Nel 2022, l’Unione Europea aveva tracciato una rotta chiara: dal 2035 niente più immatricolazioni di auto con motore termico. Una decisione strategica che, nel contesto del Green Deal, voleva guidare l’Europa verso la neutralità climatica. Tuttavia, superata la metà del 2025, quel traguardo appare sempre più distante. La promessa di un mercato auto completamente elettrico sta cedendo il passo a un approccio più sfaccettato, capace di considerare limiti tecnologici, dinamiche industriali e bisogni reali dei cittadini.
La recente introduzione di una deroga per i carburanti sintetici, gli e-fuel, rappresenta il primo indizio di una revisione silenziosa ma significativa. Questi combustibili, se prodotti con energie rinnovabili e CO2 riciclata, potranno alimentare i motori termici anche dopo il 2035. Non si tratta di un semplice aggiustamento tecnico, ma di un cambiamento di mentalità: la transizione ecologica non sarà più monodirezionale verso solo ed esclusivamente le auto elettriche.
Auto elettriche: crescita discontinua e ostacoli infrastrutturali
Secondo i dati ACEA, nel primo semestre del 2025 le auto elettriche a batteria (BEV) hanno raggiunto il 15,6% del mercato europeo. Un progresso innegabile rispetto all’anno precedente, ma ancora lontano dal 100% auspicato entro il 2035. La maggioranza delle nuove immatricolazioni resta legata a motorizzazioni ibride (oltre il 43%), mentre benzina e diesel continuano a occupare quasi il 38% delle vendite.
La crescita dell’elettrico non è uniforme: in Germania il segmento BEV aumenta del 35%, nei Paesi Bassi solo del 6%, mentre in Francia, uno dei mercati chiave, le vendite calano del 6,4%. In Italia, nonostante il supporto degli incentivi, l’elettrico fatica a decollare a causa delle carenze infrastrutturali e di una percezione ancora incerta sulla reale convenienza d’uso.
Il problema delle colonnine è centrale: sebbene in aumento, la rete di ricarica resta troppo lenta, mal distribuita e spesso inaffidabile. Nei territori periferici e nel sud del continente, l’accessibilità alla ricarica rapida è un ostacolo concreto all’adozione dell’elettrico. A ciò si somma la lentezza del processo: anche i modelli più evoluti richiedono almeno 20-30 minuti per una ricarica all’80%, un tempo giudicato eccessivo da molti automobilisti.
Gli e-fuel entrano in gioco in questo scenario frammentato. Sebbene costosi e ancora in fase embrionale, offrono un’opzione di continuità tecnologica: possono alimentare i motori esistenti e sfruttare le reti di rifornimento attuali, senza stravolgere completamente il sistema.
I grandi gruppi industriali stanno adattando le loro strategie a questa nuova realtà. Volkswagen, Stellantis, Toyota e BYD lavorano ormai su piattaforme flessibili, capaci di ospitare diverse tecnologie: elettrico, ibrido, termico a carburanti alternativi e persino idrogeno. Nessuna soluzione esclusiva, ma un mix funzionale alle diverse esigenze geografiche, economiche e infrastrutturali.
L’orizzonte del 2035 si trasforma così in un punto di equilibrio, più che in una linea di demarcazione. L’obiettivo di un’Europa a basse emissioni resta valido, ma i mezzi per raggiungerlo saranno molteplici, interconnessi e, soprattutto, adattabili alla realtà dei fatti.