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sabato, 27 Luglio 2024
  • Spagna: ricambi e attrezzature per il sorpasso all’Italia

    L’economia spagnola è una delle più avanzate e dinamiche al mondo, grazie anche alle scelte lungimiranti dei vari governi succedutisi dalla fine della dittatura nel 1975. Alcuni osservatori economici ritengono che la ricchezza pro capite dei 40,5 milioni di spagnoli sia già superiore a quella italiana. Sicuramente nel 2006 la distanza non era più così elevata come un tempo. A parità di potere di acquisto (ppa), il reddito spagnolo era infatti di circa 27.000 dollari ppa, contro i circa 30.000 dollari ppa del Belpaese.
    Il parco auto circolante ammonta a 20,3 milioni di auto e 4,9 milioni di mezzi commerciali, per un totale di 25,2 milioni di veicoli. Nel 2006 l’output automobilistico è stato di 2,8 milioni, di cui 2,1 di auto e poco meno di 700mila veicoli commerciali. La Spagna è il terzo produttore europeo di auto dopo Germania e Francia, e il primo nella produzione di veicoli industriali. Le maggiori concentrazioni dell’industria si registrano in Catalogna (21% dell’output totale), Galizia e Aragona, entrambe con una quota del 16%.


    Componenti e attrezzature: mercato interno e commercio estero
    Gli investimenti esteri dei costruttori e la diffusione della ricchezza hanno favorito la creazione di un notevole indotto di componenti e attrezzature automotive. Tale industria ha registrato, nel 2006, un fatturato totale della produzione pari a 31,7 mld. di euro. Gran parte di tali prodotti (17,4 mld. di euro) sono stati esportati, mentre 10,4 mld. sono stati assorbiti dall’industria automobilistica locale e quasi 4 mld. dal mercato del ricambio.
    Il business interno è alimentato altresì da 22,7 mld. di euro di importazioni. Di questi il 47,2% è assorbito direttamente dai costruttori locali; il 46,1% dai componentisti e il 6,7% dal settore del ricambio. L’intero settore automotive assorbe 248mila persone.
    La Spagna è dunque importatore netto di attrezzature e componenti auto, per un saldo negativo di 5,3 mld. di euro della bilancia commerciale. Il paesi con i quali la Spagna intrattiene maggiori relazioni in materia sono (Tab. 2) Francia, Germania e Italia.
    Fra i più importanti partner solo Gran Bretagna e Portogallo sono importatori netti di prodotti spagnoli. Nel 2006 gli articoli più richiesti dalla Spagna sui mercati esteri sono stati quelli relativi alla diagnostica elettrica ed elettronica: ben 1,3 mld. di euro di importazioni soprattutto da Usa, Germania e Olanda (Tab. 3).
    Seguono i condizionatori con circa 240 milioni di euro (soprattutto da Italia, Cina e Tailandia) e turbine a gas con 175 milioni (Usa, Francia e Gran Bretagna).


    La riparazione
    La riparazione spagnola è ancora dominata da operatori e rivenditori “di quartiere”, aziende per lo più familiari. Ma le catene specializzate si stanno ritagliando spazi crescenti, costituiti da operatori in franchising o associati in centri auto polivalenti, distributori di benzina e ipermercati, i quali offrono l’immagine di un servizio rapido e a buon mercato. Curano direttamente la formazione e il periodico aggiornamento dei meccanici. Singoli riparatori e catene specializzate coprono l’85% del mercato finale della riparazione e del ricambio. Nel 2005 in Spagna operavano circa 52.000 officine, 8.500 rivendite associate a distributori, 3.000 gommisti, 350 rivendite associate a ipermercati, 242 riparatori in franchising e 180 centri auto polivalenti. Ma tali operatori sono aumentati a un tasso medio annuo stimato del 5-20% a seconda della tipologia.
    Tali fattori fanno prevedere una crescita media annua del 10-15% nel medio termine del mercato delle riparazioni e delle attrezzature, anche perché la Spagna ha una densità automobilistica di 600 auto per 1.000 abitanti, contro un indice di 673 dell’Italia: ciò fa desumere un’ulteriore crescita del circolante.
    I fattori che sostengono la domanda sono l’età relativamente elevata del circolante spagnolo (un terzo del quale ha più di 10 anni), la velocità di crescita del circolante, standard ambientali e di sicurezza più severi imposti dal governo in linea con le direttive UE. Da un lato dunque una consistente quota di auto che necessitano di attenzioni “tradizionali”. Dall’altro una nuova generazione di mezzi, trainata dall’aumento del reddito, che richiede nuovi e più qualificati investimenti da parte dei riparatori, soprattutto sul fronte della formazione. Come abbiamo visto, anche il commercio estero si sta avvantaggiando di tali favorevoli circostanze. Ugualmente al resto d’Europa, il Regolamento Monti avrebbe dovuto rendere il mercato più effervescente, grazie alla liberalizzazione dei servizi di manutenzione e riparazione e del mercato dei ricambi, sebbene, anche in Spagna, gli indipendenti lamentino le consuete difficoltà di reperimento delle informazioni tecniche.
    Sale la domanda di ricambi e componenti elettrici e di motori Diesel, la cui importanza sta affermandosi anche in Spagna, al punto che poco meno della metà della produzione nazionale è caratterizzata da tali propulsori.


    Il sorpasso
    La storia economica dell’industria automobilistica spagnola, e del relativo indotto, esalta Madrid e nel contempo umilia l’Italia. Nonostante la montante globalizzazione, la concorrenza dei PVS asiatici e la conseguente pressione sui costi, negli ultimi decenni la struttura industriale spagnola, e quella automobilistica in particolare, si è rafforzata, mentre quella italiana si è indebolita. Il potere di acquisto degli spagnoli è salito, quello italiano si è appiattito, al punto di paventare un sorpasso nel breve termine, sempre che tale sorpasso non sia già avvenuto. Questo a dimostrazione che è la produzione industriale che crea la vera ricchezza. Non la finanza creativa o la spesa pubblica improduttiva e parassitaria. Sostenuta, per di più, da una crescente pressione fiscale che sottrae ricchezza proprio a chi la produce, per darla a chi non fa altro che consumarla, in cambio di nulla. La Spagna è invece riuscita ad attirare capitali stranieri nei settori automobilistico, riparazione e ricambio. Grandi catene internazionali di officine, svariati costruttori di auto o componenti hanno scelto Madrid per il clima favorevole all’impresa, creato facendo leva su semplici e tradizionali incentivi quali disponibilità di forza lavoro ben addestrata, fisco più che comprensivo con le imprese, semplificazione amministrativa e flessibilità del mercato del lavoro. Fattori che in Italia mancano: e ne stiamo già pagando le conseguenze.


    Articolo di Giovanni Ceccaroni pubblicato su Notiziario Motoristico (marzo 2008)

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