Che la Cina fosse diventata il primo esportatore mondiale di automobili, lo si sapeva analizzando i dati del 2023 che decretano il netto superamento della storica leadership del Giappone.
Una crescita che sta avvenendo anche in Europa, dove le vetture cinesi rappresentano già un 21% del mercato, con la BYD che ha sottratto la leadership alla Volkswagen, diventando così il marchio più diffuso.
Uno studio (quello di AlixParners Global Automotive Outlook), prevede addirittura che le case automobilistiche cinesi raddoppieranno la loro quota del mercato europeo arrivando al 12% entro il 2030, mentre in Russia la crescita sarà ancora maggiore, con un incremento dal 33 al 69%.
Discorso analogo in Medio Oriente e in Africa, Paesi che dovrebbero passare dall’8 al 39%, mentre le consegne in America centrale e meridionale potrebbero aumentare dal 7 al 28%.
In Europa cresce la quota delle auto elettriche cinesi
Tra i motivi che fanno delle case automobilistiche del Sol Levante le prime per produzione ed esortazione vi sono sicuramente i costi inferiori di circa il 35% rispetto ai costruttori tradizionali, fattore che consente loro di abbassare i prezzi di vendita.
Questo è possibile soprattutto perché il costo del lavoro è più basso e vi è una integrazione verticale più evidente: dalle materie prime ai fornitori di componenti, all’assemblaggio finale, fino alla vendita ad altre case automobilistiche.
Da non sottovalutare poi, l’aumento della capacità di trasporto all’estero, che ha spinto le case automobilistiche di Pechino ad assicurarsi una flotta di trasporto, e quindi rendere più agevole le esportazioni.
Altri fattori della leadership della Cina sono: maggiore efficienza produttiva, strategie di prezzo aggressive, tempi di sviluppo ridotti, capacità di aggiornare più frequentemente i modelli dei veicoli e stretto controllo della filiera produttiva.
In un simile contesto appare chiaro che l’Europa è un mercato molto più importante per la Cina di quanto la Cina non lo sia per l’Europa (il che fa sperare che Pechino abbia interesse a mantenere buone relazioni economiche), ma alcuni comparti dell’industria automobilistica europea dipendono fortemente da forniture provenienti dalla Cina e ciò dà a Pechino una leva importante sull’Europa.
In realtà anche i dazi introdotti temporaneamente dall’Unione Europea sui veicoli elettrici alla Cina sono misure compensative, non protezionistiche.
Tra la Cina e l’Europa è in corso una sfida economica e commerciale lontana dalla corsa per l’egemonia tecnologica e diplomatica. Ora è tempo di ripensare il futuro delle relazioni economiche e commerciali con Pechino.