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lunedì, 20 Gennaio 2025
  • Green Deal, tutta colpa della Cina?

    Green Deal, tutta colpa della Cina?

    La crisi che sta attraversando il settore automotive è oramai perennemente al centro di un acceso dibattito politico ed economico. Recentemente, la Premier Giorgia Meloni ha puntato il dito contro il Green Deal europeo e le politiche ambientali dell’UE ritenendole responsabili delle difficoltà che affliggono l’industria automobilistica. Tuttavia, i principali costruttori del settore offrono una lettura diversa, sottolineando che il vero elemento destabilizzante è l’avanzata dei produttori cinesi.

    Il Green Deal europeo, che punta a ridurre le emissioni di CO2 e ad accelerare la transizione verso veicoli elettrici, è stato spesso criticato per la rapidità con cui richiede cambiamenti strutturali all’industria automobilistica.

    Tra i principali obiettivi vi è lo stop alla vendita di auto a combustione interna entro il 2035, una misura che molti ritengono troppo ambiziosa per i produttori tradizionali, ancora impegnati a convertire impianti e catene produttive. Secondo Giorgia Meloni, queste politiche stanno mettendo sotto pressione le aziende europee, incapaci di competere in un mercato sempre più regolamentato.

    Di fronte a queste affermazioni, i principali costruttori automobilistici hanno offerto una prospettiva differente. In particolare, evidenziano che il settore era già in una fase di trasformazione profonda ben prima dell’introduzione del Green Deal.

    Green Deal, l’avanzata della auto elettrica a basso costo

    La vera sfida, secondo loro, è rappresentata dall’avanzata dei produttori cinesi, che stanno rapidamente conquistando quote di mercato grazie a veicoli elettrici competitivi sia in termini di prezzo che di tecnologia. Marchi come BYD, NIO e Geely stanno introducendo modelli di auto elettriche a costi significativamente inferiori rispetto ai concorrenti europei, rendendo difficile per questi ultimi mantenere una posizione di leadership. I produttori cinesi, inoltre, beneficiano di una filiera industriale integrata e del dominio nel settore delle batterie, un elemento cruciale per i veicoli elettrici.

    L’avanzata cinese non si limita all’Europa. Anche negli Stati Uniti e in altri mercati globali, i costruttori cinesi stanno guadagnando terreno, imponendo un nuovo paradigma industriale che richiede velocità di adattamento e investimenti massicci.

    Questo fenomeno, più che le politiche europee, è indicato dai costruttori come il fattore chiave dietro le difficoltà dell’industria. Se da un lato le politiche UE mirano a spingere il settore verso una transizione sostenibile, dall’altro l’Europa si trova a dover competere con una Cina che gioca una partita su più fronti: industriale, tecnologico e geopolitico. I costruttori europei stanno cercando di accelerare lo sviluppo di modelli elettrici più economici e accessibili, ma la strada è lunga e costellata di ostacoli.

    In questo contesto, il dibattito tra chi attribuisce la colpa alle politiche ambientali e chi punta il dito verso la concorrenza cinese non è solo politico, ma riguarda anche la capacità dell’Europa di innovare e restare competitiva in un mercato globale in continua evoluzione. Una cosa è certa: per superare questa crisi, l’industria dovrà affrontare sfide senza precedenti e ripensare profondamente i propri modelli di business.

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