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lunedì, 23 Giugno 2025
  • Dazi e settore auto frenano le vendite al dettaglio negli Stati Uniti

    Dazi e settore auto frenano le vendite al dettaglio negli Stati Uniti

    Un nuovo segnale di rallentamento arriva dall’economia statunitense. A maggio, le vendite al dettaglio hanno registrato una contrazione dello 0,9%, un dato peggiore delle previsioni degli analisti che stimavano un calo dello 0,7%. Il rallentamento è stato innescato in larga parte dal brusco stop del comparto automobilistico, colpito dall’introduzione di un dazio del 25% su auto e camion importati.

    I dati, diffusi dal Census Bureau del Dipartimento del Commercio, evidenziano come i consumi interni stiano rallentando non solo per effetto della pressione inflazionistica, ma anche a causa di politiche industriali che iniziano a produrre conseguenze tangibili. Dopo un aprile già negativo (-0,1%, rivisto al ribasso), maggio ha visto un peggioramento significativo.

    Anche escludendo l’automotive, il quadro resta debole: le vendite sono diminuite dello 0,3% su base mensile, mentre la variazione è pari a -0,1% se si tolgono anche carburanti e prodotti energetici. Unica eccezione positiva è la componente “core”, che esclude veicoli, carburanti, materiali da costruzione e ristorazione, cresciuta dello 0,4%.

    Il peso del settore automobilistico e il rischio macroeconomico

    Il comparto auto ha fatto segnare una delle performance peggiori, con un crollo che riflette l’effetto immediato dei dazi varati ad aprile e fortemente voluti dall’ex presidente Donald Trump. La misura, sostenuta anche da parte del Congresso, ha avuto come obiettivo la tutela della produzione nazionale, ma ha innalzato i prezzi dei veicoli importati, generando un brusco calo della domanda interna.

    La crisi dell’auto ha avuto un impatto diretto sull’intero commercio al dettaglio, sottolineando quanto il sistema economico statunitense sia vulnerabile agli shock settoriali, soprattutto in comparti ad alta incidenza come quello automobilistico. Nonostante ciò, la spesa dei consumatori ha mostrato ancora una certa capacità di resistenza, sostenuta dalla crescita occupazionale e dal rialzo dei salari. Ma il primo trimestre ha già evidenziato un rallentamento della spesa, e ora anche il secondo sembra destinato a seguire la stessa direzione.

    Con i tassi d’interesse ancora elevati, un’inflazione che cala lentamente e il comparto automotive in piena frenata, cresce il rischio che il consumatore americano, pilastro dell’economia nazionale, inizi a rallentare sensibilmente.

    Questo quadro macroeconomico arriva alla vigilia della riunione del Federal Open Market Committee (FOMC), braccio esecutivo della Federal Reserve. Gli analisti si aspettano una conferma dell’attuale livello dei tassi (tra 4,25% e 4,50%), ma l’attenzione si concentra sul tono del comunicato finale. Le parole della Fed saranno cruciali per intuire se l’istituto intende mantenere la stretta monetaria o se inizierà a preparare il terreno per un allentamento.

    Il calo delle vendite al dettaglio assume così un valore strategico: indica l’effetto negativo delle misure protezionistiche e rivela la fragilità della domanda interna. Se la spesa in altri settori dovesse mantenersi stabile, potrebbe tamponare temporaneamente la crisi dell’automotive. Ma un rallentamento prolungato nei consumi rischia di amplificare le difficoltà economiche in un momento in cui la politica monetaria è chiamata a scelte delicate.

     

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