici. Se il servizio è dato al cliente finale i dati sono del cliente, che è il titolare e ha accesso a tutti i dati, e Arval è responsabile del trattamento di alcuni dati ma non può, per esempio, accedere ai dati sul tipo di guida del cliente, che possono essere invece visti dal fleet manager. In ogni caso la privacy è per noi fondamentale anche perché siamo parte di un gruppo bancario, cosa che ci induce alle più grandi cautele. Puntualizzo il fatto che, anche se tutti i veicoli hanno la Black Box, la generazione di un set di dati più completo è subordinata alla sottoscrizione del servizio Arval Connect, che abilita, ad esempio, la localizzazione e la rilevazione dello stile di guida”.

     

    Dati evoluti e condivisi perché Arval si affida all’aftermaket

    Sappiamo bene che la telematica e il cloud possono consentire, per esempio, di leggere da remoto codici di errore e simili: in questo modo è possibile fare una manutenzione evoluta? La risposta è affermativa: “Si ed essi vengono utilizzati sia negli uffici delle operation sia dai riparatori, che possono aprire una pratica avendo già alcune informazioni sul malfunzionamento che andranno a trattare. Si tratta comunque di un’applicazione ad oggi ristretta ad ambiti e veicoli particolari ma è previsto in futuro che il servizio possa agire proattivamente, con una notifica inviata alla app o con una telefonata dal contact center. Il network preferenziale Arval – composto ad oggi da 190 Arval Premium Center e 1.265 Arval center – nasce ufficialmente nel 2019 dopo un processo di definizione e qualificazione della rete durato divrsi anni. La telematica è un abilitatore dagli usi molteplici: possiamo guidare il cliente verso un’officina affiliata, avvertire il riparatore che un certo veicolo deve fare il tagliando e prendere online l’appuntamento richiesto. Se il veicolo non è marciante si attiva il servizio di assistenza stradale frutto dell’accordo fra Arval e Hlpy che inoltra la richiesta di soccorso tramite la app. Se l’automobile è in grado di spostarsi viene indirizzata al centro Arval più vicino; nell’improbabile eventualità che la zona sia scoperta l’auto viene recuperata nella sede del soccorso stradale e poi portata a un centro Arval. In effetti indirizzare i guidatori verso il network Arval anche per gli interventi in garanzia (cosa possibile grazie alla BER Monti e ad altre leggi europee a tutela della concorrenza), aggiunge un altro anello alla catena del valore per l’azienda”.

     

    Arval si affida all’aftermaket anche in vista dell’elettrificazione

    È noto che la riparazione delle auto elettrificate implica una conoscenza dedicata e “il nostro network viene adeguatamente formato in questo senso, mettendo in comunicazione officine e formatori. Le qualificazioni PES-PEI-PAV, possedute da molti dei nostri centri, ne sono la prova. Per accompagnare questa evoluzione c’è bisogno di telematica già oggi, strumento che supporta le aziende nel loro cammino nell’elettrificazione fornendo dati sulle ricariche, i tragitti percorsi e i luoghi più frequentati. Le ibride Plug-in, per esempio, rendono al meglio tenendo le batterie ben cariche e i dati raccolti ci consentono di suggerire la ricarica per diminuire costi ed emissioni. Stesso discorso per le cariche/scariche a fondo dell’auto elettrica, un processo che deteriora prima la batteria: la telematica avverte il gestore flotta di questo uso potenzialmente deleterio e permette di monitorare il valore del veicolo, asset importante di Arval. Nel futuro saremo proattivi anche nel versante delle ricariche, sempre nell’ottica di preservare i nostri asset e per far si che l’investimento in veicoli a basse emissioni, ad oggi più costosi, dia i ritorni previsti”.

     

    L’analisi dei dati e l’importanza di ‘essere digitali’

    I veicoli connessi producono e inviano molti dati ma la loro elaborazione è molto complessa. Apprendiamo quindi che “Arval ha un livello operativo che raccoglie le informazioni e le immette nel processo, discutendo la qualità dei dati, studiando le casistiche e stabilendo le relative procedure. Il secondo livello ha ambiti più generali e implica una squadra di data scientist che armonizza i dati raccolti quotidianamente sul campo con il nostro database delle riparazioni e quello della compravendita dei veicoli. Sono stati istituiti anche team nazionali e il fine ultimo non è solo l’erogazione del servizio ma il trarre valore, per esempio, dal punto di vista del pricing e dell’efficienza generale e finanziaria”. Non è quindi una esercizio di retorica dire che ‘Arval si affida all’aftermaket’ dato che chi fa parte del network deve investire ma riceve molte contropartite, ad esempio in termini di formazione, vantaggi dall’affiliazione a un grande network e il prendere del lavoro ulteriore. Per arrivare a questi vantaggi, però, occorre conoscere il business digitale, ‘esserci’ nella Rete e quindi seguire proattivamente la tumultuosa evoluzione dell’automotive.

    Nicodemo Angì

     

     

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