Le segreterie di Fiom, Fim e Uilm hanno inviato un appello alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per chiedere il trasferimento del tavolo sull’Automotive direttamente a Palazzo Chigi.
La richiesta arriva in un contesto di crescente preoccupazione per il destino del settore automobilistico italiano, in particolare a fronte dello stallo nei confronti presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso. Ad innescare l’allarme dei sindacati è il taglio delle risorse destinate al comparto Automotive previsto nella legge di bilancio.
Secondo le sigle sindacali, tale decisione rischia di compromettere ulteriormente un settore già messo a dura prova dalla transizione ecologica e dalla crisi economica globale.
Un ulteriore campanello d’allarme è rappresentato dal forte calo della produzione di vetture negli stabilimenti Stellantis sul territorio nazionale. L’Italia è passata da essere uno dei maggiori produttori europei di automobili a registrare una contrazione significativa della sua capacità industriale, con conseguenze dirette sull’occupazione e sull’indotto.
Fiom, Fim e Uilm sottolineano come il settore Automotive sia cruciale per l’economia italiana
Il mercato delle quattro ruote, sia in termini di posti di lavoro, sia per la sua rilevanza tecnologica e industriale, è un motore fondamentale per il progresso del nostro Paese.
In particolare, il passaggio alla mobilità elettrica e sostenibile richiede investimenti massicci in ricerca, innovazione e infrastrutture, che non possono essere affrontati senza un chiaro sostegno governativo.
“Il confronto al Ministero delle Imprese si è arenato, e le risposte fornite finora sono insufficienti per affrontare la portata della crisi,” denunciano i sindacati. La decisione di chiedere il coinvolgimento diretto della premier Meloni nasce dalla convinzione che solo un intervento ai massimi livelli istituzionali possa sbloccare la situazione e garantire un piano strategico a lungo termine per il settore. Senza interventi mirati, i sindacati temono un’ulteriore perdita di competitività del sistema industriale italiano rispetto ai grandi produttori europei e globali. Questo non solo metterebbe a rischio migliaia di posti di lavoro, ma potrebbe compromettere l’intero ecosistema economico legato all’automotive, dalla componentistica ai servizi.
Trasferire il tavolo a Palazzo Chigi non è solo una questione simbolica, ma un segnale di priorità per un settore che rappresenta il 6% del PIL italiano.
“Serve una cabina di regia chiara e autorevole, capace di coordinare le politiche industriali, energetiche e fiscali necessarie per affrontare le sfide del futuro,” ribadiscono Fiom, Fim e Uilm. Ora la palla passa al governo, chiamato a dimostrare la propria capacità di visione strategica per salvaguardare una filiera che, nonostante le difficoltà, resta uno dei motori dell’economia italiana.