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giovedì, 25 Aprile 2024
  • La ricetta per il rilancio della componentistica automotive italiana

    I fattori che possono spingere di nuovo in alto la componentistica automotive italiana: parola agli espertiLa ricetta per il rilancio della componentistica automotive italiana.

    Alla presentazione degli ultimi dati dell’Osservatorio di settore, sono intervenuti diversi e qualificati rappresentanti istituzionali ed accademici che hanno chiarito il tragitto su cui la nostra componentistica, o meglio l’intera filiera automotive, dovrebbe muoversi per riuscire a risollevarsi da questa congiuntura di certo non rosea in cui insistono diversi elementi di tensione. Ma è possibile trasformare la crisi in opporuntità. 

     

    La componentistica automotive al centro dell’azione governativa

    “A seguito della crisi pandemica e del generale rallentamento dell’economia, nel 2020 fatturato e addetti della componentistica nazionale sono in calo. Il Piemonte, che vale il 33,5% delle aziende nazionali e produce il 35,8% del fatturato italiano, ha sofferto di più, perdendo posizioni nella scacchiera nazionale, ma continua a dimostrare una maggiore propensione verso l’estero rispetto al resto d’Italia – riassume il presidente della Camera di commercio di Torino Dario Gallina. – La filiera attende una ripresa nel 2021, ma è fondamentale che la visione di politica industriale nazionale sia messa al centro dell’azione politica; gli imprenditori da soli non ce la possono fare a trasformare la crisi in opportunità, perché dietro l’angolo ci sono sfide ben più radicali e complesse: elettrificazione, automazione, transizione tecnologica richiedono, infatti, investimenti sia privati che pubblici in ricerca e sviluppo e risorse umane con adeguate competenze. Siamo di fronte ad una svolta epocale che coinvolge uno dei settori più importanti della manifattura italiana e che, se non presidiata e governata, porterà, in particolare a Torino e in Piemonte, un difficilissimo problema di contrazione con effetti economici e sociali preoccupanti”.

    Serve un percorso di accompagnamento della filiera automotive alla riconversione produttiva  con particolare riguardo verso la componentistica automotive

    Per Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica): “Dopo un 2020 segnato dalla crisi Covid – responsabile di un calo dell’export della componentistica italiana del 15,3%, per un valore di 18,7 miliardi di euro, il 4,3% del totale esportato dall’Italia, in presenza di una bilancia commerciale rimasta positiva per 5,5 miliardi di Euro – il 2021 ha portato con sé i primi graduali segni di ripresa, ma anche ulteriori incertezze, con l’acuirsi della crisi delle materie prime e della logistica, avvertita già a fine 2020, e il rischio di un’ulteriore stretta sugli obiettivi di decarbonizzazione della mobilità ventilato dalla Commissione UE con la proposta del pacchetto normativo ‘Fit for 55’. Lo shortage dei semiconduttori, che ha causato ritardi nella catena di fornitura e nelle consegne delle nuove auto, perdite produttive nonché aggravi dei costi, è destinato a normalizzarsi solo nel 2023, mettendo sotto i riflettori una dipendenza dai Paesi asiatici da cui la filiera europea dovrà cercare di affrancarsi. Di fronte a queste sfide, è indispensabile che le istituzioni europee e italiane studino un percorso di accompagnamento della filiera automotive alla riconversione produttiva – con particolare riguardo verso la componentistica e le sue PMI”.

     

    Il futuro della componentistica automotive: la crescita in 3 fattori

    Secondo Francesco Zirpoli, direttore scientifico del CAMI del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari: “I processi di aggregazione industriale (Stellantis) e il risveglio della politica industriale in Italia, anche grazie agli strumenti forniti dal PNRR, pongono sfide impegnative per la filiera automotive italiana ma anche opportunità inattese. Il futuro della filiera italiana si giocherà sulla capacità di creare programmi di sviluppo e attrazione di investimenti diretti dall’estero, di favorire la crescita di fornitori che attraverso l’internazionalizzazione possano fungere da national champion capaci di trainare i “pezzi” meno avanzati della filiera verso l’upgrade tecnologico, manageriale e di mercato e infine di costruire reti per l’innovazione che sappiano coniugare ricerca di eccellenza e sviluppo industriale sulle nuove tecnologie”.

     

     

     

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