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venerdì, 29 Marzo 2024
  • Nuova mobilità e impatto sull’officina connessa al Futurmotive

    Nuova mobilità e impatto sull'officina connessaNuova mobilità e impatto sull’officina connessa.

    Le automobili cambiano, anche in funzione del ride hailing: si è parlato dell’impatto sull’officina connessa al Futurmotive 2020 tenutosi online giovedì scorso. Le prospettive e i cambiamenti di questi settori sono stati al centro dell’intervento di Orlie Gruper, Executive Director dell’Israeliana EcoMotion. Questa smart community ha sede a Tel Aviv e raccoglie 12.000 membri riuniti in varie startup: la mission comune è lo studio e lo sviluppo dei trasporti intelligenti. Orlie, che ha origini livornesi, ha prima di tutto evidenziato il fatto che i veicoli avranno a bordo sempre più elettronica e capacità di calcolo. L’ambito sarà quindi sempre meno meccanico e più elettrico/elettronico e informatico.

    I dati e l’impatto sull’officina connessa al Futurmotive 2020

    I nuovi sistemi di controllo diminuiranno gli incidenti e i guasti ma genereranno molti più dati. Questi dati, il cui accesso è stato al centro di una sessione del Futurmotive 2020, potranno arrivare alle officine e in futuro sarà l’officina a chiamarmi perché ha ‘visto’ qualche anomalia nella mia automobile. Molto importante sarà poi il fatto che le elettriche avranno meno componenti ma più costosi e questo porterà a meno sostituzioni e più riparazioni/recuperi. Questa modalità implica l’acquisizione di nuove capacità, ribadendo ancora una volta l’importanza della formazione.

    Un approccio diverso dell’officina connessa al Futurmotive 2020

    I veicoli elettrici hanno la frenata rigenerativa e questo porterà a logorare meno i freni ma impegnerà di più la trasmissione, giunti e semiassi. logorio. A favore delle auto a emissioni locali basse o nulle ci sarà anche l’azione dei Governi e questo implica per esempio anche la creazione di aree con accessi differenziati a seconda dei veicoli, incentivando biciclette e monopattini. Tutto questo, unito alla digitalizzazione sempre più diffusa, sposterà l’approccio dall’ambito automobilistico a quello informatico. Il nuovo mondo sarà più interconnesso, non ci saranno più componenti che non dialogano con gli altri. Le officine dovranno cambiare prassi perché intervenire su una parte influirà anche sulle altre.

    Officine connesse e ‘multipiano’

    La Gruper vede le officine connesse come “edifici con vari piani: uno per i componenti, uno che ospita la parte elettronica, uno per le attrezzature per il recupero e uno con addetti che si occupano di tecnologia. Bene: tutte queste persone, con le loro competenze, collaborano perché occorre interdisciplinarità. Gli attori della mobilità futura sono quindi interconnessi. È verosimile che le officine più grandi avranno un approccio in-house, tutto al loro interno, per non dover fare ‘viaggi’ fra meccanico, carrozzeria, elettrauto e così via”.

    Usi diversi delle officine connesse

    Le officine sono strutture che potrebbero ‘vivere’ anche di notte, ad esempio “per ricaricare veicoli elettrici o come negozio automatico o showroom per nuove tecnologie. Questo potrebbe arricchire la relazione con i clienti e fidelizzarli ulteriormente”. La conduttrice Barbara Pedrotti ha poi chiesto uno scenario temporale per questi cambiamenti e Orlie Gruper ha ricordato che: “abbiamo già vissuto grandi e veloci rivoluzioni tecnologiche, come quella degli anni 2000 che ha interessato le telecomunicazioni mobili. Oggi, allo stesso modo, si parla molto della rivoluzione nella mobilità. Ci saranno molte applicazioni che trasformeranno il nostro modo di vivere e già oggi il telefono gestisce la nostra vita: le evoluzioni saranno rapide”.

    Pandemia, mobilità e impatto sull’officina connessa al Futurmotive 2020

    Importanti saranno anche le differenze fra Paesi e fra le varie aree del Mondo. Ci saranno Paesi – e regolamentatori – pionieristici che abiliteranno nuove tecnologie. È questo il momento di far sedere più player intorno al tavolo: il futuro va realizzato, non solo raccontato. Occorrono investimenti ma anche la volontà, politiche giuste e far sedere al tavolo anche l’industria e le università. Il Covid, poi, ha rallentato molte cose ma sicuramente molto sarà attuato nei prossimi 5 anni. Orlie Gruper ha invitato, e non possiamo che essere d’accordo, a “pensare a 360 gradi. I veicoli elettrici, per esempio, riguarderanno indubbiamente le officine ma anche il riciclo e la rigenerazione dei componenti”. L’esempio di BMW e Northvolt per il riciclo delle batterie è illuminante e anche l’aftermarket sarà chiamato in causa.

     

    Nicodemo Angì

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