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sabato, 20 Aprile 2024
  • Ecco i numeri della componentistica automotive nazionale

    49 miliardi di euro e più di 160mila lavoratori: sono i numeri della componentistica automotive nazionale49 miliardi di euro e più di 160mila lavoratori: sono i numeri della componentistica automotive nazionale.

    Nel 2019 l’universo della componentistica automotive italiana ha generato un fatturato complessivo di 49,2 miliardi di euro e ha fatto registrare un numero di addetti pari a 164.305. La variazione di fatturato complessiva sul 2018 è stata pari al -3,9%, dato che rappresenta una battuta di arresto rispetto a quanto rilevato nell’ultimo quinquennio e che riguarda quasi tutti le categorie di fornitori, in particolare i sistemisti e modulisti (-6,2%); viceversa risultano positivi i trend degli specialisti del motorsport e degli E&D. Gli addetti rimangono nel complesso stabili (+0,6%) con un andamento negativo che ha riguardato subfornitori delle lavorazioni e sistemisti e modulisti. E quanto emerge dall’ultima fotografia di settore scattata da Anfia.

     
    La collocazione geografica delle imprese della componentistica

    Vede una concentrazione di sedi legali nel Nord Ovest dell’Italia, dove le sole regioni del Piemonte (il 33,5% del totale) e della Lombardia (il 27,4%) raccolgono un bacino di circa 1.340 aziende, mentre nel Nord Est, le regioni con maggiore presenza di produttori di componenti sono l’Emilia Romagna (10,2%) e il Veneto (8,6%).  

     
    Dinamiche del fatturato della componentistica automotive

    L’indagine mostra una filiera in grande difficoltà già prima della crisi sanitaria; dopo la decelerazione evidenziata nel 2018 per molti segmenti del settore, il saldo tra le dichiarazioni di aumento e quelle di decremento del fatturato espresse dalle imprese è risultato pari al 26%: crescono infatti le attività con giro d’affari in riduzione (il 59% a fronte del 35% dell’anno precedente), rispetto alle attività con fatturato in espansione (un’impresa su tre, rispetto al 54% del 2018). Le difficoltà hanno riguardato quasi tutti i segmenti della componentistica, tranne le attività di Engineering & Design (saldo del +23%), che rinforzano la ripresa significativa avviata a partire dal 2018. 

    La dipendenza da FCA e le strategie di diversificazione della componentistica automotive

    L’evoluzione del rapporto di dipendenza tra i produttori di componenti e il gruppo FCA, nel 2019 mostra una riduzione, seppur contenuta, della dipendenza dal gruppo: segno del proseguimento del processo di riorganizzazione delle imprese della componentistica italiana come fornitori di aziende estere. Scendono al 73% le imprese che hanno dichiarato di avere il gruppo italo-americano, direttamente o indirettamente, nel proprio portafoglio clienti, il valore più basso registrato nell’ultimo quinquennio, mentre rimane stabile la quota di quelle per le quali il fatturato prodotto da vendite a FCA rappresenta oltre la metà dei ricavi (il 34%), peso tuttavia lontano dai valori riscontrati nel 2017 (il 41%). 

    Propensione all’internazionalizzazione  componentistica automotive

    In leggero aumento la quota di imprese che esportano (il 74,9%) così come l’incidenza del fatturato prodotto sui mercati esteri rispetto ai ricavi totali (il 40,9%): tendenza, quest’ultima, che riguarda tutte le categorie di fornitori, ad eccezione dei subfornitori dell’aftermarket. Cresce, tuttavia, di oltre dieci punti percentuale il numero di rispondenti che hanno dichiarato un calo del fatturato estero 2019 rispetto al 2018 (il 38,1% contro il 27,6% dell’edizione precedente). L’Europa rimane la prima area di destinazione dell’export italiano  con Germania, Francia e Polonia fra i primi mercati; tuttavia emerge un leggero incremento verso i paesi asiatici e del Nord-America. 
     

    Approfondimento su crisi sanitaria Covid19: l’impatto sulla componentistica automotive 

    L’indagine propone doverosamente quest’anno un approfondimento, rivolto ai rispondenti all’edizione 2020 dell’Osservatorio sulla componentistica automotive, sugli impatti della crisi sanitaria e sulla reazione delle imprese della filiera.  La prima ondata pandemica ha causato conseguenze molto significative in termini di calo del fatturato, degli ordinativi, e dell’occupazione: delle 228 imprese rispondenti, circa il 90% prevede un calo del fatturato, degli ordinativi (interni ed esteri), e dell’occupazione, con una netta prevalenza di cali attesi tra il 20% e il 50%.  Tuttavia, solo il 50% delle imprese rispondenti ipotizza un cambio di strategia, a valle di lunghe chiusure (per il 60% dei rispondenti, di 1 o 2 mesi) e conseguente crisi di liquidità. Le imprese della filiera al momento sembrano maggiormente focalizzate a contenere l’emergenza piuttosto che orientate ad identificare possibili opportunità che da queste possano emergere.  
     

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