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sabato, 18 Maggio 2024
  • Fatturato in sofferenza per i componentisti italiani: lo studio PwC

    Fatturato in sofferenza per i componentisti italiani nel post-pandemia

    Nel corso dell’ultimo triennio, le aziende fornitrici dell’automotive hanno incontrato difficoltà, come dimostrato dal fatturato in sofferenza per i componentisti italiani: a dirlo è uno studio di PwC – PricewaterhouseCooper. Il lavoro di PwC Strategy& ha riguardato i primi 350 operatori italiani del settore, evidenziano come questi fornitori abbiano sofferto, nel triennio che ha seguito la pandemia da Covid-19, di un dimezzamento della crescita, passata da +5,6% a +2,9%. A scendere del 18% è stato anche l’EBIT margin, passato da 6,2% a 5,1%. Questo acronimo indica l’indicatore economico Earnings Before Interest and Taxes margin, ossia – ‘margine di profitto prima di interessi e imposte’ ed è una misura indicativa dell’efficienza economico-finanziaria di un’azienda. PwC è sempre stata molto presente nell’automotive: l’abbiamo per esempio incontrata a fianco del network First Stop nello sviluppo dell’e-Commerce proprietario

    Le cause del fatturato in sofferenza per i componentisti italiani

    Il calo dell’EBIT margin (l’indicatore si calcola come rapporto percentuale fra l’EBIT di un’azienda e il fatturato) secondo PwC è da attribuibile principalmente alla difficoltà dei componentisti nel trasferire gli aumenti dei costi delle materie prime e dell’energia ai clienti, i costruttori automobilistici. Francesco Papi, Partner di Strategy& e Automotive leader di PwC Italia, spiega che “la crisi ha colpito in modo più significativo i fornitori focalizzati sul primo equipaggiamento e con la produzione localizzata in Italia, che sono circa i 2/3 del mercato italiano. Si è notato che i margini sono scesi di più per i componentisti con migliori risultati economico-finanziari dato che gli OEM, per dare continuità alla catena di fornitura, sono stati più elastici verso le aziende più in difficoltà”. È appena il caso di dire che anche le aziende medie e piccole, come molti ricambisti, devono essere attente alla loro gestione economica e finanziaria: per fortuna Assoricambi pensa a loro anche con un manuale appositamente studiato.

    Contromisure per il fatturato in sofferenza dei componentisti italiani

    Nel suo studio, PwC evidenzia come circa 1/3 dei ricavi totali del mercato dei componentisti italiani e 1/4 dei margini sono generati da fornitori legati ai motori a scoppio, realtà ancor più a rischio per la progressiva penetrazione della mobilità elettrica. Il segmento dei veicoli pesanti, stradali e da fuoristrada (cantieri e miniere) è più resiliente a questo cambio di tecnologia, dato che l’elettrificazione avanza più lentamente. I settori delle automobili e dei veicoli commerciali leggeri (peso minore di 35 quintali) sono più a rischio, date le previsioni che stimano in circa il 50%, entro il 2030, la quota della produzione che adotterà propulsori elettrici o a fuel cell. In questo scenario, PwC suggerisce una una serie di iniziative per rimanere sostenibilinel medio/lungo periodo, superando il fatturato in sofferenza dei componentisti italiani. Sarà opportuno differenziare l’offerta, indirizzandola verso segmenti di mercato, quale quello dei mezzi pesanti, più resilienti alla sostituzione tecnologica. Sfruttare al meglio il potenziale dei canali più profittevoli e con prezzi più flessibili, quale l’aftermarket, e ottimizzare la copertura geografica, per esempio investendo sulle aree meno coinvolte dalla transizione alla mobilità elettrica. Dato che il cambiamento tecnologico arriverà, occorre comunque cautelarsi investendo, eventualmente con operazioni di Merge & Aquisition, in segmenti del mercato automotive ad alto tasso di crescita.

    Nicodemo Angì 

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