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mercoledì, 24 Aprile 2024
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    Componentistica automotive italiana 2021La componentistica automotive italiana tra difficoltà attuali e segnali futuri di ripresa.

    In uno scenario internazionale frenato dalla pandemia, la filiera italiana mostra evidenti segnali di rallentamento, che nel 2020 si sono tradotti in un calo del fatturato del -11,9% in Italia. Mentre quasi un’impresa su due si posiziona verso powertrain elettrici e ibridi, per il 2021 si attende una ripresa, nonostante le preoccupazioni relative ai prezzi e alla reperibilità delle materie prime.

    L’edizione 2021 dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana (indagine realizzata dalla Camera di commercio di Torino, da ANFIA e dal Center for Automotive and Mobility Innovation del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari di Venezia) descrive un universo composto da 2.203 imprese con sede legale in Italia. Il perimetro di riferimento nel tempo è stato oggetto di un costante perfezionamento, nella consapevolezza che la filiera autoveicolare è per sua natura sempre più dinamica e deve rispondere ai cambiamenti che la mobilità sta vivendo, in primo luogo con i processi di elettrificazione e automazione del veicolo. Non a caso fra i diversi segmenti della filiera le aziende che producono parti e componenti per la fornitura di veicoli elettrici stanno iniziando a delinearsi come categoria separata dagli specialisti, mentre altri segmenti, come gli specialisti dell’infomobilità e del motorsport, hanno già trovato negli anni una loro identità.

    I numeri della componentistica automotive

    Nel 2020 le imprese che compongono l’universo della componentistica automotive hanno generato un fatturato stimato pari a 44,8 miliardi di euro e impiegato oltre 161.400 addetti. Rispetto all’anno precedente (quando già era stata registrata una variazione negativa di fattu-rato), il volume d’affari è ulteriormente calato dell’11,9%, accompagnato dalla diminuzione del numero di addetti (-1,5% a fronte del +0,6% del 2019)

    Si tratta di un peggioramento che ha riguardato tutti i segmenti della filiera: le categorie con una riduzione del fatturato più modesta sono le imprese di Engineering & Design (-6,8%), gli specialisti aftermarket (-7,0%) e i subfornitori delle lavorazioni (-9,6%), mentre il calo è più sostenuto per gli specialisti, inclusi quelli del motorsport (rispettivamente -12,1% e -11,3%), sistemisti e modulisti (-12,6%) e subfornitori (-13,6%).

    Nel Nord-Ovest, le regioni più rappresentative restano il Piemonte, con il 33,5% del totale italiano (737 imprese), benché nell’ultimo quinquennio la sua incidenza si sia ridotta di oltre due punti percentuale, e la Lombardia che, con oltre 600 imprese, rappresenta il 27,4% dell’universo (cinque anni prima rappresentava il 25,7%). Nel Nord-Est, l’Emilia Romagna ha mantenuto stabile la quota di imprese appartenenti alla componentistica (il 10,2%), mentre il Veneto ha aumentato di poco il suo peso oggi pari all’8,6% (era il 7,2% nel 2016). La flessione ha coinvolto più o meno intensamente tutti i livelli della catena di fornitura, in primo luogo i vertici, dove i fornitori di sistemi e moduli integrati hanno registrato un calo del 15,8%; seguono i subfornitori delle lavorazioni e la subfornitura “tout court”, dove il calo è stato rispettivamente del -14,4% e del -13,9%. Per la prima volta negli ultimi cinque anni, si assiste anche a una flessione degli addetti che, con quasi 56.700 unità (il 35,2% del totale nazionale), registrano una diminuzione del -2,7%.

