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venerdì, 19 Aprile 2024
  • I pro e contro dello smart working

    Smart working è la parola del momento.

    Oggi il tema del lavoro agile o smart working è, infatti, di grandissima attualità nel nostro Paese visto che è stato incentivato dal Governo Conte per far fronte all’emergenza Covid-19.  Può essere un’opportunità per lavoratori ed aziende a crisi pandeminca finita? Può essere un modello da incentivare alla ripartenza? Per rispondere a queste domande, abbiamo cercato di far luce sul fenomeno dello smart working. Partendo da una sua definizione e da un suo quadro normativo, abbiamo esaminato pro e contro, la tutela dei lavoratori e  come il fenomeno sia diffuso in Europa ed  Italia.

    smart workingCos’è lo smart working

    Il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall'assenza di vincoli orari o spaziali un'organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro. Una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività. “La definizione di smart working, contenuta nella Legge n. 81/2017, pone l'accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l'accordo individuale e sull'utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come ad esempio: pc portatili, tablet e smartphone). Ai lavoratori agili viene garantita la parità di trattamento – economico e normativo – rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. È, quindi, prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali, secondo le modalità illustrate dall'INAIL nella Circolare n. 48/2017”si legge da Wikipedia.

    covid-19Le misure del Governo durante l’emergenza Covid-19

    Nell'ambito delle misure adottate dal Governo per il contenimento e la gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 (coronavirus), il presidente del Consiglio dei ministri ha emanato il 1° marzo 2020 un nuovo decreto che interviene sulle modalità di accesso allo smart working, confermate anche dal Decreto del 4 marzo 2020. Come indicato nel DPCM dell'11 marzo 2020, si raccomanda venga attuato il massimo utilizzo, da parte delle imprese, di modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza. Ai sensi del Decreto legge del 17 marzo 2020, n. 18, e sino alla data del 30 aprile 2020, i lavoratori dipendenti disabili o che abbiano nel proprio nucleo familiare una persona con disabilità, hanno diritto di svolgere la prestazione di lavoro in modalità agile, a condizione essa sia compatibile con le caratteristiche della prestazione. Inoltre, ai lavoratori del settore privato con ridotta capacità lavorativa è riconosciuta la priorità nell'accoglimento delle istanze di svolgimento delle prestazioni lavorative in modalità agile.

    lavoro agilePro e contro del lavoro agile

    Secondo un sondaggio sui responsabili degli Smart Worker, questo modo di lavorare ha un impatto molto positivo sulla responsabilizzazione per il raggiungimento dei risultati (indicato dal 37% del campione), sull’efficacia del coordinamento (33%), sulla condivisione delle informazioni (32%), sulla motivazione e la soddisfazione sul lavoro (32%) e la qualità del lavoro svolto (31%). Il 30% dei responsabili, poi, registra miglioramenti anche nella produttività, nella gestione delle urgenze e nell’autonomia durante lo svolgimento delle attività lavorative. L’unico aspetto su cui pochi manager (11%) dichiarano un impatto negativo è la condivisione delle informazioni. L'introduzione di forme innovative di lavoro può determinare, inoltre, benefici in termini di riduzione delle emissioni di agenti inquinanti.  Tra i benefici dello smart working, inoltre, c'è anche il poter realizzare un migliore worklife balance, poiché ci si può organizzare in modo autonomo in merito a tempo e spazio per lo svolgimento del lavoro, con un miglior bilanciamento di vita privata e lavorativa, appunto, e una conseguente diminuzione dello stress da lavoro. Possono esserci anche dei contro. Il lavoro a distanza e smart può introdurre dei rischi quali: come detto una ridotta capacità di trasferimento delle informazioni tra la forza lavoro, l'isolamento sociale del lavoratore e la difficoltà di separazione tra vita personale ed attività lavorativa.

