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mercoledì, 24 Aprile 2024
  • Automotive e coronavirus: le ultime notizie dal fronte

    coronavirus, automotiveIl coronavirus travolge l'automotive.

    Quella che è ormai una pandemia non poteva che colpire duramente l’automotive, uno dei settori industriali più globalizzato del pianeta Terra. L’impatto del coronavirus avviene purtroppo su più fronti, perché la domanda è crollata ma anche se fosse stabile gli stabilimenti chiudono per motivi sanitari e quindi anche i fornitori sono costretti a fermarsi  comunque. Un esempio di stop che ha interessato un fornitore è quello di Brembo, leader mondiale nel suo settore che è stata costretta a chiudere per motivi sanitari essendo basato proprio in provincia di Bergamo, una delle zone più flagellata dal contagio.

     

    Cambiamenti quotidiani

    La situazione evolve vorticosamente perché ancora pochi giorni fa molti fornitori annunciavano di poter continuare la produzione. Automotive News ha reso noto mercoledì 18 marzo, invece, che sia la Robert Bosch sia Continental hanno dichiarato che avrebbero ridotto ed eventualmente fermato la loro produzione rispondendo all’abbassamento della domanda, alle difficoltà nella supply chain e a considerazioni riguardo la salute degli addetti. Anche Plastic Omnium, che sapevamo coinvolta in un innovativo progetto con Hella, ha stoppato la sua produzione mentre Pirelli e Michelin hanno chiuso alcuni impianti. ZF ha reso noto, come riporta Automotive News Europe, che alcuni suoi clienti hanno rallentato o interrotto la produzione e quindi il noto brand ha dovuto ridimensionare e/o reindirizzare alcune forniture. In una dichiarazione ZF ha inoltre detto che è praticamente impossibile determinare l’impatto dei rallentamenti produttivi sui piani stilati qualche tempo fa.

    Si naviga a vista

    Webasto ha per fortuna dichiarato che i suoi impianti in Europa e USA continuano a funzionare ma che il futuro è molto incerto. I casi di coronavirus aumentano in Germania e la pandemia ha colpito anche Mhale, che ha registrato 3 casi di contagio fra i suoi addetti. L’azienda ha dichiarato genericamente che registra “interruzioni regionali nei processi aziendali in Europa”. Un portavoce di Valeo ha dichiarato che gli ordini correnti sono sufficienti per tenere aperti tutti gli impianti; l’azienda presta la massima attenzione alle misure igieniche e allo sviluppo dell'epidemia. Buone notizia anche per la svedese Autoliv, specializzata nei componenti di sicurezza, che ha dichiarato di non aver chiuso nessun impianto. Registriamo poi, non senza costernazione, il decesso di Umberto Falchetti, figlio del fondatore di MTA e a sua volta amministratore delegato per molto tempo: l’azienda di Codogno ha pagato un prezzo ancor più alto all’epidemia.

    Difficoltà internazionali

    Non se la passano bene neanche i fornitori Tier 2, come la francese Actia che produce circuiti stampati per l’automotive: ha infatti dichiarato che fermerà un suo sito produttivo vicino a Tolosa. Mercedes potrebbe poi mettere in stand-by i suoi impianti negli USA a seguito della mancanza di componenti. Difficoltà anche per gli OEM come Ford, che ha fermato la produzione in Turchia dei redditizi Transit Custom midsize mentre quelli fullsize si fermeranno il 21 marzo. Si tratta di un altro stop dopo la chiusura degli impianti Ford inglesi di Bridgend e Dagenham, che producono motori. Anche Toyota ha fermato i suoi impianti turchi e non si esclude che Renault, Fiat-Tofas, Honda e Hyundai possano fare lo stesso. Reuters ha riportato che McLaren sarebbe pronta a riconvertire parte delle sue linee per la produzione di ventilatori polmonari come capofila di uno dei tre consorzi inglesi che si stanno organizzando in tal senso; gli altri 2 sono guidati da Nissan e dall’azienda aerospaziale Meggitt. Sappiamo poi che FCA ha chiuso temporaneamente la maggior parte dei suoi impianti italiani (anche Ferrari ha fatto lo stesso), eccettuati quelli che producono motori, ha confermato lo stop  a Kragujevac e ha fermato anche Tychy in Polonia. Hyundai e Kia hanno chiuso gli impianti europei per 2 settimane e Honda l’ha seguita per i suoi siti inglesi. Qualche buona notizia arriva per fortuna dalla Cina, un Paese che ha preso misure draconiane contro il coronavirus e che sembra sulla strada del recupero della sua produzione automobilistica.

    Nicodemo Angì

     

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