Secondo delle recenti stime portate avanti da ACEA, a partire dal 2025, le auto elettriche saranno scelte da un’automobilista su quattro.
Se l’Unione Europea sposterà i limiti previsti per i grandi costruttori in tema di emissioni di CO2, dal 2025 al 2027, sarà ancora da vedere, ma un dato è tangibile, le auto elettriche rappresentano un ventaglio sempre più ampio, nell’ambito delle proposte offerte dai grandi costruttori auto.
Non piacciono o quanto meno, tanti sono i fattori che ne ostacolano una rapida diffusione, sta di fatto che secondo le stime di ACEA, a partire dal 2025 le auto elettriche saranno protagoniste nell’ambito della decarbonizzazione.
Se inizialmente i grandi gruppi avevano letteralmente virato la produzione verso le EV, vedi dapprima l’annuncio di MINI, seguito da quello di Mercedes e altri costruttori, oggi lo scenario è pressoché in lenta mutazione.
Fiat, Stellantis, BMW, Mercedes, Opel, tutti gli attori dell’automotive, stanno affiancando alle loro novità elettriche varianti ibride. Esattamente al contrario di come era avvenuto meno di un decennio fa.
Sergio Marchionne contrario alle auto elettriche
Chi vuole oggi acquistare una Fiat Grande Panda, ma anche una MINI Cooper o una Peugeot 208, non ha che l’imbarazzo della scelta tra benzina ibrida e elettrico.
Dunque, chi vuole un’auto, ibrida, ibrida plug-in o elettrica, oggi non ha che ampie possibilità di scelta, il tutto senza imporre un passaggio che secondo molti è azzardato.
In quest’aria di cambiamenti c’è chi ricorda le parole di Sergio Marchionne.
Il compianto amministratore delegato di FCA, scomparso a causa di una grave malattia che lo aveva colpito nel 2018, aveva una posizione netta e distaccata sulle auto elettriche.
Costi per la loro produzione esagerati, vantaggi ridotti nel loro utilizzo, lunghi tempi di ricarica e un’autonomia che seppur soddisfacente non in linea con i grandi viaggiatori italiani.
Marchionne era lungimirante nel prevedere possibili cambianti all’orizzonte, che non avrebbe giovato all’economia di un settore, che rappresenta in Italia quanto in Francia, Germania e Spagna, una fetta importante del PIL.