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mercoledì, 24 Aprile 2024
  • Stop ai motori a scoppio dal 2035 in Europa, preoccupazioni e polemiche

    Stop ai motori a scoppio dal 2035 in Europa, preoccupazioni e polemicheL’Europarlamento ha votato lo stop ai motori a scoppio dal 2035

    Il dado è tratto: gli europarlamentari hanno deciso per lo stop ai motori a scoppio dal 2035, una deliberazione che, seppur soggetta a contrattazione da parte dei 27 Paesi della UE, ha un forte valore simbolico. Essa fa parte del piano Fit fo 55 (ossia il taglio delle emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990) ed è stata approvata nel corso delle recenti votazioni a Strasburgo, anche se diverse altre sono state bocciate. Ricordiamo prima di tutto che questo arresto nella vendita dei veicoli con motori a scoppio (e quindi alimentati a benzina, gasolio e gas) anche se ibridi riguarderebbe, se confermato, solo i veicoli nuovi. Quindi fino alle 23:59 del 31 dicembre 2034 sarà possibile vendere veicoli con i propulsori classici, che rimarranno sulle strade mediamente per 10 e più anni e saranno un importante bacino di lavoro per l’aftermarket, con quello indipendente che si confermerà ancora resiliente.

     

    Stop ai motori a scoppio dal 2035 in Europa, polemiche e allarme

    Questa decisione, come prevedibile, ha provocato molte reazioni polemiche e allarmate ma non mancano voci favorevoli. Fra le sigle sindacali, per esempio Ansa riporta che il segretario nazionale della Fim, Ferdinando Uliano, sollecita “l’immediata convocazione del tavolo ministeriale dell’automotive per non perdere altro tempo di fronte a una transizione epocale che mette a rischio più di 75mila posti di lavoro in Italia“. Anche Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil, chiede che “parta subito con il confronto tra Governo, sindacati e imprese. Il silenzio del Governo non si spiega nel momento in cui sindacati e imprese stanno chiedendo l’apertura di un tavolo specifico con la Presidenza del consiglio e i Ministri competenti“. Di opportunità parla invece Giorgio Airaudo, segretario generale della Cgil Piemonte, che invita “il sistema industriale italiano legato ai motori endotermici a non perdere l’occasione e ad adeguarsi sfruttando questo passaggio per innovare. È inutile fare gli ultimi di un vecchio processo produttivo, pensiamo ad approfittare del salto tecnologico, senza però lasciare indietro nessuno“. È interessante notare che Ford ha dichiarato (e non è la sola casa a essersi espressa in tal senso) che produrrà solo veicoli elettrici dal 2035.

     

    Ministri divisi sullo stop ai motori a scoppio dal 2035

    Voci discordanti anche nel Governo, con il ministro allo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti che parla di “eutanasia dell’industria e di dipendenza dalla Cina. Sarebbe necessaria una neutralità tecnologica, lasciando aperte altre strade, come l’idrogeno o i carburanti sintetici“. Enrico Giovannini, Ministro alle Infrastrutture e Mobilità Sostenibile che non apprezzava gli incentivi per le auto tradizionali a basse emissioni, ha idee opposte: “Pensiamo che il 2035 sia una data ragionevole per lo stop a motori a gasolio e benzina“, ricordando che il Governo si era già espresso positivamente a dicembre tramite il Cite, il Comitato interministeriale per la transizione ecologica.

     

    Stop ai motori a scoppio dal 2035, problema o opportunità?

    L’autorevole voce dell’Anfia ha toni preoccupati, ricordando che sono più di 70.000 i posti di lavoro a rischio nell’automotive italiano, molto legato a componenti connessi ai motori a scoppio; a oggi l’elettrico non è in grado di compensare la perdita di questi posti di lavoro perché non basterebbe costruire colonnine di ricarica e simili. Il direttore di Anfia, Gianmarco Giorda, sostiene che “servono azioni per portare in Italia la filiera legata alla produzione di batterie per le auto elettriche“. L’Associazione ricorda inoltre che la produzione comprende anche attività minerarie per l’estrazione delle materie prime, attualmente non disponibili in Europa, e le lavorazioni chimiche necessarie per la conversione di questi materiali negli elementi delle batterie stesse. Alberto Stecca, CEO di quella Silla Industries che produce la wallbox Prism adatta anche all’aftermarket, ricorda che “le immatricolazione di Aprile dicono che l’auto elettrica più venduta in Europa è la Fiat 500 e il gruppo Stellantis pesa più di Volkswagen nel settore delle vetture elettriche pure. Quindi c’è già qualcuno che si è mosso in vista della transizione verso l’elettrico, anche se i volumi sono ancora piccoli, mentre gli altri hanno 13 anni di tempo per adeguarsi“. E voi, esperti lettori di Inforicambi, come la pensate?

     

    Nicodemo Angì

     

     

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