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sabato, 20 Aprile 2024
  • L’automotive fronteggia il coronavirus tra riconversioni e difficoltà

    L’automotive risponde al coronavirus.

    La situazione continua a essere complicata, fra un isolamento che ormai riguarda più di un miliardo di persone nel Mondo e fabbriche che continuano a chiudere. Eppure qualcosa si muove nel travagliato mondo dell’automotive. Possiamo citare ad esempio le riconversioni, in primis degli impianti produttivi ma anche di spazi espositivi, per produrre quei ventilatori polmonari dei quali c’è estremo bisogno. FCA ha prolungato la chiusura dei suoi stabilimenti europei che riaprirà forse lunedì 6 aprile. Si tratta degli impianti di Mirafiori, Cassino, Pomigliano e Melfi nei quali si costruiscono le Fiat, Alfa Romeo e Jeep (lì abbiamo visto in anteprima i powertrain ibridi di Compass e Renegade). Una ultim’ora parlerebbe della probabile riapertura delle linee della Compass a Melfi, della Sevel di Atessa (costruisce, insieme a PSA, i commerciali leggeri) e della continuazione, a Mirafiori, dell’allestimento delle linee della 500 elettrica.

     

    Produzione contro il coronavirus

    coronavirus, automotiveL’indiscrezione arriva dall’esponente sindacale Fabio Ficco ma una nota FCA inviata ai fornitori la conferma; il tutto è sottoposto al placet delle amministrazioni locali e del Governo. Ancora chiusi invece gli impianti Maserati di Grugliasco e Modena. L’impianto di Kragujevac, in Serbia, ha avuto il poco invidiabile primato di essere il primo a dover chiudere per carenza di parti dalla Cina e dovrebbe riaprire il 6 aprile mentre Tychy, in Polonia, dovrebbe riaprire il 13. Nessuna conseguenza invece per l’impianto che Fiat ha in joint venture con Koc Holding a Tofas in Turchia. Magneti Marelli dovrebbe riaprire in Europa il 3 aprile, fatta eccezione per piccole realtà locali che sono tutt’ora aperte. Eppure in questo quadro poco confortante è arrivata la notizia, riportata da Bloomberg, che FCA sta convertendo un suo impianto cinese per produrre mascherine di protezione.

     

    Posti letto invece degli stand

    Mike Manley ha inoltre detto, nella stessa mail, che i team di ingegneria e produzione di Ferrari e Fiat stanno collaborando con Siare Engineering per raddoppiare la sua produzione di ventilatori polmonari. Un altro esempio di riconversione riguarda gli spazi che avrebbero dovuto ospitare il Detroit Auto Show a luglio. L’evento, che di solito si tiene a gennaio, era stato spostato in estate per la concorrenza del Consumer Electronics Show di Las Vegas (Osram aveva partecipato all’edizione 2020, per esempio, così come Land Rover e Nissan): le automobili sono diventate così tecnologiche che diverse Case hanno preferito partecipare al CES. L’esposizione di Detroit è stata cancellata a seguito dell’epidemia da coronavirus e nei suoi spazi si allestirà un ospedale da campo per le emergenze. Stessa sorte per il New York auto show: il Javits Convention Center che doveva ospitarlo sarà adibito ad ospedale temporaneo.

    I fornitori e la diagnosi

    Un importantissimo brand automotive che si è schierato contro il coronavirus è Bosch, che ha presentato, tramite una sua divisione, un test che determina se un paziente è positivo in sole 2,5 ore. Si tratta di una “cartuccia” compatibile con le attrezzature Bosch già in uso negli ospedali e che dà il responso anche su altre 9 malattie respiratorie, compresa l’influenza: si possono così orientare rapidamente diagnosi e cura. Anche General Motors si è mossa: già dal 21 marzo, secondo una notizia di Reuters riportata da Automotive News, ha comunicato una sua partnership con Ventec Life Systems per aumentare la produzione di ventilatori polmonari. La scarsità di queste macchine salvavita sta interessando anche gli ospedali statunitensi e il Presidente Trump ha invocato il Defense Production Act, che spinge le aziende produrre apparati medicali.

    Dal pickup all’emergenza

    Ford, dal canto suo, propone un utilizzo alternativo della ventola usata per rinfrescare i sedili del suo celebre pickup F150. Questo particolare è stato trasformato, con la collaborazione di 3M e General Electric Healthcare, in un ventilatore polmonare compatto alimentato dalle stesse batterie degli utensili portatili. Un team Ford sta inoltre progettando e testando le visiere integrali di protezione per gli operatori sanitari e si lavora anche per aumentare la produzione dei ventilatori GE Healthcare. Bloomberg ha poi dato la notizia che il governo tedesco ha sollecitato i costruttori nazionali alla produzione di equipaggiamenti medicali per sostenere il sistema sanitario. Volkswagen ha aderito prontamente, creando una task force con il compito di studiare le possibili applicazioni. L’azienda ha 125 stampanti 3D industriali, usate per la prototipazione rapida, e le mette a disposizione per creare componenti di strumenti medicali.

    Fra luci e ombre

    mascherineDaimler sta valutando una sua collaborazione con il settore e, insieme a Volkswagen, sta donando 300.000 maschere protettive alle organizzazioni sanitarie. Di McLaren, Nissan e Meggit come capofila di consorzi inglesi che produrranno ventilatori polmonari abbiamo già parlato ma dobbiamo registrare anche le mosse di Tesla. Il costruttore della Silicon Valley ha molto ridotto l’attività della sua Gigafactory in Nevada ma è disponibile a costruire ventilatori polmonari. Registriamo inoltre che i lavori per lo stabilimento Tesla in Germania stanno proseguendo e che quello di Shangai sta riprendendo l’attività. Purtroppo confermata la chiusura degli impianti Nissan in Europa fino al 20 aprile mentre gli unici stabilimenti Renault attivi sono quelli cinesi e coreani. I fornitori di Volvo segnalano poi che si aspettano un rimbalzo della domanda in Cina.

    Nicodemo Angì

     

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