Nel contesto dell’automotive cinese, il motore 1.5 litri ha assunto un ruolo centrale e trasversale. Dai SUV alle berline, passando per crossover e compatte, questa cilindrata è diventata uno standard produttivo per le auto non elettriche. Una diffusione capillare che solleva domande interessanti sulle strategie adottate dai costruttori cinesi.
A differenza di Europa e Giappone, dove il motore 1.5 è adottato su determinati modelli – come la Toyota Yaris, la Honda HR-V o il 1.5 TSI di Volkswagen – in Cina domina l’intero panorama automobilistico. E lo fa in ogni declinazione: a benzina, ibrida (full e plug-in) e persino a GPL.
La prima ragione risiede nell’equilibrio tra prestazioni e consumi. Il 1.5 si dimostra una soluzione tecnica ideale per offrire potenza sufficiente anche su SUV medi, mantenendo contenuti sia i costi di produzione che quelli legati all’efficienza energetica. In un mercato dove la sostenibilità e i consumi rappresentano fattori decisivi per il successo commerciale, questa cilindrata si presenta come la scelta più razionale.
Il motore 1.5 come chiave di efficienza e conquista dei mercati
A questa motivazione si aggiunge un vantaggio fiscale importante. In molte nazioni del sud-est asiatico, area chiave per le esportazioni cinesi, le auto con cilindrata inferiore o pari a 1.5 litri beneficiano di un dazio ridotto al 5%, mentre i motori più grandi vengono tassati fino al 20%. Una leva strategica per esportare a prezzi competitivi senza intaccare i margini.
Negli anni Duemila era diffusa la presenza di motori 1.5 di derivazione Mitsubishi. Oggi, la produzione è in gran parte interna. Aziende come Acteco, joint venture tra Chery e la specialista austriaca AVL, hanno portato sul mercato motori evoluti, montati su modelli come DR 6.0, DR 7.0, Jaecoo 7 PHEV, EMC Sei e diverse Sportequipe.
Ma non è l’unico esempio di sviluppo autonomo. BYD ha progettato internamente il propulsore della Seal U plug-in hybrid. Anche MG, oggi di proprietà del gruppo SAIC, ha sviluppato un proprio 1.5 in collaborazione con General Motors. Da parte sua, Geely ha scelto una strada europea: i motori montati su Lynk & Co 01 e 08 derivano da una partnership con Volvo, con cui condivide il gruppo industriale di appartenenza.
Il predominio del motore 1.5 non è frutto del caso, ma della convergenza tra razionalità tecnica, ottimizzazione produttiva e vantaggi commerciali. In un’epoca di transizione verso la mobilità elettrica, la Cina ha scelto un approccio pragmatico: puntare su una sola cilindrata, perfezionarla e adattarla a più tipi di trazione per ottenere economie di scala e massima flessibilità industriale.
E sebbene l’elettrificazione acceleri, il motore 1.5 continuerà a ricoprire un ruolo strategico nei prossimi anni, soprattutto nei mercati dove l’infrastruttura elettrica è ancora in via di sviluppo. Grazie alla sua versatilità e ai costi contenuti, rimarrà un pilastro della produzione cinese.