Non si ferma la morsa dell’Europa verso i prodotti importati dalla Cina, così dopo i dazi doganali sulle auto elettriche cinesi arriva un altro duro colpo all’Oriente sul biodiesel.
La Commissione europea potrebbe alzare i dazi doganali anche su altri beni non strettamente legati al mondo dei trasporti. A seguito di una indagine avviata nei mesi scorsi sull’anti-dumping, anche il biodiesel importato dalla Cina sarà duramente tassato.
Al fine di proteggere l’industria europea, i dazi provvisori, saliranno fino al 36,4%.
Secondo Bruxelles, la Cina ha tenuto artificialmente bassi i prezzi del biodiesel, praticando così una politica scorretta. In autunno sarà deciso dalla Commissione Europea se dare il via definitivo ai dazi, nell’attesa si corre ai ripari.
Il biodiesel è un mercato florido in Europa, si stima che possa valere oltre 31 miliardi di euro.
Si tratta di un valore immenso e non solo, perché i biodiesel potrebbero sostituire i tradizionali combustibili fossili nei trasporti.
Secondo la EBB, dalla Cina sarebbero pronti una serie di prodotti che potrebbero realmente mettere in crisi il mercato europeo.
Diverse le compagnie petrolifere che hanno sentito duramente il colpo dei “carburanti alternativi” provenienti dall’Oriente. La Shell ha sospeso la realizzazione nei Paesi Bassi di un nuovo stabilimento, stessa sorte anche per altri grossi Marchi petroliferi, addirittura Argent Energy ha chiuso definitivamente una bioraffineria.
Si apre così il dibattito anche tra i costruttori di auto, se è giusto e conveniente per l’Europa, alzare delle barriere e se questa è la strada giusta. C’è un aspetto da considerare in tutta questa vicenda.
Diversi Marchio automobilistici hanno delocalizzato la propria produzione in Cina. Un esempio vale su tutti, il Gruppo BMW produce la Mini in Oriente, stessa situazione vale per la Volvo.
I dazi doganali potrebbero essere, dunque, anche un autogol, occorre a tal fine valutare attentamente i rischi e benefici prima di innescare una vera e propria bomba a orologeria.