    La filiera della componentistica automotive: uno sguardo al 2020

    All’indagine della presente edizione dell’Osservatorio hanno partecipato complessivamente 477 imprese della filiera, con un tasso di risposta del 21,7%.
    Solo il 5% degli operatori ha denunciato un giro di affari sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente, mentre le imprese in fase di crescita e quelle in contrazione risultano rispettivamente il 15% e l’80%, da cui deriva un saldo del -65%. Si tratta del valore peggiore nella storia dell’Osservatorio: in particolare si nota il drastico incremento della quota di imprese con un fatturato in calo di oltre 20 punti, passate dal 9% della scorsa rilevazione al 29%. La contrazione è stata particolarmente pesante per il segmento dei sistemisti e modulisti (saldo del -93%) ed è apparsa di grande rilievo per tutto il mondo della subfornitura, in particolare quello delle attività delle lavorazioni (-78%), e per la categoria degli specialisti, compresi gli operatori dell’aftermarket (-66%)

    Relazioni della filiera componentistica automotive con FCA e impatto dell’operazione Stellantis

    È proseguito nel 2020 il processo di progressiva riduzione della dipendenza da FCA, accompagnato dalla riorganizzazione delle imprese come fornitrici di altre case. FCA è infatti risultata presente nel portafoglio clienti del 69% delle imprese, il valore più basso rilevato dall’Osservatorio (78% per i fornitori piemontesi); è proseguita inoltre la graduale contrazione della quota di ricavi generati da commesse del gruppo FCA (il 35,4% a fronte del 36,6% del 2019 e del 37,4% dell’anno precedente), dovuta a un significativo calo sul mercato domestico, non sufficientemente bilanciata dalla crescita avvenuta su quello estero. Considerando invece complessivamente i due gruppi confluiti in Stellantis, il fatturato medio generato dalle vendite sale al 41,7%, con un’incidenza complessiva di PSA di oltre 6 punti percentuale. Interrogate sull’impatto derivante dall’operazione Stellantis, quasi sei imprese su dieci hanno dichiarato di non saper ancora dare un giudizio a evidenziare l’incertezza che pervade la filiera in relazione agli esiti nel tempo. Fra quante, invece, si sono espresse, il 72% ne ravvisa un’opportunità a fronte del 28% che percepisce un rischio per il proprio business.

     

    Componentistica automotive italiana 2021

    Componenstica automotive: la propensione all’internazionalizzazione

    Nell’ambito di una filiera già caratterizzata da un marcato orientamento all’export, il 71,5% delle imprese ha continuato ad esportare anche durante il 2020: la percentuale tuttavia si è ridotta di quasi quattro punti rispetto allo scorso anno. Aumenta però il fatturato derivante dalle esportazioni: oggi rappresenta il 41,3%, era il 40,9% nel 2019 e il 39,9% nel 2018.

    R&S dellla Componenstica automotive

    Nel 2020 è diminuito il numero di imprese che hanno investito in R&S: 69% rispetto al 73% nel 2019. Il calo è dovuto soprattutto alle imprese di medie e grandi dimensioni. Stabile (17%) la quota di imprese che hanno depositato brevetti nell’ultimo triennio (2018-2020). Il 78% delle imprese dichiara di aver realizzato almeno un’innovazione di processo e/o prodotto nel triennio 2018 – 2020; nell’edizione precedente, la percentuale di chi aveva innovato nell’ultimo triennio era superiore all’80%. In particolare è diminuita la quota di imprese che ha introdotto innovazioni di prodotto (il 39,8%), in calo rispetto alla precedente rilevazione (erano il 42,6%), ma soprattutto rispetto al triennio 2015-17 (il 55,7%). Gli ostacoli che le imprese rilevano nello sviluppo di innovazioni di processo o prodotto, riguardano i costi di innovazione ritenuti ancora molto elevati (53%), la mancanza di personale qualificato (50%), nonché la domanda instabile di prodotti e servizi innovativi (il 49%) e le difficoltà di reperimento di partner con cui collaborare (46%).

