Il conto alla rovescia verso il 2035, anno in cui l’Unione Europea ha fissato lo stop alla vendita di nuove auto termiche, continua a generare un confronto serrato. Da una parte c’è Bruxelles, determinata a rispettare le tappe della decarbonizzazione; dall’altra il mondo dell’automotive, preoccupato per gli effetti industriali, occupazionali e sociali di una misura tanto drastica.
Tra le voci più critiche emerge quella di Ola Kallenius, CEO di Mercedes-Benz e presidente dell’ACEA, che ha espresso senza mezzi termini la propria posizione: secondo lui, l’attuale impostazione nei confronti delle auto termiche rischia di condurre il settore “a tutta velocità contro un muro”.
Auto termiche, neutralità tecnologica e ruolo dei carburanti alternativi
Il manager tedesco ribadisce che l’azzeramento delle emissioni non dovrebbe coincidere con l’imposizione di un’unica strada, quella dell’elettrico. Biocarburanti, carburanti sintetici, idrogeno e ibridi plug-in evoluti possono contribuire a ridurre la CO₂, offrendo un approccio diversificato e meno rigido.
Secondo Kallenius, la decisione di vietare le auto termiche rischia anche di generare effetti distorti: molti automobilisti potrebbero rimandare l’acquisto fino al 2034, dando vita a un’ondata di nuove immatricolazioni di veicoli a benzina e diesel alla vigilia dello stop, con il risultato di mantenere per anni un parco circolante inquinante.
Per favorire la diffusione dell’elettrico, sottolinea, servono incentivi mirati e una rete capillare di ricarica a costi accessibili, così da rendere la mobilità a zero emissioni una scelta sostenibile per le famiglie e non un peso economico.
Impatto sull’industria europea
Il dibattito va oltre la sfera ambientale. L’automotive rappresenta uno dei pilastri economici del continente, con milioni di posti di lavoro diretti e indiretti. Lo stop ai motori termici rischierebbe di ridimensionare comparti fondamentali come quelli legati a cambi, sistemi di iniezione e scarichi, settori che difficilmente trovano spazio nella filiera dell’elettrico.
Paesi come Germania, Italia e Polonia, con una forte vocazione manifatturiera, sono tra i più vulnerabili. Non sorprende che diverse associazioni e governi stiano chiedendo una maggiore flessibilità, cercando un equilibrio tra sostenibilità ambientale e salvaguardia sociale.
Mercedes e la nuova strategia di prodotto
In attesa di chiarimenti dall’UE, Mercedes-Benz non riduce il passo. Entro il 2027 la casa tedesca lancerà oltre trenta nuovi modelli, in quello che Kallenius definisce il programma più ampio mai realizzato dal marchio.
Un tassello centrale sarà la nuova GLC elettrica, in anteprima al Salone di Monaco: design rinnovato, sistema operativo MB.OS e prestazioni competitive. Per la Stella, il futuro non significa soltanto sostituire i motori, ma trasformare l’auto in una piattaforma tecnologica digitale e sostenibile.
Una sfida ancora aperta
Il vero nodo rimane come coniugare la rapidità della transizione ecologica con la sostenibilità economica e occupazionale. Per Bruxelles, il 2035 rappresenta un passaggio indispensabile per il Green Deal; per i costruttori, invece, è necessario un percorso più graduale e supportato da strumenti concreti per i cittadini.
Il futuro dell’automotive europeo si giocherà proprio su questa linea sottile: da un lato la necessità di ridurre drasticamente le emissioni, dall’altro la tenuta di un settore che rappresenta uno dei cuori pulsanti dell’economia del continente.