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mercoledì, 30 Aprile 2025
  • Settore auto in allarme: i nuovi dazi USA mettono sotto pressione i margini industriali

    Nuova Tesla Model Y 2025

    Gli Stati Uniti, sotto la guida dell’amministrazione Trump, hanno imposto dal 3 aprile un dazio del 25% sulle auto importate e su specifici componenti essenziali. Una scelta che arriva in un momento delicato per il comparto automobilistico, già provato da una domanda interna debole e da uno scenario macroeconomico incerto. Il rischio concreto è che le aziende del settore siano costrette ad assorbire questi costi extra, sacrificando margini e competitività.

    Dazi al 25%: impatto a catena sull’automotive globale

    Le nuove tariffe introdotte da Trump colpiscono in particolare le importazioni provenienti da Europa e Asia. Tuttavia, per Canada e Messico, i veicoli conformi all’accordo commerciale USMCA saranno parzialmente esentati: i dazi si applicheranno solo sulle parti non prodotte negli Stati Uniti.

    Questo provvedimento segue i dazi già applicati il 12 marzo su acciaio e alluminio e si inserisce in una strategia volta a raccogliere circa 100 miliardi di dollari l’anno, fondi destinati a sostenere tagli fiscali senza compromettere le spese militari o sociali.

    Nel 2024 le importazioni di auto negli USA hanno toccato i 474 miliardi di dollari, con Messico, Canada, Corea del Sud, Giappone e Germania come principali fornitori. L’effetto dirompente sulle catene di fornitura globali è quindi tutt’altro che trascurabile.

    Dazi USA, domanda in calo per in un settore già in crisi 

    Secondo l’analisi di Coface, l’introduzione dei dazi arriva in concomitanza con segnali preoccupanti per l’economia statunitense. Il primo trimestre 2025 si è chiuso con una frenata del PIL, accompagnata da un deficit commerciale in netto peggioramento: 150 miliardi di dollari nei primi due mesi dell’anno, contro i 104 miliardi di novembre 2024.

    Sul fronte dei consumi interni, gennaio ha registrato una contrazione mensile dello 0,5%, mentre a febbraio i consumi sono rimasti pressoché stabili. Questo scenario, unito a un calo significativo nella fiducia dei consumatori, rende complessa la possibilità per le case automobilistiche di riversare sui prezzi finali l’aumento dei costi doganali.

    L’impatto dei dazi non sarà omogeneo tra i costruttori. Tesla, ad esempio, produce interamente negli USA i veicoli destinati al mercato domestico, risultando così immune da questa nuova pressione. Diversamente, brand come Volvo, Mazda e Volkswagen, che assemblano localmente solo una piccola quota della loro produzione destinata agli USA, risulteranno più esposti.

    General Motors rappresenta un caso ibrido: con il 52% della produzione localizzata negli USA e il restante principalmente in Canada e Messico, la sua posizione dipenderà dalle condizioni di esenzione previste dal trattato USMCA. Nel 2024, l’80% dei veicoli GM costruiti in Messico è stato destinato al mercato statunitense, evidenziando una potenziale area critica.

    L’esperienza della crisi delle forniture del 2021-2022 dimostra quanto, in un contesto sfavorevole, l’industria sia passata dal trasferire i costi al consumatore ad assorbirli nei bilanci, erodendo la redditività. Un copione che potrebbe ripetersi.

    Ernesto De Martinis, CEO di Coface per la Regione Mediterraneo e Africa, sottolinea: “Con un’economia in rallentamento e un sentiment dei consumatori debole, il settore automobilistico rischia di dover sostenere da solo l’impatto dei dazi. L’andamento recente ci dice che la capacità di trasferire gli aumenti di costo al mercato è molto ridotta, specialmente in fasi di bassa domanda”. 

    Pietro Vargiu, Country Manager Coface Italia, ha dichiarato: “Il quadro si complica ulteriormente per i fornitori italiani di componentistica, che lavorano per case automobilistiche attive nel mercato americano. In questo scenario sarà cruciale analizzare le strategie adottate dagli OEM per gestire l’aumento dei costi e proteggere la competitività. Noi di Coface continueremo a offrire strumenti analitici e soluzioni concrete per affrontare al meglio questo passaggio delicato”. 

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