    Smart working e telelavoro non sono la stessa cosa

    Il lavoro agile rappresenta un’evoluzione concettuale del sistema precedente perché è caratterizzato dal fatto che la prestazione lavorativa è svolta senza una postazione fissa: quindi in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno. Non va quindi confuso con il telelavoro, che prevede che il dipendente lavori tipicamente da casa e che ci sia di norma un solo rientro a settimana nel posto di lavoro tradizionale Il telelavoro può essere inteso come un modo di lavorare indipendente dalla localizzazione geografica dell'ufficio o dell'azienda, facilitato dall'uso di strumenti informatici e telematici e caratterizzato da una flessibilità sia nell'organizzazione, sia nella modalità di svolgimento. Non va confuso con il lavoro agile in cui la prestazione lavorativa è svolta senza una postazione fissa.

    home workingLo smart working in Italia

    Secondo i dati dell’Osservatorio Smart Working, il numero dei lavoratori che godono di autonomia nella scelta delle modalità di lavoro in termini di luogo, orario e strumenti utilizzati sta aumentando di anno in anno. Dai 480.000 stimato nel 2018, nel 2019 è arrivato a quota 570.000 lavoratori agili.

    Quanto ha preso piede nelle PMI italiane

    Un dato ce lo restituisce sempre uno screening dell’Osservatorio Smart Working ha coinvolto un campione statisticamente rappresentativo di imprese italiane tra i 10 e i 250 addetti, quindi PMI. Dall’analisi emerge che solo il 12% del campione dichiara di avere iniziative strutturate di Smart Working: ciò significa che ha iniziative presenti su almeno due delle leve di progettazione dello Smart Working ossia flessibilità di luogo, di orario, ripensamento spazi, cultura orientata ai risultati e dotazione tecnologica adeguata per lavorare da remoto. Il 18%, pur non avendo iniziative strutturate, lavora informalmente in questo modo. Il 3% si dichiara possibilista in merito, mentre il 6% prevede di lanciare un’iniziativa nel breve periodo. Risulta significativo che nel decennio 2008 – 2018 l’Italia non ha registrato incrementi nel ricorso al lavoro agile, laddove in Europa la crescita è stata più evidente.

    lavorare da casaLo smart working in Europa: in testa l’Olanda

    Lo Smart Working non è un fenomeno solo italiano: sebbene con nomi, accezioni e impianti normativi diversi, politiche di flessibilità nell’organizzazione del lavoro si stanno diffondendo in tutta Europa. Lo stesso Parlamento Europeo con la risoluzione del 13/9/2016 afferma di sostenere “il Lavoro Agile”, mettendone in evidenza i benefici sociali e affermando l’importanza dell’equilibrio tra lavoro e vita privata. Agile Working, Flexible, Work 4.0… Le terminologie dello Smart Working nei Paesi dell’Unione Europea sono differenti, ma accomunate da alcune caratteristiche. Secondo l’Eurostat, il Paese dove ci sono più lavoratori che regolarmente lavorano da casa è l’Olanda, seguita da Finlandia e Lussemburgo. L’Italia si colloca in fondo alla classifica, visto che solo il 3,6% dei lavoratori dipendenti pratica questo tipo di modalità lavorativa. Le cose non cambiano di molto nemmeno se consideriamo solamente i dipendenti che lo praticano qualche volta. Anzi, per quanto riguarda l’Italia, la percentuale scende all’1,2%. Come a dire, la flessibilità sulle modalità lavorative a distanza (smart o meno) non è proprio nel nostro DNA. Tuttavia, un’importante crescita è stata registrata in Italia nel corso del 2019 sul fronte delle imprese (non vengono presi in considerazione i dipendenti pubblici). Secondo l’indagine Confindustria sul lavoro 2019, nel corso dell’anno, l’8,9% delle aziende associate ha introdotto forme di lavoro agile e un ulteriore 10% ha considerato tale modalità una soluzione organizzativa da approfondire.

    Tutela dei lavoratori

    A tutela del lavoratore che svolge la prestazione in modalità agile, il legislatore ha precisato il suo diritto  ad un trattamento economico non inferiore a quello complessivamente applicato, secondo le disposizioni dei contratti collettivi nei confronti dei lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all’interno dell’azienda. Per il lavoratore vige la tutela contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali anche se dipendente  dai rischi connessi alla prestazione lavorativa resa all’esterno dei locali aziendali.

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