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giovedì, 25 Aprile 2024
  • Automotive e coronavirus, l’industria ai tempi della pandemia

    pandemia, automotiveL’automotive si ritrova oggi a froneggiare una pandemia.

    Alla fine la parola che tutti temevamo, pandemia, è stata pronunciata: ci saranno conseguenze per l’automotive nella bufera del coronavirus? L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficializzato, l’11 marzo, che l’epidemia da coronavirus ha raggiunto lo stato di pandemia. Il numero dei contagiati e la loro diffusione planetaria hanno quindi indotto l’OMS a pronunciare questa parola, molto temuta. Il direttore dell’OMS, Tedros Ghebreyesus, ha detto che: “descrivere la situazione come una pandemia non cambia la valutazione della minaccia data dal coronavirus e non cambia sia quello che l’Oms sta facendo sia quel che i Paesi dovrebbero fare“. Le linee guida della limitazione del contagio rimangono quelle che sappiamo (sono contenute in vari decreti ufficiali), l’automotive si organizza per seguirle e prende anche contromisure. Fiat Chrysler Automobiles, che sappiamo già coinvolta in un suo impianto serbo, ha annunciato per esempio che intensificherà il contrasto alla diffusione del coronavirus COVID-19 secondo le disposizioni emanate dal Governo italiano.

    Si tutelano i lavoratori

    A partire dall’11 marzo i principali stabilimenti italiani del Gruppo (compreso quello di Melfi che abbiamo visitato a novembre) hanno visto interventi straordinari per minimizzare il rischio di contagio tra i lavoratori. Si potranno avere anche chiusure temporanee di singoli impianti e le produzioni giornaliere saranno ridotte per avere un minor addensamento di personale nelle aree di lavoro. Ogni stabilimento vedrà interventi di igienizzazione delle aree di lavoro ed in particolare delle aree di relax, spogliatoi e servizi igienici. Le azioni di igienizzazione proseguiranno anche su base regolare dopo l’emergenza. Queste misure sono state comunicate ai dipendenti italiani attraverso vari strumenti, compreso l’Employee Portal. Fra le azioni principali l’incentivazione del lavoro a distanza impiegati e l’applicazione di controlli e misure di sicurezza in tutti i siti del Gruppo. Il rallentamento di FCA ha già prodotto un effetto sullo stabilimento Denso di Pianodardine (Avellino).

     

    I fornitori in prima linea

    L’azienda ha infatti comunicato che a seguito delle interruzioni produttive degli stabilimenti FCA fermerà alcune linee e reparti. Denso, che fornisce climatizzatori a FCA, ha dichiarato che attiverà la Cassa integrazione per le giornate necessarie. L’attività riprenderà regolarmente lunedì 16 marzo e anche a Pianodardine si effettueranno attività di igienizzazione dello stabilimento. Una notizia positiva viene da BMW, anche lei coinvolta dall’epidemia: la sua catena di forniture per veicoli elettrificati è “stabile e affidabile“. A dichiararlo ad Automotive News Europe è stato Pieter Nota, il direttore delle vendite. Sappiamo che altri costruttori hanno dovuto ridimensionare e/o ritardare la produzione delle loro nuove auto elettriche a causa della scarsità di battery pack. Le dichiarazioni di Nota sono rimarchevoli, a anche rassicuranti, perché i fornitori sono molto coinvolti (e coinvolgono a loro volta) dalle difficoltà causate dal coronavirus COVID-19.

    Agire uniti

    unioneSEAT, per esempio, potrebbe esser costretta a chiudere temporaneamente il suo stabilimento di Martorell, vicino a Barcellona, per difficoltà della sua supply chain. Reuters riporta che l’esponente sindacale Matias Carnero ritiene che le difficoltà dei fornitori potrebbero crescere al punto da imporre uno stop lungo fino a 5 settimane. Anche Brembo, un’azienda che è forse riduttivo chiamare fornitore (vedi i suoi freni by-wire), ha lanciato un allarme riguardo le misure di limitazione degli spostamenti. Il vice presidente esecutivo Matteo Tiraboschi ha evocato il rischio di una paralisi completa del Nord Italia, la cui produzione di componenti è usata dalla metà delle Case mondiali, se si bloccassero completamente le merci. Se le misure dovessero inasprirsi la produzione di Brembo, attualmente regolare, potrebbe diminuire insieme a quella di altre realtà della zona.

     

    Concessionari sotto stress

    Tiraboschi rilancia: “si bloccherà l’Italia, poi la Francia e la Germania, con il rischio di triplicare la durata complessiva della crisi economica in Europa. A questo punto è meglio ‘chiudere’ tutti assieme contemporaneamente: l’Europa deve agire di concerto, come si è fatto in Cina“. Le ulteriori misure di limitazione del contagio, prese a seguito della pandemia di COVID-19, sembrano per fortuna salvaguardare la produzione e i movimenti di merci e lavoratori. La necessità di limitare gli assembramenti di persone ha però cominciato a colpire anche i dealer. La mega concessionaria Autotorino, che ha venduto più di 50.000 auto nel 2019, chiuderà per la prima volta in 55 anni. Le sue filiali, che complessivamente impiegano 1.700 persone, coprono tutto il Nord Italia e vendono FCA, BMW, Mercedes, Toyota e diversi altri marchi. Sappiamo già che altre concessionarie hanno chiuso i battenti fino ad aprile: speriamo che siano abbastanza solide da riaprire senza grossi traumi.

    Nicodemo Angì

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