
Nel panorama della mobilità aziendale, la sostenibilità e il benessere dei dipendenti diventano oggi elementi strategici fondamentali per le imprese italiane. A confermarlo è la nuova ricerca condotta da Arval Mobility Observatory, il centro di studio promosso da Arval che analizza l’evoluzione della mobilità a livello nazionale e internazionale.
L’indagine, intitolata “Mobility Benefit: nuovi orizzonti della mobilità aziendale tra benessere dei dipendenti e sostenibilità” e realizzata in collaborazione con il centro studi Econometrica, fotografa un cambiamento ormai strutturale nel modo in cui le aziende gestiscono gli spostamenti dei propri collaboratori.
Dallo studio emerge un quadro incoraggiante: il 68% delle aziende intervistate ha già avviato o sta definendo una strategia formalizzata per la mobilità sostenibile. Tra le principali motivazioni, figurano la volontà di ridurre l’impatto ambientale (63%), aumentare il benessere dei dipendenti (42%) e garantire maggiore flessibilità (24%).
Le imprese più strutturate mostrano una sensibilità spiccata verso i bisogni delle persone, mentre chi si trova nelle fasi iniziali concentra ancora gli sforzi sulla riduzione delle emissioni. Tuttavia, non mancano gli ostacoli: resistenze interne al cambiamento (34%), carenza di budget dedicati (21%) e difficoltà nella scelta delle soluzioni più efficaci (19%). In questo contesto, il supporto consulenziale diventa determinante: quattro aziende su dieci ritengono che una consulenza specifica possa facilitare l’adozione di strategie di mobilità più sostenibili.
Un ruolo chiave è ricoperto dalla digitalizzazione: il 57% delle imprese utilizza già strumenti connessi per monitorare le flotte e raccogliere dati utili sulla riduzione delle emissioni (aspetto importante per il 93%), sul numero di utenti (56%) e sulla soddisfazione dei collaboratori (46%).
La mobilità aziendale come leva di welfare e competitività
La ricerca Arval evidenzia come la mobilità integrata sia oggi parte integrante dei programmi di welfare aziendale: oltre la metà delle imprese la include o prevede di farlo entro i prossimi due o tre anni. Tra le iniziative più diffuse figurano il rimborso del trasporto pubblico locale, l’introduzione di budget flessibili di mobilità, il car sharing aziendale con possibilità d’uso privato, i rimborsi chilometrici e il bike sharing.
Un ulteriore segnale della trasformazione culturale è la collocazione del mobility manager: nel 55% dei casi opera all’interno delle Risorse Umane o dei Servizi Generali, mentre in un’azienda su dieci riporta direttamente al vertice aziendale. Questo spostamento testimonia come la mobilità sia ormai percepita come un elemento strategico, legato non solo alla logistica, ma alla qualità della vita delle persone e alla competitività dell’impresa.
Come sottolinea Massimiliano Abriola, Head of Consulting & Arval Mobility Observatory Italia, “la mobilità è sempre più centrale nella trasformazione delle imprese, e comprenderne l’evoluzione è fondamentale per costruire modelli più responsabili, inclusivi e performanti, capaci di generare valore per le persone, l’ambiente e le organizzazioni”.
Il contributo dell’AITMM (Associazione Italiana Travel e Mobility Manager) conferma che la mobilità aziendale sta assumendo un ruolo strategico nel ridisegnare la vita lavorativa e la cultura organizzativa. Non più un semplice strumento di spostamento, ma un ecosistema integrato che unisce efficienza, sostenibilità e welfare.
L’approccio promosso da Arval Mobility Observatory dimostra come la mobilità possa diventare una leva concreta per il benessere delle persone e per la competitività delle imprese, offrendo una visione moderna e responsabile delle risorse e dei viaggi quotidiani, “per i molti percorsi della vita”.