    Addetti, competenze e nuovi fabbisogni nella componentistica automotive

    L’85,7% delle imprese ha al suo interno personale laureato, con una crescita graduale negli ultimi cinque anni: nel 2016 erano l’81,6%. Al contrario, la percentuale di imprese con risorse umane destinate alle sole attività di R&S è calata, dal 72% del 2019 al 70% del 2020 ritornando ai livelli di due anni fa.
    Fra le imprese che hanno dichiarato di aver preso parte o di voler partecipare nel prossimo futuro a progetti di sviluppo di tecnologie connesse ai nuovi trend evolutivi del settore (il 55% delle rispondenti totali), prevale la volontà di formare le risorse interne per favorire l’acquisizione delle competenze occorrenti (il 77,3%); diffusa anche l’intenzione di assumere nuovo personale che sia già in possesso della professionalità (il 58,9%) e quella di attivare forme di collaborazione o consulenza con risorse umane esterne (il 47,3%). Nel futuro quinquennio gli ambiti che richiederanno un investimento in figure professionali dedicate saranno principalmente la gestione dei processi produttivi (per il 59% delle imprese) e dei processi di automazione (il 53%). Segue l’esigenza, per il 47% delle imprese, di individuare professionalità che operino nello sviluppo di software o applicazioni e, per il 45% nella ricerca di nuovi prodotti e materiali.

    Prospettive della componentistica automotive

    Per il 2021, le prospettive sono influenzate principalmente dalle tensioni commerciali derivanti dall’aumento dei prezzi delle materie prime (il 65,8% delle imprese), ma anche dal generale rallentamento del quadro economico in Europa (il 62,7%), e dai problemi connessi alla scarsa reperibilità di componentistica di materie prime (il 44,3%).
    Tuttavia, la filiera si attende un anno di ripresa: oltre i due terzi delle imprese convengono su una crescita del fatturato, mentre è pari al 57,5%, al 56,5% e al 55% la quota di imprese che prevedono rispettivamente aumenti degli ordinativi interni, delle esporta-zioni e dell’occupazione.

    I trend tecnologici che impattanno sulla componentistica automotive

    A livello europeo sul fronte dei powertrain, le motorizzazioni a benzina, per la prima volta nel 2020, vedono erodere in modo significativo la propria quota di mercato (-10 punti percen-tuali tra il 2019 e il 2020 e -10 punti percentuali nel primo semestre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020) a beneficio dei powertrain elettrificati, che hanno aumentato la propria quota percentuale di circa due volte e mezza, passando da poco meno del 10% nel 2019 a quasi il 24% nel 2020 (con una crescita ulteriore nel primo semestre del 2021 che porta la quota degli EPV al 35,7%).
    Guardando alle imprese rispondenti all’indagine, la percentuale di fornitori che si descrivono come posizionati sul comparto dei motori a benzina e diesel rimane molto elevata (rispettivamente 72,8% e 77,9% dei rispondenti), ma è significativa anche la percentuale di quanti si posizionano (oltre al resto) sui powertrain elettrificati 47,5%. Consistente è anche la percentuale di componentisti che si descrive come posizionata sulle alimentazioni a metano e/o GPL (29,7%, su un mercato interno importante, che conta intorno al 9% delle immatricolazioni oltre alle trasformazioni dei veicoli circolanti). Da segnalare il dato, da ritenersi confortante alla luce dell’andamento del mercato, delle aziende che si posizionano esclusivamente sulle motorizzazioni diesel, che risulta pari all’11,2%. Da segnalare, inoltre, il 6,9% di rispondenti che si dichiarano posizionati sulle fuel cells, un dato che si distingue in quanto di gran lunga superiore all’effettiva presenza di questi powertrain sul mercato, e al quale, anche se quasi certamente è influenzato dagli usi complementari di questa tecnologia, è lecito guardare con ottimismo.
    Industry 4.0
    La rilevazione ha evidenziato che il 56,2% delle imprese dichiara d’aver già introdotto almeno un’innovazione riconducibile all’Industry 4.0, percentuale in leggero aumento rispetto all’anno precedente. 

     

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