Con la manovra 2025 arriva una rivoluzione nel regime fiscale delle auto aziendali concesse ai dipendenti per uso promiscuo. Il nuovo sistema cambia radicalmente i criteri per calcolare la tassazione, spostando l’attenzione dalle emissioni inquinanti del veicolo al tipo di alimentazione. Una scelta che porta con sé conseguenze significative per lavoratori e aziende.
Dal primo gennaio 2025, la percentuale di tassazione sulle auto aziendali non è più legata esclusivamente alle emissioni di CO2, ma viene determinata in base alla tipologia di alimentazione del veicolo. Ecco come cambiano le regole:
- Auto elettriche: tassazione al 10% del costo chilometrico;
- Auto ibride plug-in: tassazione al 20% del costo chilometrico;
- Auto a benzina e diesel: tassazione al 50% del costo chilometrico.
Questa rimodulazione mira a incentivare l’adozione di veicoli a basso impatto ambientale, ma al contempo penalizza in modo significativo chi utilizza auto tradizionali.
Per i lavoratori, la modifica rappresenta un aumento della pressione fiscale, soprattutto per chi utilizza vetture ibride, diesel o benzina. L’incremento della tassazione sul costo chilometrico inciderà direttamente sul reddito imponibile, aumentando di conseguenza l’importo delle trattenute in busta paga.
Ad esempio, un dipendente che utilizza un’auto diesel per un uso promiscuo vedrà una tassazione più che raddoppiata rispetto al passato.
Anche le auto ibride, finora considerate un compromesso ecologico, subiranno una stangata fiscale con un’aliquota del 20%.
Le imprese, dal canto loro, potrebbero essere costrette a rivedere le proprie politiche di assegnazione delle auto aziendali. L’aumento della tassazione sulle vetture più tradizionali potrebbe portare a una maggiore adozione di auto elettriche, considerate fiscalmente più vantaggiose. Tuttavia, questa transizione non è priva di ostacoli.
La limitata infrastruttura di ricarica, i costi iniziali elevati dei veicoli elettrici e la necessità di pianificare investimenti a lungo termine rappresentano sfide importanti per molte aziende, specialmente per le PMI.
La misura ha già suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, le associazioni ambientaliste accolgono positivamente l’iniziativa, vedendola come un passo avanti verso la riduzione delle emissioni e il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità. Dall’altro, i rappresentanti delle imprese e dei lavoratori esprimono preoccupazioni per il peso economico che questa riforma comporterà.
Con l’entrata in vigore delle nuove regole, sarà fondamentale monitorare l’impatto di queste misure sia sul mercato automobilistico sia sull’economia in generale. La speranza è che le difficoltà iniziali possano essere compensate da benefici ambientali e da una maggiore diffusione della mobilità sostenibile.