17.1 C
Napoli
lunedì, 05 Maggio 2025
  • Riduzione vendite automobili, le conseguenze sull’aftermaket

    Riduzione vendite automobili, le conseguenze sull'aftermaketI numeri della riduzione vendite automobili

    Sappiamo che il triennio 2020/2022 è stato negativo per il mercato dei veicoli nuovi, con un’evidente riduzione vendite automobili: un dato negativo che però non scontenta del tutto gli operatori del post vendita. I dati parlano chiaro: le immatricolazioni di automobili nel continente europeo sono diminuite del 10,4%, che equivalgono a 12,8 milioni di unità nel 2022 rispetto al 2021. Di tutti i Paesi gli unici ad aver registrato un segno “+” sono state la Turchia, la Germania e piccole realtà quali Bielorussia, Bosnia, Serbia e altre realtà che immatricolano circa 2,7% del totale continentale. I fattori principali che hanno influito sulla riduzione vendite automobili annoverano ancora la carenza dei semiconduttori ai quali si è aggiunto il conflitto nell’Europa dell’Est: le immatricolazioni in Ucraina hanno registrato un – 64,7% e nella Russia sono crollate del 62,7%. Sappiamo però che il calo delle vendite dei veicoli nuovi favorisce l’aftermarket, come detto anche dal presidente di Confartigianato Riparazione Alessandro Angelone.

     

    Riduzione vendite automobili, le conseguenze sull'aftermaketLa riduzione vendite automobili è stata più forte in certi mercati

    I dati dell’ACEA, Associazione dei costruttori europei, evidenziano il fatto che nella EU le immatricolazioni sono diminuite del 4,6% nel 2022, principalmente a causa della carenza di componenti durante la prima metà dell’anno. Nonostante il mercato abbia recuperato nell’ultima parte dell’anno, i volumi cumulati si sono attestati a 9,3 milioni di unità, il livello più basso della regione dal 1993, quando furono immatricolate 9,2 milioni di automobili. Il risultato negativo dell’Unione Europea è stato in gran parte determinato dai risultati di Italia (-9,7%), Francia (-7,8%) e Spagna (-5,4%) mentre la Germania ha recuperato a fine anno segnando un +1,1%; male anche il Regno Unito, che ha chiuso a – 2% rispetto al 2021. Le prospettive per il mercato della UE sono però, nonostante tutto, migliori nel 2023 dato che il previsto aumento della produzione potrebbe portare a un aumento delle immatricolazioni del il 5% circa. Se queste proiezioni si avverassero si recupererebbe il livello del 2020 ma si resterebbe molto al disotto dei livelli del 2019. L’effetto di questo periodo complicato si vedrà nel tempo, quando il calo nelle  immatricolazioni, come evidenziato da Massimo Pellegrino, Coordinatore della sezione aftermarket di ANFIA. L’esponente dell’associazione della filiera automotive italiana ritiene che il calo delle vendite dei veicoli nuovi nel triennio 2020/2022 innalzerà ulteriormente l’anzianità del circolante con conseguenti ricadute positive, inflazione permettendo, sul post vendita.

     

    La riduzione vendite automobili è imputabile anche al calo della produzione

    La riduzione vendite automobili ha fra le sue cause gli intoppi nella produzione, che hanno visto una diminuzione del 1,6% nel 2022, un dato con molte differenze tra l’Unione Europea e l’Europa orientale. L’UE ha aumentato la produzione del 7,1% nel 2022 mentre ma questo non è riuscito a compensare il crollo dei mercati russo e ucraino, in discesa rispettivamente del 67,4% e del 79,7%. L’industria automobilistica dell’Unione Europea direttamente e indirettamente dà lavoro a 13,0 milioni, il 7% di tutti i posti di lavoro dell’Unione. Restringendo il campo al settore manifatturiero l’automotive rappresenta l’11,5% dei posti di lavoro della UE, che equivalgono a circa 3,4 milioni di addetti. Il fatturato generato dall’industria automobilistica è quasi l’8% del PIL della UE e genera 374,6 miliardi di euro di entrate fiscali mentre l’industria automobilistica produce un surplus commerciale di 79,5 miliardi di euro. In questo enorme movimento industriale ed economico l’aftermarket valeva, nel 2021, circa 238,8 miliardi di euro e questo dato è previsto in crescita, secondo Market Data Forecast, a un tasso annuo composto del 3,1% fino a 369,2 miliardi nel 2026. Una crescita robusta che probabilmente ha fra i suoi fattori fattori proprio la decrescita delle vendite dei veicoli nuovi ma che, nel medio periodo, dovrà confrontarsi con lo stop ai motori termici previsto per il 2035 nella UE. La tendenza è quindi quella di una decrescita del business tradizionale nel settore dei ricambi e della riparazione ma il previsto incremento dovuto alla riduzione vendite automobili darà, a chi saprà coglierlo, un impulso utile per attrezzarsi in funzione dei nuovi paradigmi del settore.

    Nicodemo Angì

    ARTICOLI CORRELATI

    Ultime notizie